Il tema dei femminicidi continua a scuotere l'opinione pubblica in Italia, in un contesto di forte preoccupazione per la violenza di genere. Il recente caso di cronaca riguardante Ilaria Sula ha ancora una volta reso chiaro che servono risposte, sia dalla politica che dalla società più in generale.
Già, ma quali tipi di azioni vanno intraprese e soprattutto verso chi? A tal proposito, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha rilasciato alcune dichiarazioni che hanno suscitato vive polemiche. Parlando a un evento a Salerno, il Guardasigilli ha sostenuto che la repressione penale non sia sufficiente a fermare i femminicidi, la cui radice si trova in un problema di educazione e di differenze culturali legate a specifiche etnie.
Le reazioni da parte delle opposizioni non si sono fatte attendere. La capogruppo alla Camera del Partito Democratico, Chiara Braga, ha definito le parole di Nordio "inaccettabili", ricordando come la maggioranza dei femminicidi in Italia sia commessa da uomini italiani contro donne italiane.
Il problema della violenza sulle donne è complesso e richiede risposte articolate, che vadano oltre la repressione penale. Il dibattito quindi dovrebbe concentrarsi su come rafforzare gli strumenti di prevenzione, il sostegno ai centri antiviolenza e l'educazione al rispetto e alla parità di genere.
Tutti propositi che però si scontrano sia con una penuria di risorse economiche, con lo Stato che spesso scarica sulle spalle dei privati e delle associazioni gli oneri in tal senso, sia con la politica stessa, che molte volte ha idee diverse su come affrontare il fenomeno. Ne è un esempio Carlo Nordio: il ministro della Giustizia, soltanto l'8 marzo, aveva salutato come un evento rivoluzionario il fatto che un femminicidio sarebbe stato punito con l'ergastolo.
Il ministro #Nordio: “"Purtroppo il legislatore e la magistratura possono arrivare entro certi limiti a reprimere questi fatti, che si radicano probabilmente nell'assoluta mancanza non solo di educazione civica ma anche di rispetto verso le persone, soprattutto per quanto… pic.twitter.com/glhBGRf6qX
— Francesca Totolo (@fratotolo2) April 3, 2025
I recenti casi di cronaca nera, però, come quello riguardante la giovane Ilaria Sula, hanno richiamato alla responsabilità non soltanto gli autori materiali dei femminicidi, ma anche chi dovrebbe prevenirli e punirli. Per Nordio, però, lo Stato può arrivare fino a un certo punto:
Le parole di Nordio sono state interpretate da molte figure istituzionali come un tentativo di deviare il discorso dai reali problemi strutturali legati alla violenza di genere. Una posizione comune a chi critica il Guardasigilli è che siano stati usati concetti e frasi appartenenti a un'altra generazione, che divideva nettamente l'uomo dalla donna e - più in particolare - l'uomo bianco civilizzato dallo straniero selvaggio e violento.
Riccardo Magi di +Europa ricorda che Nordio sembri quasi abdicare dalla sua funzione ministeriale, arrendendosi dinanzi al fatto che una certa cultura estranea a quella italiana sia arrivata a causare così gravi problemi: "Mentre applica per tutto e tutti il codice penale con l’obiettivo di sbattere chiunque in galera, sui femminicidi si limita a prendere atto del fallimento dell’azione repressiva. Un ministro di un Paese normale si sarebbe già dimesso".
"Alcune etnie" dice #Nordio, ma mi sembra che gli assassini di Sara Campanella, di Giulia Cecchettin, di Giulia Tramontano, di Francesca Deidda, di Yara Gambirasio e di Chiara Poggi fossero TUTTI italiani.
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NON CELATE IL VOSTRO FOTTUTO RAZZISMO DIETRO LA SCUSA DEL FEMMINICIDIO. https://t.co/HB1EQaQv0Q
I parlamentari del Partito Democratico nella Bicamerale Femminicidio hanno parlato di "razzismo strisciante", accusando di voler celare il problema del "maschile tossico" dietro un presunto scontro etnico:
Ci sono state anche voci che hanno difeso il ministro della Giustizia, specie nei quotidiani conservatori e di centrodestra. La tesi è che il ministro volesse soltanto sottolineare la necessità di un'educazione più incisiva per contrastare la violenza di genere, senza l'intento di discriminare alcuna comunità.
Alcuni commentatori hanno infatti ricordato il caso di Saman Abbas, uccisa dalla sua famiglia per aver rifiutato un matrimonio forzato, per evidenziare come fattori culturali possano talvolta influenzare l'identità di genere.
Secondo il report del Servizio di analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale, tra il 1° gennaio e il 31 marzo 2025 in Italia sono stati registrati 57 omicidi volontari, il 29% in meno rispetto agli 80 dello stesso periodo nel 2024. Le vittime donne sono scese da 26 a 17, con un calo del 35%.
Nordio: “Femminicidi? Alcune etnie hanno sensibilità diverse sulle donne”.
— Maurizio (@Mauri05_2020) April 3, 2025
Chiedo: Nordio ha qualche problema di demenza senile? è razzista, oppure è un somaro ragliante?
Lo ha smentito l'ISTAT: "Nel 2023, il 94,3% delle donne italiane uccise è vittima di italiani".
Bevi di meno. pic.twitter.com/C1Dtd8kLLl
Il numero di femminicidi in ambito familiare o affettivo è diminuito da 23 a 14 (-39%), mentre quelli commessi da partner o ex partner sono passati da 13 a 10 (-23%). Questi numeri evidenziano che il fenomeno delle violenze sulle donne non può essere ridotto a un semplice problema legato alla presenza di cittadini stranieri.
Come ribadito da numerosi studi e dalla Commissione Femminicidio, la stragrande maggioranza dei crimini di genere viene commessa da uomini italiani nei confronti di donne italiane, spesso all'interno di dinamiche relazionali segnate dal possesso e dal controllo.
Dati sui femminicidi – I femminicidi in Italia sono in calo, con una riduzione del 35% delle vittime donne rispetto al 2024. Tuttavia, la maggior parte degli omicidi avviene in contesti familiari e relazionali.
Le dichiarazioni di Nordio – Il ministro della Giustizia ha attribuito la violenza di genere anche a "differenze culturali" legate a specifiche etnie, scatenando dure reazioni da parte delle opposizioni, che lo accusano di razzismo.
Il dibattito politico – Mentre alcuni difendono Nordio, il PD e la sinistra ribadiscono che la violenza sulle donne è un problema strutturale che attraversa tutte le classi sociali ed etnie, chiedendo politiche di prevenzione più efficaci.