La recente imposizione dei dazi da parte degli Stati Uniti ha innescato una serie di reazioni da parte dei governi europei e dell'Unione Europea. Tra le misure proposte per contrastare l'impatto di queste tariffe sulle economie europee, spicca l'idea del "Buy European", avanzata anche dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
In un momento di incertezza globale, questa misura viene vista come strategia per tutelare il mercato interno e la competitività delle imprese europee. Resta però da vedere se il "Buy European" sarà sufficiente a contrastare gli effetti delle decisioni americane senza compromettere la competitività globale del continente.
Il "Buy European" è una strategia commerciale che mira a privilegiare i prodotti e le imprese europee all'interno degli appalti pubblici e delle politiche industriali. Il principio si ispira direttamente al "Buy American", la politica statunitense che incentiva l'acquisto di beni prodotti negli USA, riducendo la dipendenza dalle importazioni.
Chi non vuole le trattative bilaterali chr potrebbero esentare l'Italia dai dazi?
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) April 3, 2025
La risposta è semplice: Mattarella.
Ecco il suo pensiero "tradotto" dal solito Marzio Breda sul Corriere. pic.twitter.com/Tndhu6XcoD
Il ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso, parlando al Question Time in Senato, ha innanzitutto sottolineato la necessità di una reazione ponderata e non meramente ritorsiva:
Secondo Urso, introdurre un meccanismo simile al "Buy American" in Europa permetterebbe di rafforzare la competitività delle imprese comunitarie, incentivare la produzione interna e proteggere il mercato dalle pressioni esterne.
L'idea è quella di creare una corsia preferenziale per il "Made in Europe" in ogni appalto pubblico e di negoziare accordi commerciali con nuove aree del mondo, come il Consiglio di Cooperazione del Golfo, l'India e altri paesi dell'Indo-Pacifico.
Se da un lato il "Buy European" potrebbe incentivare la produzione interna e proteggere il mercato interno, dall'altro rischia di alimentare un nazionalismo economico che potrebbe rivelarsi controproducente. L'Unione Europea è stata storicamente promotrice del libero scambio e del multilateralismo, e un'eccessiva chiusura potrebbe danneggiare i rapporti commerciali con partner strategici, in particolare gli Stati Uniti.
Le opposizioni hanno subito contestato le parole e le prime timide azioni del governo italiano. La leader del Partito Democratico Elly Schlein ha definito i dazi "una mazzata per i lavoratori e le imprese italiane", mentre Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra hanno lanciato un'app, "Trumptax", per indicare ai consumatori quali prodotti sono statunitensi e quali no.
Siamo arrivati al punto in cui il Presidente della principale democrazia occidentale presenta al mondo dei dati completamente inventati per giustificare i suoi #dazi pic.twitter.com/tan40fembH
— Azione (@Azione_it) April 3, 2025
Esiste inoltre il rischio che i consumatori europei subiscano un aumento dei prezzi e una riduzione della scelta, come già avvenuto nel caso dei dazi sulle auto elettrice cinesi. Tali dazi hanno messo in grave difficoltà l'industria automobilistica europea, rallentando di molto l'implementazione del "Green Deal".
Urso è stato sempre critico nei confronti del progetto di transizione ecologica, perché la rigidità delle normative ambientali ha contribuito al declino del settore automotive, rendendolo meno competitivo rispetto a quello americano o asiatico.
L'UE si trova dinanzi a un bivio: adottare una strategia protezionistica per difendere le proprie industrie o perseguire una politica di libero scambio e integrazione economica globale. Il "Buy European" potrebbe rappresentare una soluzione temporanea per contrastare gli effetti negativi dei dazi americani, ma il rischio di una chiusura del mercato europeo è concreto.
Il presidente degli Stati Uniti Donald #Trump ha annunciato ieri, in quello che lui stesso ha chiamato “Liberation Day”, l'introduzione di dazi compresi tra il 10% e il 50% per il resto del mondo. Nello specifico, l'Unione Europea sarà colpita con dazi del 20%, la Cina del 34% e… pic.twitter.com/ue7aL0K0Dc
— Youtrend (@you_trend) April 3, 2025
Alcuni leader politici e analisti sottolineano la necessità di rafforzare i rapporti commerciali con altri paesi e di promuovere un modello di crescita basato sul federalismo, piuttosto che sul nazionalismo economico. La sfida sarà bilanciare la protezione delle imprese europee con la necessità di mantenere aperti i mercati e favorire un'economia competitiva a livello globale.
#Urso spiega cosa farà l'#Italia per i #dazi: "Grazie a #Meloni possiamo guardare all'#India e al #SudAmerica, ma all'#UE dico che serve il #BuyEuropean"#3aprile pic.twitter.com/63H5d2NFoY
— Tag24 (@Tag24news) April 3, 2025