04 Apr, 2025 - 21:09

Ddl Sicurezza, scontri di piazza e tensione fra manifestanti e polizia: cosa è successo a Roma

Ddl Sicurezza, scontri di piazza e tensione fra manifestanti e polizia: cosa è successo a Roma

Scontri e tensioni in piazza del Pantheon a Roma durante il presidio organizzato dalla "Rete Nazionale No Ddl Sicurezza". Il sit-in, cominciato nel pomeriggio, ha visto la partecipazione di numerosi studenti, movimenti, sindacati e partiti dell'opposizione. In piazza, infatti, erano presenti esponenti del Partito Democratico, del Movimento 5Stelle, di AVS, +Europa e della CGIL.

I circa 200 giovani manifestanti, dopo aver parlato con le Forze dell'Ordine, hanno poi lasciato la piazza nei pressi del Senato per sfilare verso largo di Torre Argentina.

Scontri a Roma fra manifestanti e Forze dell'Ordine per il Ddl Sicurezza

La protesta, cominciata pacificamente, è degenerata intorno alle 18:30, quando un gruppo di manifestanti ha tentato di forzare il blocco verso Palazzo Chigi. Alcune bottiglie sono state lanciate in direzione delle Forze dell'Ordine, che hanno risposto con una carica di contenimento usando solo gli scudi.

Dopo circa quindici minuti di tensione, i manifestanti sono stati respinti e sono tornati nel centro della piazza. Successivamente, un corteo composto soprattutto da studenti si è diretto verso via di Santa Chiara, gridando "lotta a oltranza contro ddl 1660" e "assassini". L'intenzione era di raggiungere largo Chigi, ma il corteo è stato bloccato dalle Forze dell'Ordine in piazza della Minerva.

Salta la norma di collaborazione Pa-servizi segreti

Nonostante il clima di tensione, la manifestazione ha riportato al centro del dibattito le contestazioni al decreto sicurezza, approvato nel frattempo dal Consiglio dei Ministri in una seduta durata circa mezz'ora. Il decreto accoglie diversi rilievi posti dal Quirinale al disegno di legge originario, ora accantonato.

Sono stati sei i punti rivisitati:

  1. Collaborazione con i Servizi: viene eliminato l'obbligo per le Pubbliche Amministrazioni, università, enti di ricerca e aziende partecipate di condividere dati con i Servizi di sicurezza, in deroga alla normativa sulla privacy. Resta valida la possibilità di una collaborazione volontaria;

  2. Resistenza in carcere: il reato di rivolta si applicherà solo in presenza di violazioni di ordini legati alla sicurezza interna, escludendo ordini di natura amministrativa. Modifica estesa anche ai Centri per il rimpatrio, mentre il reato non sarà applicabile nei Centri di accoglienza;

  3. Proteste contro le opere pubbliche: l'aggravante per chi tenta di bloccare infrastrutture pubbliche sarà limitata a quelle destinate a energia, trasporti, telecomunicazioni o altri servizi pubblici, evitando una discrezionalità troppo ampia per l'esecutivo;
  4. Sim telefoniche per i migranti: sarà sufficiente presentare un documento d'identità, e non più il permesso di soggiorno, per ottenere una sim. Un passo per garantire un minimo di accesso alla comunicazione ai migranti;

  5. Resistenza a pubblico ufficiale: torna l'obbligo per il giudice di considerare le attenuanti generiche anche in presenza di aggravanti, ristabilendo l'equilibrio tra giustizia ed equità penale;

  6. Donne incinte in carcere: in caso di custodia cautelare, l'esecuzione presso istituti a custodia attenuata diventa obbligatoria. Tuttavia, il giudice potrà tenere conto della gravità della condotta della madre, sempre nel rispetto dell'interesse superiore del minore.

Il decreto inoltre introduce una tutela legale per gli operatori del comparto difesa e sicurezza: lo Stato si farà carico, fino a un massimo di 10mila euro per ogni fase processuale, delle spese legali di agenti e militari indagati per fatti di servizio. "Una norma sacrosanta", ha dichiarato Meloni, "che le nostre Forze dell'Ordine aspettavano da tempo".

Meloni e Piantedosi: "Era ora di intervenire per i nostri agenti"

A margine del Consiglio, la premier Giorgia Meloni ha ribadito:

virgolette
Sono norme necessarie che non possiamo più rinviare. Abbiamo deciso di trasformare il testo attualmente all’esame del Parlamento in un decreto-legge, immediatamente operativo. È una scelta che ci assumiamo, per dare risposte ai cittadini e tutelare chi ogni giorno difende la nostra sicurezza.

Meloni ha respinto le critiche di chi ha parlato di "blitz" o "scorciatoia", difendendo il provvedimento come un atto dovuto: "Non possiamo più aspettare. È un impegno preso con i cittadini e con le nostre forze dell’ordine".

Con le critiche delle opposizioni sempre più insistenti, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha tentato di ridimensionare i toni:

virgolette
Non si tratta di un decreto securitario, ma di un provvedimento volto a tutelare i più deboli. Non c’è compressione del Parlamento, ma dopo un anno e mezzo di discussione era giunto il momento di intervenire.

Il decreto sicurezza, così come modificato, dovrà ora essere approvato dal Parlamento entro 60 giorni. Ma il clima politico si fa incandescente e, dopo gli scontri di Roma, è probabile che le proteste non finiscano qui.

I tre punti principali dell'articolo

  • Scontri durante la protesta contro il Ddl Sicurezza: a Roma, in piazza del Pantheon, si è svolta una manifestazione contro il Ddl Sicurezza trasformato in decreto dal governo. La protesta, inizialmente pacifica, è degenerata in scontri tra manifestanti e Forze dell’Ordine, soprattutto durante un tentativo di avvicinamento a Palazzo Chigi.

  • Il governo approva il decreto con modifiche: il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge sulla sicurezza accogliendo sei modifiche richieste dal Quirinale, tra cui la rimozione dell’obbligo di collaborazione con i Servizi segreti per PA e università, e un alleggerimento delle norme su migranti, resistenza a pubblico ufficiale e carcerazione delle donne incinte.

  • Tensioni politiche e critiche dell'opposizione: la premier Meloni e il ministro Piantedosi difendono il decreto come necessario per tutelare cittadini e agenti. Le opposizioni, però, lo giudicano un provvedimento liberticida e denunciano l’uso del decreto-legge come una forzatura contro il dibattito parlamentare.

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Pasquale Narciso
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