L’annuncio di Trump di congelare i dazi per 90 giorni ha calmato solo relativamente le acque. La rivalità con Pechino resta accesa e si gioca su più fronti, in un braccio di ferro che travalica il commercio: ora diventa una partita per il potere globale.
Donald Trump ha annunciato, il 9 aprile, che ha congelato i dazi reciproci che aveva annunciato una settimana prima. Il mondo ha passato sette giorni con timori di recessione mentre il presidente americano si era già detto aperto a negoziati per discutere le imposte commerciali con i singoli leader dei vari paesi, e così sarà.
Sebbene Trump abbia scelto di punire anche gli alleati più stretti e i partner commerciali storici con i dazi elevati, con la pausa di 90 giorni resta una questione di fondamentale importanza la risposta della Cina.
Nessuna delle due superpotenze vuole decidere per prima. Pechino e Washington stanno portando avanti una rivalità su più fronti, dalla tecnologia e intelligenza artificiale alla geopolitica, sicurezza sia regionale che globale e influenza planetaria. Quindi i dazi di Trump e la risposta seguente della Cina hanno intrappolato i due rivali storici in una situazione di stallo.
Pechino ha risposto ai dazi reciproci del 34 per cento annunciati dal presidente americano con la stessa aliquota del 34 per cento sui prodotti americani. Trump ha poi aumentato i dazi di un ulteriore 50 per cento e anche questa mossa non è stata priva di risposta, con lo stesso aumento tariffario da parte di Pechino. Il 9 aprile, Trump ha annunciato un ulteriore rialzo sulle importazioni cinesi negli Stati Uniti, portando i dazi complessivamente al 125 per cento. Il presidente ha citato "la mancanza di rispetto che la Cina ha mostrato nei confronti dei mercati mondiali".
"Ad un certo punto, si spera nel prossimo futuro, la Cina si renderà conto che i tempi in cui si truffavano gli Stati Uniti e altri Paesi non sono più sostenibili né accettabili", ha affermato Trump su Truth Social. Pechino, invece, aveva già descritto i dazi reciproci di Trump come "una tipica pratica di bullismo unilaterale" e aveva annunciato che avrebbe combattuto fino alla fine.
Based on the lack of respect that China has shown to the World’s Markets, I am hereby raising the Tariff charged to China by the United States of America to 125%, effective immediately. At some point, hopefully in the near future, China will realize that the days of ripping off…
— Donald J. Trump Posts From His Truth Social (@TrumpDailyPosts) April 9, 2025
L'approccio di entrambe le parti, per le origini delle loro azioni, non sembra poi così diverso, ma sicuramente i dazi generalizzati non sono una strategia vincente per nessuno. Entrambe le parti non hanno chiuso le porte a un eventuale negoziato ma ormai si tratta di una prova di nervi dove i dazi sono solo un pretesto.
La Cina è la seconda economia mondiale e sfida l'agenda di Trump. Non si tratta della prima volta che Pechino reagisce alle azioni del tycoon.
Anche durante il primo mandato di Trump, Stati Uniti e Cina si sono impegnati in una guerra commerciale. Dopo il fallimento dei colloqui commerciali, la guerra dei dazi del 2018-2019 si era concentrata soprattutto su prodotti mirati.
Nel 2018, gli Stati Uniti hanno annunciato dazi del 30 per cento sui pannelli solari importati, provenienti principalmente dalla Cina. Pechino ha risposto con una serie di tariffe, tra cui il 15 per cento su prodotti come frutta e vino, e una tassa del 25 per cento su beni come carne di maiale e alluminio riciclato.
Le parti hanno successivamente introdotto una serie di dazi, sanzioni, restrizioni alle importazioni, controlli alle esportazioni e revisioni normative. L’escalation ha perso intensità con l’inizio della presidenza di Joe Biden, anche se la guerra commerciale non è mai stata completamente conclusa.
Sebbene i dazi siano formalmente giustificati con l’obiettivo, tra gli altri, di ridurre il deficit commerciale, gli Stati Uniti contribuiscono anche a ridisegnare la scena globale. Gli equilibri commerciali mutati apriranno la strada anche a un nuovo ordine mondiale. I dazi di Trump potrebbero avere un impatto sulla globalizzazione, ma sicuramente anche altre economie mondiali ne risentiranno.