17 Apr, 2025 - 12:04

Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo: ecco perché si celebra proprio lì

Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo: ecco perché si celebra proprio lì

Ogni anno, nel giorno del Venerdì Santo, migliaia di fedeli si raccolgono intorno al Colosseo per partecipare alla Via Crucis presieduta da Papa Francesco (o da un suo delegato in caso di impedimenti).

Ma perché proprio questo luogo, simbolo dell’antica Roma e teatro di crudeltà nell’epoca imperiale, è diventato il fulcro della commemorazione della Passione di Cristo?

Scopriamolo insieme.

Via Crucis al Colosseo: il cuore della Passione nel Venerdì Santo

Il Colosseo non è solo un’icona architettonica, ma un vero e proprio luogo sacro della memoria cristiana. Qui, secondo la tradizione, furono martirizzati i primi cristiani che rifiutarono di rinnegare la propria fede. L’associazione tra il sangue dei martiri e il sacrificio di Cristo ha reso questo sito il luogo perfetto per ripercorrere, stazione dopo stazione, la salita al Calvario.

Papa Francesco, come i suoi predecessori, ha mantenuto vivo questo rito suggestivo, adattandolo ai tempi contemporanei con meditazioni che spesso toccano temi di attualità come la pace, la giustizia e il dolore del mondo.

Via Crucis al Colosseo, un legame antico tra fede e martirio

Il profondo legame tra la Via Crucis e il Colosseo nasce nel 1750, in occasione dell’Anno Santo indetto da Papa Benedetto XIV. In quel contesto vennero erette 14 edicole e una grande croce all’interno dell’anfiteatro, che venne ufficialmente consacrato alla Passione di Cristo e al ricordo dei martiri.

Questa scelta non fu casuale: il Colosseo, simbolo di persecuzione e sangue, diventava così emblema di speranza e redenzione. Due secoli dopo, nel 1959, fu Papa Giovanni XXIII a riprendere la tradizione della Via Crucis al Colosseo, seguita poi in modo continuativo da Paolo VI a partire dal 1965.

Da quel momento, il rito è diventato un appuntamento fisso della Settimana Santa, trasmesso in eurovisione e poi in mondovisione. Con Giovanni Paolo II, la celebrazione ha acquisito una dimensione ancora più universale: il Papa polacco volle che le meditazioni venissero scritte anche da laici, intellettuali, poeti, donne e rappresentanti di altre confessioni cristiane, ampliando così l’orizzonte spirituale del rito.

La Via Crucis di Papa Francesco: una croce che parla al mondo

Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha saputo rinnovare il significato della Via Crucis del Venerdì Santo, mantenendo il forte legame con il Colosseo ma imprimendole un carattere personale e profondamente umano.

Le sue meditazioni spesso denunciano le ingiustizie sociali, le guerre, la povertà e la sofferenza degli ultimi, trasformando ogni stazione in un grido di compassione per il mondo intero.

Anche quando le sue condizioni fisiche non gli permettono di presenziare direttamente ai riti del triduo Pasquale, Francesco continua a lasciare il segno. Le sue parole, scritte di suo pugno, vengono lette durante le stazioni.

Il Colosseo, con le sue pietre millenarie intrise di storia e fede, si fa ancora una volta teatro di un cammino spirituale che unisce il passato al presente. In questo luogo carico di significato, il Venerdì Santo si trasforma in un messaggio di speranza universale, sotto la guida spirituale di un Papa che, anche nella fragilità, non smette di parlare al cuore del mondo.

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Achiropita Cicala
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