21 Apr, 2025 - 14:52

Può essere eletto anche un Papa non cardinale? Ecco cosa dice il diritto canonico

Può essere eletto anche un Papa non cardinale? Ecco cosa dice il diritto canonico

Quando si parla dell’elezione di un nuovo Papa, tutti pensano subito al famoso conclave. Ma vi siete mai chiesti se è obbligatorio che il Papa sia un cardinale? La verità è che, secondo il diritto canonico, non è necessario. In teoria, qualsiasi uomo battezzato, cattolico e celibe potrebbe essere eletto Papa, anche se non fa parte del collegio cardinalizio.

È una possibilità remota, certo, ma non vietata. Vediamo i dettagli.

Può essere eletto un Papa non cardinale secondo il diritto canonico?

L'elezione di un Papa è uno degli eventi più affascinanti e misteriosi al mondo. L'idea di cardinali chiusi a chiave (cum clave, da cui "conclave"), guidati dallo Spirito Santo ma vincolati a regole umane in continua evoluzione, cattura l'immaginazione collettiva.

E sebbene sia ormai altamente improbabile, la teoria non esclude nemmeno che un giorno possa essere eletto un non-cardinale, un non-vescovo o persino un laico.

Secondo il Codice di Diritto Canonico e in particolare la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis (emanata da Giovanni Paolo II nel 1996), chiunque può essere eletto Papa purché sia maschio, battezzato e cattolico. Non è obbligatorio che sia cardinale, né vescovo.

Come sottolinea lo storico Gianluca Briguglia, «È del tutto improbabile... ma non impossibile». Il conclave, forse, è proprio il luogo dove aspettarsi l'inatteso. Questo vale, però, solo per gli uomini; per le donne, al momento, la porta aperta sembra essere quella del cardinalato, non del papato.

I vescovi venivano scelti per acclamazione popolare

Nei primi secoli della Chiesa, i vescovi, compreso quello di Roma, venivano spesso scelti per acclamazione popolare. Figure come Sant'Ambrogio (che non era nemmeno battezzato al momento dell'acclamazione) e Sant'Agostino divennero vescovi grazie alla voce del popolo.

Questa forma di elezione "per ispirazione divina" o acclamazione è rimasta una possibilità teorica fino al 1996, quando Papa Giovanni Paolo II la abolì, ritenendola inadatta a esprimere la volontà di un collegio cardinalizio ormai ampio.

Nello stesso anno, Wojtyła eliminò anche l'elezione "per compromissum", quella pratica in cui si delegava la scelta a un piccolo gruppo ristretto di cardinali, giudicata deresponsabilizzante per i singoli elettori.

Prima ancora, nel 1976, Papa Paolo VI aveva "aiutato" lo Spirito Santo introducendo il limite degli 80 anni per poter votare. Insomma, le regole del conclave sono un affascinante intreccio di teologia e pragmatismo umano.

L'origine del conclave arriva da Viterbo

Ma l'idea stessa dei cardinali "chiusi a chiave" ha origini drammatiche e quasi comiche. Dobbiamo tornare a Viterbo, nel 1268. Dopo la morte di Papa Clemente IV, i cardinali non riuscivano a mettersi d'accordo.

Passarono settimane, mesi... alla fine passarono quasi tre anni! Le autorità civili di Viterbo, esasperate dai disordini e dal malcontento che questa situazione creava, decisero di usare le maniere forti: chiusero a chiave i cardinali nel palazzo, ridussero loro le razioni di cibo a pane e acqua e, secondo la tradizione, arrivarono persino a scoperchiare il tetto per esporli alle intemperie e "incoraggiarli" a decidere.

Nonostante ciò, ci volle ancora tempo e l'intervento di reali europei per sbloccare la situazione. Alla fine, i cardinali optarono per l'elezione "per compromissum" (oggi proibita) e in poche ore scelsero Teobaldo Visconti. Curiosamente, Visconti non era cardinale, né vescovo, né prete, e si trovava tranquillamente in Crociata. Dovette tornare, farsi ordinare sacerdote, poi vescovo e infine Papa (Gregorio X).

Fu proprio lui, memore dell'esperienza, a stabilire le prime regole formali del conclave.

Quale fu il conclave più pericoloso?

Se il conclave di Viterbo ebbe elementi quasi divertenti (col senno di poi), quello del 1378 fu una vera tragicommedia. Fu il primo a Roma dopo quasi settant'anni di "cattività avignonese". Il clima era tesissimo: i romani non avrebbero accettato un Papa non italiano. I cardinali erano divisi e spaventati.

Si racconta che il temibile cardinale Roberto di Ginevra, noto come "il boia" per la sua violenza nel reprimere le rivolte, partecipasse alle sedute con un'armatura sotto la veste cardinalizia, pronto a difendersi.

Altri cardinali fecero testamento prima di entrare o si portarono il confessore. I romani arrivarono quasi a sfondare i portoni del palazzo. I cardinali elessero in fretta l'arcivescovo di Bari (Urbano VI), ma per placare la folla fecero finta di aver eletto l'anziano cardinale romano Tebaldeschi, vestendolo da Papa. Mentre i romani festeggiavano l'inganno, gli altri cardinali scapparono.

Il povero Tebaldeschi continuava a ripetere "Io non sono il Papa!". Poco dopo, i cardinali francesi elessero un antipapa, proprio Roberto di Ginevra (Clemente VII), dando inizio al Grande Scisma d'Occidente, una vera tragedia per i fedeli dell'epoca.

Un altro conclave contestato fu quello che elesse Bonifacio VIII, successore del famoso Celestino V, l'eremita Pietro da Morrone eletto Papa quasi per caso dopo due anni di stallo.

Celestino, sentendosi inadatto, si dimise dopo pochi mesi (un precedente storico delle dimissioni di Ratzinger). Secondo i cardinali Colonna, oppositori di Bonifacio VIII, Celestino non poteva dimettersi, rendendo quindi illegittima l'elezione del suo successore. Bonifacio VIII, per sicurezza, imprigionò (e forse fece uccidere) il suo predecessore.

Queste storie, tra dramma, fede, politica e stranezze umane, contribuiscono al fascino intramontabile del conclave, un processo unico al mondo dove il divino e l'umano si incontrano (e a volte si scontrano) in modo spettacolare.

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Immacolata Duni
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