23 Apr, 2025 - 08:31

Perché Benedetto XVI è considerato un "papa legittimo" e Francesco no?

Perché Benedetto XVI è considerato un "papa legittimo" e Francesco no?

Negli ambienti più oltranzisti della Chiesa cattolica, dove tradizione e sospetto si intrecciano come edera su un antico muro, le teorie del complotto trovano terreno fertile. L'idea che Papa Francesco non sia stato il legittimo successore di Pietro, ma un "antipapa" eletto in un conclave invalido, ha guadagnato un certo credito e consenso.

Perché, in certi ambienti, queste teorie non solo sopravvivono, ma prosperano? E mentre i complottisti scrutano codici e canoni, la "barca di Pietro" naviga, tra tempeste e bonacce, guidate - per chi crede - da una mano più alta.

Habemus Antipapam? La febbre complottista che scuote la Chiesa

A innescare questa narrazione è stato un libro, Habemus Antipapam: indagine in onore della verità, scritto dall'ex sacerdote Fernando Maria Cornet, oggi ridotto allo stato laicale per "scisma" da una decisione "suprema e inappellabile" dello stesso Bergoglio.

Il fulcro della tesi di Cornet, condivisa da figure come Andrea Cionci (autore del Codice Ratzinger) e ambienti conservatori, è che Benedetto XVI non abbia mai abdicato per davvero. La sua Declaratio del 2013, in cui annunciava la rinuncia al ministerium (l'esercizio del potere papale) e non al munus (l'ufficio petrino), sarebbe un atto deliberatamente ambiguo.

Secondo questa lettura, Ratzinger sarebbe rimasto papa, ritirandosi in una "sede impedita" - uno stato canonico il cui pontefice, ostacolato da forze esterne, non può governare ma conserva il titolo. Francesco, di conseguenza, sarebbe un usurpatore, frutto di un conclave illegittimo.

Questa narrazione, che profuma di thriller ecclesiastico e di intrigo vaticano, si basa su un'analisi certosina di testi canonici e discorsi di Ratzinger. Cornet, per esempio, sottolinea come il diritto canonico richieda una rinuncia esplicita al munus per essere valida. L'uso di ministerium nella Declaratio sarebbe quindi un segnale: un "codice" per chi "ha orecchie per intendere", come ha suggerito Cionci, che parla di un "Codice Ratzinger" usato da Benedetto per comunicare la sua condizione di prigionia.

Il rapporto fra Bergoglio e Ratzinger

Il professor Roberto de Mattei smonta le argomentazioni di Cornet, sostenendo che mancano prove concrete e che la Declaratio è valida perché il papa, con la sua plenitudo potestatis, può rinunciare come ritiene opportuno

Eppure, le parole dello stesso Ratzinger cercarono di sopire e respingere inutili allarmismi. "Il papa è uno, è Francesco", disse nel 2019 al Corriere della Sera. La sua rinuncia, spiegò, fu libera e consapevole, come confermato nelle Ultime Conversazioni con Peter Seewald. Anche il cardinale Burke, pur critico di Francesco, non ha mai avallato la tesi della "sede impedita".

La rinuncia di Ratzinger, un unicum nella storia moderna, è stato un evento perfetto per alimentare sospetti. Aggiungiamo la complessità del diritto canonico, che si presta a interpretazioni sofisticate, e il fascino di una narrazione che trasforma un atto amministrativo in un enigma teologico.

Papa Francesco è stato un pontefice politico?

Negli ambienti tradizionalisti, Francesco è visto come un rivoluzionario che scuote le fondamenta della dottrina: dal dialogo interreligioso alle claudicanti aperture su temi come l'ecologia e i diritti sociali, il suo pontificato è apparso a molti come una rottura con la Chiesa di sempre.

Benedetto XVI, al contrario, è il baluardo della tradizione, il teologo rigoroso che incarnava una visione immutabile. La sua rinuncia, in un mondo che venera la coerenza, è stata uno shock. Per alcuni, è più facile immaginare un complotto - magari orchestrato da "poteri globalisti" o da una fazione modernista in Vaticano - che accettare che un papa abbia deciso di ritirarsi per stanchezza.

Qui non aiuta il clima di polarizzazione all'interno della Chiesa. Da un lato, i critici di Francesco, come Cornet o Mons. Viganò, dipingono un Vaticano infiltrato da forze esterne, massoneria inclusa. Dall'altro, i difensori di Bergoglio, come il professor de Mattei, liquidano queste testi come "fanta-complotto", accusando i loro promotori di vivere in un "universo di Matrix".

In un'epoca però di crisi della fede e delle istituzioni, le teorie del complotto offrono un'ancora. Credere che Francesco sia un antipapa non è solo una questione di diritto canonico: è un atto di resistenza contro un mondo percepito come ostile, dove la Chiesa, ultimo baluardo, sembra cedere al "nemico".

I tre punti salienti dell'articolo

  • La teoria dell'antipapa: in ambienti ultra-tradizionalisti si diffonde l’idea che Papa Francesco sia un "antipapa", eletto illegittimamente, mentre Benedetto XVI non avrebbe mai abdicato davvero, rimanendo papa in una "sede impedita".

  • Il “Codice Ratzinger”: secondo autori come Fernando Maria Cornet e Andrea Cionci, la Declaratio del 2013 userebbe un linguaggio volutamente ambiguo (ministerium e non munus) per comunicare una rinuncia parziale, aprendo la strada alla teoria del complotto ecclesiastico.

  • Tradizione vs rivoluzione: il sospetto nasce anche dal profilo riformatore di Francesco, percepito da molti come lontano dalla dottrina storica. In un clima di polarizzazione, il complotto diventa una chiave per resistere al cambiamento.

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Pasquale Narciso
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