Tra i tanti compiuti nei suoi dodici anni di pontificato, il viaggio a Lampedusa — il primo al di fuori della diocesi di Roma — resta uno dei momenti che maggiormente ha incarnato la missione spirituale di Papa Francesco, scomparso ieri all’età di ottantotto anni.
Per ricordare il pontefice non si può che partire da quella visita, avvenuta appena quattro mesi dopo la sua elezione, quando Francesco decise di raggiungere quella lingua di terra che, nei secoli, è stata approdo di fenici, greci, romani e arabi e che oggi, porta di accesso all’Europa, è il crocevia di tragiche traversate per centinaia di migliaia di migranti che hanno tentato e tentano di attraversare il Mediterraneo in cerca di un destino migliore, spesso incontrando la morte.
Una strage continua, quella dei barconi, che Francesco non smise mai di denunciare: “Il Mediterraneo è diventato un cimitero”, disse negli anni successivi.
Nel suo viaggio a Lampedusa, l’8 luglio 2013, Papa Francesco volle innanzitutto incontrare un gruppo di migranti extracomunitari. Accompagnato in barca da un corteo di pescatori, il pontefice lasciò poi una corona di fiori alla Madonna del Mare - posta nelle profondità delle acque - in ricordo delle vite spezzate durante le traversate del Mediterraneo.
A quelle vite, contro l’indifferenza della società contemporanea, Francesco dedicò l’omelia pronunciata nel campo sportivo Arena. Lì, il papa lanciò un fortissimo appello per scuotere le coscienze, affinché ognuno potesse “riflettere e cambiare concretamente” certi atteggiamenti, contro quella “globalizzazione dell’indifferenza” che — disse Francesco — “ci ha tolto la capacità di piangere” e offrire aiuto al nostro prossimo.
Tra i presenti quel giorno c’era anche Salvatore Martello, più volte sindaco di Lampedusa, che oggi ricorda la sorpresa di quel viaggio e il dono che, con quella scelta, Papa Francesco fece all’isola:
“Il viaggio di Papa Francesco a Lampedusa fu una sorpresa per tutto il mondo. Ricordo il suo arrivo a Cala Pisana e il corteo che, con le barche da pesca, portò il pontefice a buttare in mare la ghirlanda per la Madonna del Mare. Francesco arrivò poi al molo Favaloro, di fatto compiendo lo stesso percorso che fanno i migranti al loro arrivo sull’isola.
Con il suo viaggio, il pontefice offrì a Lampedusa una grande opportunità, quella di continuare a fare quello che l’isola ha sempre fatto: salvare le vite. Francesco scelse questo viaggio per il valore che rappresenta questo luogo al centro del Mediterraneo. Purtroppo, oggi Lampedusa sembra cancellata da televisioni e giornali”.
Il ricordo di quella straordinaria visita di Francesco a Lampedusa non è l’unico per Salvatore Martello, che, rieletto sindaco nel 2017, fu ricevuto dal Papa nel 2020 in Vaticano insieme a una delegazione di sindaci nell’ambito del progetto europeo 'Snapshots from the Borders – Voci ed esperienze dai confini':
“Nell’incontro del 2020 ci siamo dati forza a vicenda. Un sindaco della Romania, parte della nostra associazione dei sindaci di frontiera, era stato arrestato proprio per via dell’attività di accoglienza.
In quell’occasione portai al papa un crocifisso: il Cristo era stato costruito con il legno della chiglia, e la croce con le staminali di un’imbarcazione. Gli spiegai perché erano stati utilizzati due legni diversi: se si rompe, lo staminale — dunque la croce — può essere sostituito; se si rompe la chiglia, rappresentata in questo crocifisso dal Cristo, va invece tutto giù e si distrugge ciò che è stato fatto.
Ecco, vorremmo che quello che è stato fatto da Francesco a Lampedusa non finisse con la sua morte, ma contribuisse a creare il futuro della nostra isola”
L’esigenza di accendere i riflettori su Lampedusa, dove, come racconta Martello, “gli sbarchi sì sono calati, ma si continua comunque a morire” e si assiste a un “crescente disimpegno e una totale cancellazione e rimozione del problema” legato all’arrivo dei migranti, fa già rimpiangere all'ex sindaco, oggi consigliere di opposizione, la guida di Papa Francesco:
“La voce di Francesco mancherà. Il Papa è stato osteggiato da tutti, nonostante fosse l’unico al mondo a parlare di pace contro la guerra e a mettersi dalla parte dei più deboli.
Siamo in un periodo storico particolare e non avere una voce come la sua farà purtroppo la differenza. Non so chi sarà in grado di sostituirla, ma l’auspicio è che anche il prossimo pontefice abbia la stessa sensibilità e tenga a cuore gli interessi di ognuno di noi. Parlare contro la guerra, a favore dell’ambiente, significa parlare per l’umanità.”