23 Apr, 2025 - 13:26

25 aprile col tacco basso: Musumeci chiede sobrietà, l’ANPI risponde con Bella Ciao

25 aprile col tacco basso: Musumeci chiede sobrietà, l’ANPI risponde con Bella Ciao

Balli scatenati? Meglio di no. Canti eccessivi? Dipende. Meglio evitare trenini e karaoke patriottici? Sicuramente. Ecco a voi l'edizione 2025 del 25 aprile, la Festa della Liberazione dal nazifascismo, che quest'anno si troverà a convivere con i cinque giorni di lutto nazionale che il governo ha indetto per la morte di papa Francesco.

Sicuramente un evento storico, ma anche un'occasione - secondo alcuni - perfetta per mettere un po' da parte la Resistenza con la storia dei suoi uomini e delle sue donne, magari con la scusa della "sobrietà".

Insomma, sì a ricordare la fine dell'oppressione nazifascista, ma senza fare troppo casino, ché c'è gente che prega.

Cosa intende Musumeci per "sobrietà"?

A sollevare il velo del nuovo galateo per la Liberazione è stato il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, che prima in conferenza stampa e poi in un'intervista al Corriere della Sera ha suggerito agli italiani di celebrare con "sobrietà". No a "balli e canti scatenati", ha detto, perché papa Francesco non è stato ancora seppellito e ci sono tanti pellegrini in giro per Roma.

A onor del vero, nessuno nel governo ha vietato nulla. L'esecutivo - dice Musumeci - "non ha mai pensato né di vietare né di ostacolare alcunché". Però ha chiesto, nel comunicato ufficiale post-Consiglio dei ministri, che le manifestazioni pubbliche "siano svolte in modo sobrio e consono alla circostanza".

Il punto è che in Italia il 25 aprile non è solo una cerimonia da calendario: è un simbolo politico, una festa civile, una ricorrenza che divide più del pandoro a Natale. E quando la richiesta di sobrietà arriva da un governo guidato da Giorgia Meloni - leader di Fratelli d'Italia, erede del Movimento Sociale Italiano, fondato nel 1946 da ex fascisti - potrebbe sorgere qualche sospetto.

Le opposizioni da anni ricordano che Meloni e molti suoi ministri non si sono mai dichiarati antifascisti (cosa particolarmente casa alla leader PD Elly Schlein): in certi ambienti sembra che la parola "Resistenza" sia un po' troppo forte.

Landini: "Il 25 aprile è per affermare la democrazia"

"Il 25 aprile non è che non si deve bere, non è che beviamo e quindi dobbiamo essere sobri", ha detto con una certa ironia Maurizio Landini, segretario generale della CGIL. "È una giornata di lotta e di mobilitazione per affermare i valori della democrazia". L'ANPI, l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, ha rincarato la dose: "Canteremo Bella Ciao? Certamente".

Anche Enrico Borghi (Italia Viva) ha criticato la scelta del governo, ricordando che lo spirito del 25 aprile è già sobrio istituzionale per sua natura: "Non si sentiva, francamente, il bisogno di aggettivare la partecipazione", ha scritto sui social, sottolineando come lo spirito della Resistenza sia perfettamente compatibile con il messaggio di papa Francesco, che ha sempre parlato di libertà e giustizia sociale.

In questo contesto surreale, la domanda di fondo resta: si può celebrare la Liberazione senza disturbare i pellegrini in fila a San Pietro? E soprattutto, ha senso chiedere sobrietà proprio in occasione di una festa che è nata dalla lotta contro un regime?

Secondo molti, il rischio è che la morte di papa Francesco - evento che sicuramente ha commosso milioni di persone - venga utilizzata per mettere la sordina alla memoria collettiva. Una memoria che per alcuni, come Meloni o La Russa, provoca ancora un certo imbarazzo. Del resto non è nuovo il tentativo di mettere sullo stesso piano tutti i regimi totalitari - come accaduto l'anno scorso, quando la premier parlò genericamente di "tutti i totalitarismi" - per evitare di dire che il fascismo è stato un unicum nella storia d'Italia.

E che da lì siamo ripartiti.

I rischi di scontri a Roma il 25 aprile

Tutto questo accade mentre nella capitale si prepara un mix piuttosto complesso: da una parte i funerali del papa, con almeno 200mila persone attese e 170 delegazioni internazionali; dall'altra il corteo dell'ANPI, previsto come ogni anno a Porta San Paolo, e una tre giorni culturale del Campidoglio, con 80 eventi in programma fra San Lorenzo e altri quartieri.

Una sovrapposizione non da poco e che già sta mandando in tilt l'organizzazione logistica, aggiungendo inoltre timori per la sicurezza. Il 26 aprile - giorno delle esequie di Bergoglio - saranno annullati molti eventi. Ma il 25, giorno della Liberazione, resta in piedi. Con le sue bandiere, i suoi canti, ma anche il timore di scontri o tensioni nelle vie del corteo fra manifestanti pro-Palestina e la Brigata ebraica.

Intanto Musumeci assicura: "Stiamo facendo di tutto perché questi giorni abbiano uno svolgimento tranquillo, ordinato, pacifico". Una promessa che Roma, abituata a tutto, accoglie con una certa cautela.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Sobrietà sì, festa... ni: il governo ha chiesto di celebrare il 25 aprile in modo "sobrio" a causa del lutto nazionale per la morte di Papa Francesco, suscitando critiche da opposizioni e ANPI che rivendicano il valore simbolico e civile della festa della Liberazione.

  • Il sospetto di una "sordina politica": le parole di Musumeci, esponente del MSI, sollevano dubbi sul tentativo di ridimensionare la Resistenza, soprattutto in un contesto in cui molti nel governo non si dichiarano antifascisti.

  • Tensioni e caos in vista a Roma: il 25 aprile si sovrappone ai funerali del Papa, creando preoccupazioni per la sicurezza e possibili scontri tra manifestanti, soprattutto tra pro-Palestina e Brigata ebraica.

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Pasquale Narciso
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