Due gradi di giudizio e tre anni per stabilire se pagare o meno 22 euro di tasse: questo il cuore di una singolare vicenda processuale. Poste Italiane, infatti, ha trascinato in Tribunale il Comune di Montepulciano che oltre 3 anni fa gli aveva intimato di pagare una tassa, e dopo aver perso il primo grado di giudizio non si è data per vinta e ha impugnato il verdetto in appello. Ma anche in secondo grado gli è andata male e ora dovrà pagare la tanto osteggiata imposta, a meno di passaggi ulteriori in Cassazione.
La notizia curiosa è pubblicata sul Corriere Fiorentino. "Il contenzioso giudiziario - scrive il giornale - nasce da un avviso di pagamento che il Comune aveva inviato a Poste Italiane per l'imposta relativa ad alcune esposizioni pubblicitarie, per un importo totale, comprensivo di sanzioni ed interessi moratori, di 22 euro. Ma per Poste evidentemente conta più il principio della somma in questione, e decide senza indugi di adire le vie giudiziarie".
Inizia il processo che passa prima dal giudice di Pace e poi dal Tribunale di Siena che ha confermato la sentenza di primo grado: la tassa va pagata. Al centro del procedimento giudiziario il cartello stradale di Poste Italiane che indica la direzione per l'ufficio postale della frazione di Valiano del Comune di Montepulciano, in provincia di Siena. Per Poste "la tassa era illegittima perché svolgendo un servizio di pubblica utilità è esente dal pagamento di questo tipo di imposte". E poi, avranno pensato a Poste, se 22 euro verranno moltiplicati per tutte le frecce degli uffici postali italiani la somma potrebbe diventare significativa. Ora il caso di Montepulciano potrebbe finire in Cassazione.