26 Apr, 2025 - 11:28

Omelia funerale Papa Francesco, il testo integrale e della commendatio

Omelia funerale Papa Francesco, il testo integrale e della commendatio

Il 26 aprile 2025, Piazza San Pietro si è trasformata nel cuore pulsante della cristianità mondiale per l’ultimo saluto a Papa Francesco.

 Oltre 200.000 fedeli, insieme a capi di Stato e delegazioni da ogni continente, hanno reso omaggio al Pontefice argentino, testimoniando l’affetto e la gratitudine di un popolo che ha riconosciuto in lui il “Papa degli ultimi” e il “Papa della pace”.

Una cerimonia sobria, voluta da Francesco

La cerimonia funebre, iniziata alle 10 del mattino, si è distinta per la sobrietà e la semplicità, in linea con le volontà espresse dallo stesso Papa Francesco. Il rito ha visto l’abbandono di alcune tradizioni secolari: la salma è stata esposta in una semplice bara, senza il tradizionale catafalco, e la sepoltura avverrà nella Basilica di Santa Maria Maggiore, non nella cripta vaticana.

 Il cambiamento del protocollo, richiesto dal Pontefice già lo scorso anno, ha voluto sottolineare il senso di umiltà e vicinanza al popolo che ha caratterizzato tutto il suo pontificato.

Funerali Papa Francesco, il testo dell'omelia del cardinale Giovanni Battista Re

A presiedere la liturgia esequiale è stato il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio. La sua omelia, accolta da lunghi applausi, ha saputo restituire con parole semplici ma profonde il senso del magistero di Francesco e il segno lasciato nella storia della Chiesa e del mondo.

«In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale Papa Francesco tante volte ha celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto».

Il cardinale Re ha ricordato come la figura di Papa Francesco abbia toccato profondamente le menti e i cuori di milioni di persone, non solo all’interno della Chiesa cattolica ma anche tra i non credenti e i lontani. Il plebiscito di affetto e partecipazione di questi giorni, ha sottolineato, è la testimonianza concreta di un pontificato vissuto nella dedizione totale agli altri.

Un Papa in mezzo alla gente

L’omelia ha ripercorso i tratti distintivi del pontificato di Bergoglio: la scelta di vivere nella Domus Sanctae Marthae, la costante attenzione agli ultimi e agli scartati dalla società, l’invito rivolto ai sacerdoti a “uscire dalle sacrestie” per andare incontro alle periferie esistenziali. Francesco è stato ricordato come un pastore vicino al suo gregge, capace di costruire ponti e non muri, di ascoltare il grido dei poveri e dei migranti, di promuovere una Chiesa aperta e misericordiosa.

«È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa».

L’impegno per la pace

Uno dei passaggi più intensi dell’omelia è stato dedicato all’impegno di Papa Francesco per la pace. Di fronte alle guerre che hanno insanguinato il mondo negli ultimi anni, il Pontefice ha sempre elevato la sua voce contro ogni forma di violenza e sopraffazione:

«Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta».

Queste parole hanno suscitato una commossa partecipazione tra i presenti, che hanno più volte interrotto l’omelia con applausi di riconoscenza.

La testimonianza di umanità

Il cardinale Re ha voluto anche ricordare l’ultima immagine pubblica di Papa Francesco, quella della domenica di Pasqua, quando, nonostante la sofferenza e la fragilità, ha voluto impartire la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e scendere tra la folla per salutare i fedeli:

«La sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore, è quella di domenica scorsa, Solennità di Pasqua, quando Papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartire la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi ha voluto scendere in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua».

Il messaggio finale: costruire ponti

L’omelia si è conclusa con il richiamo all’esortazione più cara a Papa Francesco: “costruire ponti e non muri”. Un invito che ha segnato il suo pontificato e che oggi, nel giorno dell’addio, risuona come un’eredità morale e spirituale per la Chiesa e per l’umanità intera.

«Costruire ponti e non muri», è l’esortazione che il Pontefice disse in più occasioni. Il Cardinale Re ha voluto ricordarlo.

Il testo integrale della commendatio

Al termine della cerimonia, è stata letta l’Ultima commendatio e valedictio, affidando l’anima di Papa Francesco alla misericordia di Dio:

«Fratelli e sorelle carissimi, affidiamo alla soavissima misericordia di Dio l’anima del nostro Papa Francesco, Vescovo della Chiesa cattolica, che confermò i fratelli nella fede della risurrezione».

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