La foto che ritrae Donald Trump e Volodymyr Zelensky, soli nella Basilica di San Pietro, è già destinata a entrare nei libri di storia. Due leader faccia a faccia, senza i rispettivi staff e senza telecamere invadenti, immersi in un dialogo intenso e fitto.
Niente a che vedere con lo scontro avvenuto qualche tempo fa alla Casa Bianca, con Trump che ha reiterato le accuse di "ingratitudine" che Zelensky avrebbe mostrato verso i sinceri sforzi statunitensi per arrivare alla pace con la Russia. L'immagine di oggi è quindi potente, capace di raccontare senza parole un evento già storico di suo.
Tra i marmi millenari della Basilica, l'atmosfera sembra diversa: una "casa della pace" dove, persino fra tensioni e guerre, il mondo ha visto un barlume di possibile distensione. Qualcuno, forse, è già pronto a parlare di un miracolo laico da parte di Papa Francesco o dell'ultimo esempio di "diplomazia funebre" che può svilupparsi in occasioni tanto gravi e solenni.
Non solo Trump e Zelensky. A margine dei funerali, anche il presidente francese Emmanuel Macron ha avuto un bilaterale con Zelensky, annunciato dal ministro degli esteri ucraino su X con parole cariche di aspettative: "Ottimo incontro. Abbiamo discusso a lungo a tu per tu. Speriamo in risultati concreti".
BREAKING: Photo of Trump and Zelensky at the Vatican pic.twitter.com/uoDPc4lq9N
— The Spectator Index (@spectatorindex) April 26, 2025
Zelensky ha poi rilanciato con un post ancora più esplicito dopo il colloquio con Trump: "Proteggere la vita del nostro popolo. Un cessate il fuoco completo e incondizionato. Una pace duratura. Un incontro molto simbolico che ha il potenziale per diventare storico".
Anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha raccontato di "scambi interessanti" con diversi leader, tra cui Trump, Macron e Lula da Silva, postando foto e sorrisi in un contesto solenne ma pieno di contatti diplomatici laterali. La premier italiana Giorgia Meloni ha, dal canto suo, avuto un breve colloquio con il presidente statunitense, definito come "pacato e rispettoso", mentre continuano i contatti per organizzare un incontro più ampio a Palazzo Chigi tra la presidente del Consiglio e Zelensky.
Secondo quanto riferito infine da fonti vicine all'Eliseo, il presidente Macron, l'omologo ucraino, Trump e il premier britannico Keir Starmer hanno avuto un "positivo scambio" sul futuro dell'Ucraina. Un gesto, quello di Macron che mette la mano sulla spalla di Zelensky in Basilica, che racconta una vicinanza umana prima ancora che politica.
Alcuni hanno già cominciato a definire gli incontri di oggi come "l'ultimo miracolo" di Bergoglio. Isabella De Monte, deputata di Forza Italia, ha commentato: "Due Presidenti che parlano, seduti vicini, con voce sommessa, esponendo con pacatezza le proprie ragioni. È un'immagine potente, che tutto il mondo osserva con la speranza di una pace giusta".
Foto dell'incontro tra #Trump, #Zelensky, #Macron e #Starmer @ultimora_pol pic.twitter.com/tvdH6uqeoE
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Dell'incontro fra Zelensky e Trump c'è anche una prima analisi psicologica, che Maria Antonietta Gulino - presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Psicologi - ha voluto rilasciare all'AGI:
Non è detto però che a San Pietro possa nascere subito una svolta storica e non è detto che le strette di mano odierne e i dialoghi informali si trasformino in futuro in veri e propri accordi formali. Ma la potenza simbolica di questi gesti, inseriti in un evento ancora più grande, resta.
Non sarebbe la prima volta che un funerale diventa un occasione per incontri politici informali ma potenzialmente storici. Nonostante i recenti inviti alla prudenza, anche i funerali di Papa Francesco hanno mostrato che il richiamo della diplomazia è stato troppo forte per alcuni capi di Stato.
Commovente abbraccio tra Javier Milei e Giorgia Meloni, affranti per #PapaFrancesco.
— Gennaro Carotenuto (@GenCar5) April 26, 2025
Li guarda sorridente la ministra degli Interni Patricia Bullrich, lambita in queste ore dall'inchiesta sul tentato omicidio di Cristina Fernández de Kirchner, del quale potrebbe essere mandante. pic.twitter.com/cpS5H895c2
La cosiddetta "diplomazia funebre" ha radici profonde e si è manifestata in diverse tappe della storia:
Funerali di Winston Churchill (1965): vi parteciparono esponenti di USA, URSS, Francia e Regno Unito, la prima occasione civile di incontro tra i blocchi della Guerra Fredda.
Funerali di Josip Broz Tito (1980): URSS, USA, Cina, India e molti Paesi Non Allineati mandarono loro rappresentanti. Ci furono colloqui informali Est-Ovest e risaltò il ruolo del Movimento dei Non Allineati.
Funerali di Anwar Sadat (1981): vennero coinvolti USA, Israele e leader arabi moderati, ma sgenalarono anche l’isolamento diplomatico dell'Egitto nel mondo arabo dopo la pace con Israele.
Funerali di Papa Giovanni Paolo II (2005): arrivarono a Roma oltre 200 capi di Stato e di governo, tra cui USA, Iran, Israele e Cuba. Fu, fino a oggi, il più grande raduno diplomatico della storia.
Funerali di Nelson Mandela (2013): alle esequie parteciparono USA, Cuba, Regno Unito e molti Paesi africani. Risaltò la stretta di mano tra Barack Obama e Raúl Castro, un simbolo di riconciliazione.
Il presidente della Repubblica tedesca, Frank-Walter Steinmeier, ha ricordato pubblicamente che "non bisogna aspettarsi risultati concreti" dalla giornata odierna. "È prima di tutto un funerale, non un vertice internazionale", ha dichiarato, invitando a moderare le aspettative. Tuttavia, l'incontro Trump-Zelensky, e altri colloqui laterali, raccontano un'altra storia: quella delle opportunità che nascono proprio nei momenti di raccoglimento collettivo.
L'incontro Trump-Zelensky ai funerali di Papa Francesco, senza staff né tensioni, ha mostrato un dialogo sincero, rilanciando la speranza di una possibile distensione internazionale.
Numerosi leader mondiali – da Macron a Ursula von der Leyen, da Giorgia Meloni a Lula – hanno sfruttato il contesto solenne per contatti e incontri diplomatici informali.
La "diplomazia funebre" si conferma ancora una volta uno spazio inatteso di dialogo, con esempi storici importanti: dai funerali di Churchill a quelli di Mandela.