Le ultime elezioni politiche in Italia, nel 2022, hanno registrato un'affluenza al minimo storico: appena il 63,91% degli aventi diritto si è recato alle urne, secondo i dati ufficiali del Ministero dell'Interno. Un dato che, sebbene preoccupante su scala generale, diventa più allarmante se si osservano le fasce più giovani della popolazione: tra i 18 e i 34 anni, l'astensione ha superato il 40%.
I giovani, e non soltanto loro, sembrano sentirsi più distanti da una politica percepita come autoreferenziale e inefficace. In questo contesto, è preoccupante osservare come l'Italia sembri allinearsi sempre di più ai modelli di "democrazie illiberali" che, pur mantenendo l'apparenza di libere elezioni, svuotano progressivamente i diritti civili, le libertà fondamentali e le garanzie costituzionali.
Non è un caso che la premier Giorgia Meloni, nel suo libro "Io sono Giorgia", abbia ripetutamente elogiato Donald Trump e auspicato un dialogo con la Russia di Vladimir Putin in nome della difesa dei valori dell'Occidente.
Non si tratta di una disaffezione passeggera quella osservata nel 2022: diverse ricerche universitarie recenti, come quelle condotte dal network di studi sulla partecipazione politica in Italia, evidenziano come la sfiducia verso le istituzioni democratiche si stia cronicizzando. La fiducia nei partiti è crollata intorno al 10-15% e quella verso il Parlamento nazionale si attesta appena sopra il 30%, secondo il rapporto "Gli italiani e lo Stato" di Demos & Pi (2023).
Incontro col movimento dei #Forconi: #FdIAN disponibile a portare loro istanze in #Parlamento http://t.co/890l94p2UY pic.twitter.com/O4OnWTxDIq
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) February 4, 2015
Una crisi profonda di rappresentanza che, come ha descritto il sociologo Ilvo Diamanti, configura una "post-politica", dove i cittadini si sentono più spettatori che protagonisti della vita democratica.
In parallelo i movimenti spontanei di protesta come quello dei "trattori" in Europa - agricoltori in rivolta contro le politiche economiche e ambientali percepite come penalizzanti - e, prima ancora, il movimento dei "forconi" in Italia, testimoniano un disagio crescente nei confronti delle istituzioni e della rappresentanza democratica.
Sebbene di natura diversa, queste mobilitazioni rivelano una crisi profonda della legittimità politica: masse di cittadini che, sentendosi abbandonati e traditi, scelgono la protesta autorganizzata e diretta al posto del voto e della partecipazione istituzionale.
Sarebbe sbagliato tuttavia parlare solo di declino. Accanto alla crisi della partecipazione tradizionale, emergono nuove forme di impegno. Le mobilitazioni digitali, le petizioni online, i flash mob, le campagne di sensibilizzazione verso temi specifici (come il cambiamento climatico, i diritti civili o il lavoro precario) mostrano che l'interesse politico ha cambiato pelle, non che sia morto.
#SALVINI: BEFERA, PREPARA LE VALIGIE. L'ESILIO SI AVVICINA. ITALIA #STATOLADRO #forconi pic.twitter.com/cb8PP0FTtP
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) December 10, 2013
In particolare molti giovani rifiutano le strutture partitiche tradizionali ma partecipano attivamente a cause che sentono vicine. Il problema è che spesso queste forme di partecipazione sono episodiche, frammentarie e poco strutturate, rendendo difficile un loro impatto duraturo sulle istituzioni.
Il Movimento Fridays for Future, ad esempio, ha avuto un'enorme capacità di mobilitazione, ma ha trovato grande difficoltà a tradurre l'onda emotiva in risultati politici concreti. Allo stesso modo, campagne come "Ero Straniero" o "StopGlobalWarming.eu" hanno mostrato quanto sia difficile trasformare la partecipazione digitale in cambiamento legislativo.
L'approccio ostile che l'attuale governo ha adottato verso le istituzioni internazionali, come la Corte Penale Internazionale, e l'accresciuta vicinanza a leader controversi come Trump o Netanyahu rischiano di porre l'Italia in una posizione di crescente isolamento rispetto agli standard democratici multilaterali.
Casapound. Più che elmetti sono maschere #forconi pic.twitter.com/nlUt660ez4
— Tecla Biancolatte (@teabianco) December 18, 2013
Per alcuni è particolarmente preoccupante è anche la proposta di riforma costituzionale voluta da Meloni: l'elezione diretta del Presidente del Consiglio rischia di stravolgere gli equilibri istituzionali su cui si fonda la nostra Repubblica parlamentare.
Una riforma che rischia di porre il potere nelle mani di un singolo leader, erodendo il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica e compromettendo la separazione dei poteri, pilastro delle democrazie liberali.
Secondo Amnesty International, l'Italia sta conoscendo un pericoloso arretramento (definito "backsliding") in termini di diritti umani e libertà fondamentali. I punti più critici riguardano la gestione dei diritti dei migranti e dei rifugiati, le restrizioni alla libertà di manifestare e la compressione dei diritti delle donne e della comunità LGBTQIA+.
Anche Reporter Senza Frontiere, nel suo indice 2024, evidenzia coma l'Italia sia scivolata tra gli ultimi posti dell'Europa occidentale per libertà di stampa, con un indice di 68.9 punti, un netto peggioramento rispetto gli anni precedenti.
Alle elezioni del 2022, l'affluenza alle urne in Italia ha toccato un minimo storico, con un forte calo tra i giovani (oltre il 40% di astensione tra i 18-34 anni). La sfiducia nelle istituzioni democratiche cresce, contribuendo alla crisi della rappresentanza politica.
I movimenti di protesta, come i "forconi" e dei "trattori", riflettono un malessere crescente nei confronti delle istituzioni, con forme di partecipazione alternativa che emergono, ma con impatti limitati.
L'Italia sta affrontando un "backsliding" democratico, con preoccupanti arretramenti nei diritti civili, libertà di stampa e manifestazione, accompagnati da un crescente isolamento dalle istituzioni internazionali.