Il mondo del calcio piange la scomparsa di Jair Da Costa, uno dei più grandi protagonisti della leggendaria “Grande Inter” degli anni Sessanta. L’ex attaccante brasiliano, simbolo di talento e velocità, si è spento all’età di 84 anni nella sua terra natale, lasciando un vuoto profondo tra i tifosi nerazzurri e in tutta la comunità calcistica internazionale.
Jair Da Costa è morto il 26 aprile 2025 a Osasco, vicino a San Paolo, in Brasile, dopo una lunga malattia. Sebbene la famiglia e i club che lo hanno amato abbiano confermato la notizia del decesso, la causa esatta non è stata resa pubblica.
Le fonti ufficiali, tra cui la Federazione Calcistica Brasiliana e la Portuguesa, il club che lo lanciò, hanno comunicato la scomparsa senza specificare ulteriori dettagli sulle condizioni di salute che hanno portato alla sua morte.
È noto comunque che da tempo Jair era malato e che negli ultimi anni aveva ridotto le sue apparizioni pubbliche, dedicandosi soprattutto alla famiglia e alle sue passioni fuori dal campo.
La scomparsa di Jair Da Costa ha colpito profondamente la sua famiglia. Da sempre molto riservato sulla sua vita privata, Jair lascia la moglie e quattro figli: Carlos, Mauricio, Fernando e Rogerio. I suoi figli e i nipoti erano spesso al suo fianco nelle ultime fasi della vita, condividendo con lui la passione per il calcio e la gestione di un centro sportivo a Osasco, luogo di ritrovo per amici e giovani calciatori della zona.
Il messaggio di cordoglio dell’Inter, che ha abbracciato idealmente i suoi familiari, testimonia quanto Jair fosse amato non solo come campione ma anche come uomo. La società nerazzurra ha sottolineato la vicinanza ai suoi cari in questo momento difficile, ricordando il valore umano oltre che sportivo dell’indimenticabile numero 7.
Jair Da Costa nacque il 9 luglio 1940 a Santo André, nello stato di San Paolo, Brasile. Cresciuto in una famiglia umile, si trasferì a Osasco all’età di otto anni e iniziò a giocare a calcio nelle strade del suo quartiere, coltivando il sogno di diventare professionista. Esordì tra i grandi con la Portuguesa, club con cui si mise in luce nel campionato paulista, attirando l’attenzione dei grandi club europei.
Nel 1962 fu l’Inter di Angelo Moratti e Helenio Herrera a vincere la concorrenza del Milan, portando Jair in Italia. Da subito, la sua velocità, le accelerazioni sulla fascia destra e la capacità di saltare l’uomo lo resero uno degli esterni più temuti d’Europa. Soprannominato “Freccia Nera” per la rapidità fulminante, Jair disputò nove stagioni in nerazzurro, collezionando 260 presenze, 69 gol e contribuendo in modo decisivo a uno dei cicli più vincenti della storia del club.
Con l’Inter vinse quattro scudetti, due Coppe dei Campioni (oggi Champions League) e due Coppe Intercontinentali, entrando nella leggenda con il gol decisivo nella finale di Coppa dei Campioni del 1965 contro il Benfica, sotto una pioggia battente a San Siro. Fu anche il primo marcatore interista nella massima competizione europea, segnando contro l’Everton nel 1963.
Dopo una stagione in prestito alla Roma (1967-68), tornò all’Inter per altri successi, prima di chiudere la carriera tra il Brasile, dove fu compagno di Pelé nel Santos vincendo il campionato paulista nel 1973, e il Canada, dove giocò nel Windsor Star.
A livello internazionale, pur avendo solo una presenza ufficiale con la maglia del Brasile, fece parte della rosa che vinse il Mondiale nel 1962, come riserva di Garrincha.
Jair Da Costa è ricordato come uno dei più grandi interpreti del ruolo di ala destra nella storia del calcio. La sua velocità, la tecnica raffinata, il dribbling spettacolare e la capacità di segnare gol pesanti ne hanno fatto un idolo per generazioni di tifosi. La sua figura è rimasta legata all’epopea della “Grande Inter”, squadra che dominò in Italia e in Europa negli anni Sessanta, e che ancora oggi viene celebrata come una delle più forti di sempre.
Fuori dal campo, Jair era un uomo semplice, legato alle sue origini e alla famiglia. Dopo il ritiro, si dedicò alla promozione dello sport tra i giovani, gestendo un centro sportivo a Osasco e rimanendo un punto di riferimento per la comunità locale.