Essere sempre online, legati ininterrottamente ai social, alle app di messaggistica e al proprio telefonino può trasformarsi in ossessione. A questa condizione crescente è stato dato un nome: nomofobia. Il termine nasce dalla fusione dell'inglese No Mobile Phone e del greco phobia, e indica la paura di rimanere disconnessi dal proprio cellulare.
Ad affrontare il fenomeno, scrive Adnkronos, sono Rosa Giuffrè e Giovanni Fasoli nel libro Notte digitale – Un viaggio dentro nomophobia, Fomo, vamping, phubbing (Dario Flaccovio Editore), che analizza l'impatto delle tecnologie mobili sulla salute mentale. Per parlare di nomofobia vera e propria devono manifestarsi contemporaneamente o quasi diversi comportamenti specifici. Tra questi, l'uso continuo e prolungato dello smartphone durante la giornata; la necessità di avere più dispositivi sempre connessi; l'ansia se si dimentica il caricabatterie; il panico all'idea di perdere il telefono o di non poterne usufruire per ore.
Chi soffre di questa condizione tende a evitare situazioni o luoghi in cui non è possibile utilizzare il telefono, tiene il dispositivo sempre acceso e preferisce comunicare online piuttosto che di persona, perché il contatto diretto genera stress. Un comportamento emblematico è il controllo ossessivo dello schermo, alla ricerca di messaggi, notifiche, chiamate. Un altro indicatore critico è l'indebitamento o la spesa eccessiva per l'acquisto di dispositivi sempre nuovi e performanti. In sintesi, chi vive con la costante paura di separarsi dal telefono mette in atto strategie compensatorie per non rimanerne mai senza, evitando attivamente tutte le situazioni in cui potrebbe non essere raggiungibile. Nei casi più gravi la nomofobia si trasforma in una patologia, accompagnata da sintomi fisici e mentali importanti: ansia, tremori, sudorazione, disorientamento, alterazioni respiratorie, tachicardia, irritabilità, attacchi di panico.
Insomma, leggendo il libro di Rosa Giuffrè e Giovanni Fasoli ci è venuta l'ansia. Andiamo a riprenderci il telefonino. Forse ci passa.