01 May, 2025 - 16:04

Il Primo Maggio è una festa, ma non è nata per festeggiare

Il Primo Maggio è una festa, ma non è nata per festeggiare

Ogni anno, puntuale come l'arrivo della bella stagione, il Primo Maggio porta con sé ponti, pic-nic e concerti. Ma dietro questa giornata festiva c'è molto di più di una grigliata fra amici o di un pomeriggio al mare.

C'è una storia fatta di barricate, bombe, sangue versato e conquiste ottenute a caro prezzo. La Festa del Lavoro è nata infatti come una celebrazione sociale e politica, attraversando secoli di regimi e spazi vasti come continenti.

Non è una ricorrenza da calendario: è un promemoria di lotta. Lotta contro la precarietà, contro un lavoro che logora e che non è dignitoso, che c'è ma che non fornisce sostentamento.

Le origini della Festa del Lavoro

Ancora oggi, in un'epoca in cui si lavora da casa, in coworking o su un'app, la data del Primo Maggio continua a parlare di noi. Perché non celebra un'epoca, un principio: il lavoro come diritto, e i diritti come qualcosa per cui combattere.

Ma com'è nata la festività del Primo Maggio? Tutto comincia negli Stati Uniti, nel cuore dell'Ottocento, durante quella che chiamiamo rivoluzione industriale. Le giornate lavorative arrivavano fino a 15 ore, sei giorni su sette. Molto spesso i bambini erano "educati" non a scuola, ma nelle fabbriche e di miniere. Ed è proprio in questo contesto che nell'Illinois ebbe origine il primo tentativo di ribellione.

Il 1° maggio 1867 entrò in vigore la legge che limitava a otto ore la giornata lavorativa. Oggi sembra un piccolo passo - specie quando si fanno tentativi per ottenere la settimana corta lavorativa - ma a quei tempi rappresentò un segnale clamoroso nel mondo politico e del lavoro. Nelle strade di Chicago scesero 10mila persone a festeggiare.

Perché è stato scelto il Primo Maggio?

Passati vent'anni, si arriva alla data che segna l'inizio della storia anche simbolica del Primo Maggio. Nel 1886 migliaia di operai incrociarono le braccia negli Stati Uniti affinché la legge dell'Illinois venisse estesa a tutto il territorio americano. La protesta finì in tragedia a Chicago, nella fabbrica di mietitrici McCormick: la polizia sparò sui manifestanti uccidendone due.

Tre giorni dopo, il 4 maggio, nacque quella che venne poi definita "rivolta di Naymarket": una bomba fu lanciata contro dei poliziotti mentre era in svolgimento una manifestazione anarchica, uccidendone sette. Le autorità sfruttarono il sanguinoso incidente come pretesto per schiacciare le cellule anarchiche presenti a Chicago, arrivando però ad accusare ingiustamente otto uomini della responsabilità per l'attentato dinamitardo.

L'unica loro colpa era quella di essere anarchici. Quattro di loro furono impiccati in pubblica piazza. Per ricordare il loro martirio e la tragedia di Haymarket, la Seconda Internazionale (organizzazione internazionale fondata da partiti laburisti e socialisti a Parigi nel 1889 e scioltasi nel 1916) proclamò nel 1889 il Primo Maggio "Festa internazionale dei lavoratori".

Negli Stati Uniti il Labor Day è a settembre, mentre l'Italia si adeguò alla Seconda Internazionale già nel 1891. Nel nostro Paese la festività ha avuto una storia accidentata e anch'essa macchiata di sangue. Durante il Fascismo venne soppressa per esser sostituita dal 21 aprile, con una festa decisa dal regime.

Nel 1947, la neonata Repubblica italiana decise che il Primo Maggio tornò a essere una festa ufficiale ma in quello stesso anno ci fu la strage di Portella della Ginestra (in Sicilia). Un gruppo di banditi mafiosi guidati da Salvatore Giuliano sparò su un gruppo di manifestanti locali, lasciando sul terreno 11 morti e una decina di feriti.

Ancora oggi i mandanti e le motivazioni di quest'atto restano in gran parte oscuri.

Cos'è rimasto oggi: festa, concerti, disillusione

Per molti, finiti i tempi delle grandi lotte sindacali e arrivato il momento della gig economy e del neoliberismo, il Primo Maggio è diventato sinonimo di "concertone" (quello a Roma) o del "controconcertone" (a Taranto). A Piazza San Giovanni o al Parco Archeologico delle Mura Greche c'è una festa fatta di musica, giovani e bandiere.

Eppure, mentre si balla e si canta, l'evento serve a ricordare che il lavoro non è soltanto un contratto: è dignità, futuro, identità. E serve anche a dare voce a chi non ce l'ha. Così si ricordano le tanti morti bianche, i rider senza tutele, gli stipendi sotto la soglia di povertà e tutti i nuovi "precari digitali" che le grandi piattaforme digitali creano.

Il Primo Maggio non è una reliquia da museo. È una storia viva, fatta di operai e non che hanno sfidato i manganelli di squadristi e poliziotti, di anarchici che urlavano al cappio sul patibolo, di contadini siciliani falciati dalla mafia. È la storia di chi ha creduto che otto ore di lavoro, otto di svago e otto di sonno non fossero un'utopia ma una necessità inalienabile della dignità umana.

Il lavoro è ancora oggi un campo di battaglia: salari bassi, precarietà, sicurezza sul lavoro che spesso manca e che anche il prossimo referendum dell'8-9 giugno 2025 dice di voler cancellare.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Origini storiche del Primo Maggio: nasce negli Stati Uniti durante la rivoluzione industriale come lotta per le 8 ore lavorative, culminando nella tragedia di Haymarket a Chicago e riconosciuto come Festa internazionale dei lavoratori dalla Seconda Internazionale nel 1889.

  • Storia in Italia: la Festa del Lavoro è stata soppressa dal fascismo e ripristinata nel 1947, anno in cui avvenne la strage di Portella della Ginestra contro i manifestanti in Sicilia, evidenziando la lunga e complessa battaglia per i diritti dei lavoratori nel nostro Paese.

  • Significato attuale: oggi il Primo Maggio è celebrato con concerti e manifestazioni, ma resta un momento di denuncia delle criticità del mondo del lavoro moderno – tra precarietà, morti bianche e mancanza di tutele – ricordando che il lavoro è ancora oggi una questione politica e sociale.

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Pasquale Narciso
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