02 May, 2025 - 19:20

Controllo conto corrente Agenzia delle Entrate: come difendersi e quali prove servono

Controllo conto corrente Agenzia delle Entrate: come difendersi e quali prove servono

Sempre più contribuenti si chiedono cosa fare in caso di controllo del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate. Come funziona un accertamento bancario? Chi lo effettua? E soprattutto, quali sono le prove utili per difendersi da eventuali contestazioni di prelievi o versamenti? Quando il fisco accende si concentra sui movimenti bancari, le sanzioni possono essere pesanti, soprattutto se emergono redditi non dichiarati. Molti si chiedono se esista un "piano B" per evitare le conseguenze, ma la verità è che l'unica soluzione è prepararsi con precisione, senza cercare scorciatoie. Insomma, come  giustificarsi in caso di accertamento sul conto bancario o postale? E quali prove sono considerate valide?

Accertamento fiscale e conto corrente: come preparare prove convincenti da presentare all'Agenzia delle Entrate 

I rapporti con il fisco non si basano su racconti improvvisati o dichiarazioni generiche, ma su  norme precise e leggi ben definite. Giustificare un movimento (entrata o uscita) sul conto corrente bancario o postale non vuol dire improvvisare spiegazioni  all’ultimo minuto, magari in vista di  un confronto con l’Agenzia delle Entrate.

Alla base dei controlli bancari c’è una presunzione legale prevista dallarticolo 32 del DPR n. 600 del 1973. Come sottolineato da FiscoOggi, la rivista ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, i versamenti e i prelevamenti su un conto corrente possono essere considerati, salvo prova contraria, come ricavi o proventi occulti o redditi non tassati.

Chi effettua gli accertamenti fiscali?

L'accertamento fiscale sui conti correnti bancari o postali è un’attività condotta principalmente dall’Agenzia delle Entrate, con lo scopo di verificare la coerenza tra le movimentazioni finanziarie, i redditi dichiarati e le spese sostenute dal contribuente.

In caso di situazioni più complesse o sospetti di evasione fiscale, l’Agenzia può avvalersi del supporto della Guardia di Finanza, che ha poteri investigativi più ampi e può condurre indagini approfondite.

È importante sottolineare che l’Amministrazione finanziaria ha accesso diretto all’Archivio dei rapporti finanziari, una banca dati che raccoglie tutte le informazioni sui conti correnti e gli strumenti finanziari intestati ai contribuenti. L’incrocio di questi dati consente al fisco di individuare con precisione eventuali discrepanze, anomalie o incongruenze tra redditi, spese e flussi bancari.

Proprio per questo motivo, non è raro che l’Agenzia delle Entrate richieda al contribuente di fornire spiegazioni dettagliate su versamenti o prelievi effettuati. Quando tali movimentazioni risultano ingiustificate, possono essere considerate presunzione di redditi non dichiarati, e portare all’emissione di un avviso di accertamento fiscale.

I conti correnti dei familiari sono estranei all’accertamento bancario?

Non necessariamente. Durante un accertamento bancario, qualsiasi anomalia può estendere l’ambito della verifica anche ai conti correnti intestati a terzi — come amici, parenti o società — se si presume che siano in qualche modo riconducibili al contribuente sottoposto a controllo.

In questi casi, l’attività di indagine si intensifica attraverso una collaborazione tra l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, con l’obiettivo di raccogliere tutti gli elementi utili per accertare eventuali fenomeni di evasione fiscale.

Quali documenti servono per contestare un accertamento bancario?

Per contestare efficacemente un accertamento fiscale sui movimenti bancari, il contribuente deve fornire prove dettagliate, documentabili e coerenti.

Secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 13112 del 2020, è necessario giustificare analiticamente ogni versamento o prelievo, indicando la relativa causale e dimostrando che l’operazione:

  • è già stata tassata alla fonte, come ad esempio: vincite al gioco, premi assicurativi e molto altro;
  • è esente da tassazione, come ad esempio donazioni, restituzioni di prestiti, vendite di beni personali usati e così via.

È importante sottolineare che il contribuente non può giustificare i movimenti di entrata o uscita, o i rapporti finanziari del conto corrente bancario o postale, con semplici dichiarazioni verbali.

È necessario fornire documenti, ricevute, contratti o qualsiasi altro elemento utile a dimostrare la natura non imponibile delle somme oggetto di contestazione.

Controllo del conto corrente da parte del fisco: domande frequenti 

  1.  Il Fisco può controllare il mio conto corrente? Sì. L’Agenzia delle Entrate può accedere all’Archivio dei rapporti finanziari per verificare movimenti sospetti o incoerenti con i redditi dichiarati.
  2.  I conti correnti di familiari o terzi possono essere oggetto di accertamento?  Sì. Se vi sono indizi che fanno ritenere che un conto intestato a un parente, amico o società sia riconducibile al contribuente controllato, anche quel conto può essere oggetto di verifica.
  3. Devo fornire prove scritte per giustificare i movimenti bancari?  Sì. Le spiegazioni verbali non sono sufficienti. Occorrono documenti, ricevute, contratti o altri elementi certi che giustifichino la natura non imponibile delle somme.
  4.  I versamenti e i prelievi possono essere considerati reddito non dichiarato? Sì. Ai sensi dell’art. 32 del DPR 600/1973, se non giustificati, i movimenti bancari possono essere presunti come ricavi occulti o redditi non tassati.
  5. È sempre la Guardia di Finanza a fare i controlli bancari? No. L’attività è svolta principalmente dall’Agenzia delle Entrate, ma la Guardia di Finanza può intervenire in caso di indagini più complesse o sospetti di evasione.

 

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Antonella Tortora
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