Ci sono un'ansia e un tarlo che ci divorano, che ci sussurrano all'orecchio: "E se ti stessi perdendo qualcosa?". È la FOMO, Fear Of Missing Out, la paura di essere tagliati fuori, di non essere nel posto giusto, di non aver visto quel post social, ascoltato quella stories, o partecipato a quell'evento.
E poi c'è anche il suo opposto, la JOMO, Joy Of Missing Out, il piacere di staccare e di godersi la solitudine, di spegnere lo smartphone di pensare: "Chissenefrega". Due facce della stessa medaglia, due modi di vivere (o di sopravvivere) nell'era dei social, dove l'apparenza di esserci conta più dell'essere davvero.
Se anche un funerale come quello di Papa Francesco diventa un post, un like, un hashtag, cosa resta del raccoglimento? La sfida, oggi, è trovare un equilibrio. Essere connessi senza esserne schiavi, vivere la comunità senza l'ossessione di mostrarlo.
Oggi non si tratta solo di concerti, feste o cene trendy. L'ossessione di partecipare ha coinvolto anche eventi impensabili, tipo i funerali. Un tempo momento d silenzioso raccoglimento (non sempre, ma l'immagine che ci viene alla mente è quella), oggi i funerali sono diventati eventi da non perdere.
All’alba si sono aperti i varchi per l’ultimo saluto a Papa Francesco: in migliaia in fila da ore, molti hanno dormito in strada per esserci. #PapaFrancesco #Funerali #PapaFrancisco pic.twitter.com/DxMFFR1ynK
— Tag24 (@Tag24news) April 26, 2025
Pensate al 26 aprile 2025: Piazza San Pietro e via Merulana traboccavano di persone da ogni angolo del pianeta per l'ultimo saluto a Papa Francesco, scomparso all'età di 88 anni. In centinaia di migliaia si sono riversati a Roma, senza che però si verificassero disservizi o incidenti.
Nella capitale italiana sono arrivati anche politici del calibro di Donald Trump, il re di Spagna Felipe, il principe William e persino il presidente argentino Javier Milei con la sorella Karina. E poi, loro, gli "ultimi": senzatetto, transessuali, migranti, detenuti, seduti in prima fila, come voluto da Francesco.
Questo funerale non è stato solo un addio, ma anche uno specchio della nostra epoca. Da una parte, l'eredità di un Papa che ha unito mondi opposti - i potenti con gli emarginati, la fede con chi non crede - in un ultimo gesto di inclusione. Dall'altra, la mania di esserci, di postare, di dire al mondo "io c'ero".
Le transenne dividevano la folla, ma non fermavano i selfie. Il corteo funebre, pensato per essere sobrio, è diventato una corsa a immortalare l'attimo, con la Jeep di Bergoglio che qualche volta accelerava, quasi a voler sfuggire all'ossessione di essere fotografata.
La FOMO, acronimo di Fear Of Missing Out, è la paura di restar tagliati fuori da qualcosa di importante, interessante o socialmente rilevante. Si manifesta come un'ansia costante di perdersi eventi, esperienze od opportunità che gli altri stanno (o starebbero) vivendo: una sensazione che gli onnipresenti social media amplificano, dove le vite altrui sono osservate e viste in tempo reale, anche se filtrate e modificate da filtri di vario genere.
L'applauso dei fedeli quando il cardinale Re dice: "Lui chiedeva di pregare per lui, ora sei tu papà Francesco a dover pregare per noi, per la Chiesa, per tutta l'umanità" #PapaFrancesco #funeralipapa #funeralipapafrancesco pic.twitter.com/3SEk0SYdKJ
— Famiglia Cristiana (@fam_cristiana) April 26, 2025
In sintesi: la FOMO è un motore psicologico potentissimo, che trasforma la paura di restare fuori in azione immediata. E chi comunica - dai brand alle piattaforme - lo sa benissimo.
Il rovescio della medaglia, la JOMO, diventa quasi un atto di ribellione in un mondo che ci chiede di essere sempre presenti e online.
Perché anche un funerale diventa un evento da non perdere? La risposta sta nel paradosso dei social: ci connettono, ma ci isolano. La FOMO ci spinge a partecipare a tutto, anche al lutto collettivo, per paura di essere esclusi dalla narrazione. Postare una stories con #PapaFrancesco non è solo un omaggio: è un biglietto per dire "Io sono parte di questo momento".
#Pope Francis is taken to his final resting place in the popemobile, giving people on the procession route a chance to pay their final respects.
— Burj khalifa token (@Burjkhalifameme) April 26, 2025
250,000 people attended the funeral inside St. Peter's Square and hundreds of thousands came to St. Peter's Basilica as he lied in……
È l'ansia di non essere abbastanza connessi, di non essere abbastanza visti. E così, ci ritroviamo a Roma, in mezzo a una folla che applaude, sventola bandiere argentine, svizzere, polacche e persino sarde, ma che a tratti sembra più intenta a usare il telefono che a pregare.
Questo bisogno di esserci, di partecipare, non è solo FOMO. È anche un desiderio più profondo: quello di appartenere. I grandi eventi, anche i più tristi, ci fanno sentire parte di una comunità. Lo vediamo nelle feste cristiane, che riuniscono credenti e non in un rituale collettivo.
Lo vediamo nei funerali, che diventano momenti di aggregazione, di condivisione, persino di diplomazia con incontri più o meno fuori protocollo tra i grandi della Terra.
La FOMO e la JOMO nell’era dei social - La FOMO (Fear Of Missing Out) è la paura di essere esclusi da eventi o momenti significativi, spinta dai social e dalla necessità di apparire presenti. Il suo opposto, la JOMO (Joy Of Missing Out), è il piacere di disconnettersi. Entrambe riflettono il conflitto tra presenza reale e visibilità online.
Il funerale di Papa Francesco come evento globale e social - Il funerale di Papa Francesco ha unito potenti ed emarginati in un momento collettivo, ma è stato anche un evento mediatico, con selfie, post e hashtag. Un simbolo della trasformazione dei riti pubblici in occasioni da condividere, più che da vivere interiormente.
La sfida: essere connessi senza esserne schiavi - Anche nel lutto collettivo, la FOMO spinge a esserci per sentirsi parte di qualcosa. Ma il rischio è confondere la partecipazione autentica con l’apparire. Il vero equilibrio sta nel vivere i momenti, senza l’ossessione di mostrarli.