Come a ogni primavera, le temperature salgono, i prati si colorano di fiori e le giornate si allungano. Per molti, in Italia e non solo, ciò rischia di diventare un calvario cronico fatto di nasi che colano, occhi che si arrossano e tanti starnuti. La pollinosi, un'infiammazione delle vie respiratorie scatenata dai pollini, colpisce sempre più duro e il cambiamento climatico rende la primavera sempre più "maledetta".
Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che le allergie si stanno cronicizzando e quindi richiedono trattamenti e cure mediche lunghe e costose, non soltanto per i singoli ma anche per i sistemi sanitari nazionali.
Ecco come inquinamento, riscaldamento globale e arrivo delle specie invasive stanno riscrivendo le regole del gioco, con pesanti conseguenze per la salute e l'economia.
Il cambiamento climatico sta trasformando le allergie in una crisi sanitaria e ambientale. Senza interventi decisi per ridurre le emissioni di CO₂ e l'inquinamento, la stagione dei pollini potrebbe diventare un incubo perenne.
La dottoressa e dermatologa dell’Istituto di Medicina Ambientale di Augusta Claudia Traidl-Hoffmann ha avvertito, rispondendo ai dubbi di chi teme che un clima più caldo possa aggravare le allergie: "Non è il solo clima. È un mosaico: pollini più aggressivi, specie più invasive, eventi estremi. Dobbiamo agire ora".
Se il clima cambia il calendario, l'inquinamento rende i pollini più aggressivi. Temperature più alte e concentrazioni elevate di CO₂ favoriscono la fotosintesi, favorendo la crescita delle piante e la produzione di pollini. Uno studio del 2012 su PLoS ONE ha mostrato come la quantità di polline rilasciata da cipressi, platani e ambrosie è in aumento in Europa.
Negli Stati Uniti, due ricercatrici dell'Università del Michigan hanno previsto - basandosi su modelli climatici - che la produzione di pollini aumenterà del 200% entro la fine del secolo, con un anticipo di 40 giorni della stagione pollinica.
In Italia, le riniti allergeniche sono aumentate dal 16,8% nella popolazione nel 1991 al 25,8% nel 2010 e oggi circa 9 milioni di persone combattono ogni anno con allergie respiratorie da polline, come affermato dalla Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (Siaaic). A incidere fortemente su questo quadro è anche l'allungamento della stagione dei pollini: 45 giorni in più rispetto al passato.
Che bella questa invasione di polline che entra pure dentro l'autobus, che bella la primavera ???? #milano pic.twitter.com/LMlpNEXo4V
— Lucas Prezioso (@lucasprezioso) May 3, 2025
Nel 2023, l'Italia ha registrato 10 giorni di gelo in meno rispetto alla media del trentennio 1991-2020, un dato che ha anticipato la pollinazione primaverile di 25 giorni e prolungato quella autunnale di 20.
Anche le specie invasive incidono: è il caso dell'ambrosia comune, arrivata in Europa dal Nord America nell'800. Una singola pianta produce milioni di granelli di polline altamente allergenici. Nei Balcani, in Ungheria, nell'Italia nord-occidentale e in Francia meridionale 13,5 milioni di persone soffrono a causa di questa pianta, con costi sanitari stimati in 7,4 miliardi di euro annui.
Le sostanze inquinanti, come il particolato dei gas di scarico o l'ozono, danneggiano la parete dei granuli pollinici, facilitando il rilascio degli allergeni. Chi vive vicino a strade trafficate ha più probabilità di starnutire rispetto a chi abita in campagna. E il futuro non promette nulla di buono: con oltre 350mila molecole chimiche introdotte nell'ambiente dagli anni '60 a oggi, il nostro corpo è sempre più vulnerabile alle sostanze nocive.
Le allergie non sono soltanto più un fastidio stagionale: stanno diventando croniche, richiedono terapie più lunghe e complesse. Uno studio su BMC Public Health del gennaio 2025 ha correlato l'esposizione ai pollini a un aumento del rischio di mortalità per gli anziani con malattie respiratorie croniche, fino al 116% per patologie come la Broncopneumopatia cronica ostruttiva.
La gestione delle allergie si basa anche su farmaci come antistaminici e corticosteroidi, il cui uso prolungato è in aumento. Secondo l'OMS, l'incidenza globale delle malattie croniche, incluse quelle allergiche, è cresciuta del 57% dal 2001 al 2020, con un aumento dell'uso di farmaci per gestire sintomi persistenti.
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L'immunoterapia specifica, o "vaccino anti-allergico", è l'unico trattamento che agisce sulla causa, ma richiede 3-5 anni ed è indicata solo per casi gravi. Nei casi estremi, l’adrenalina autoiniettabile può salvare vite, soprattutto per reazioni a punture d'insetti, che nel 2024 hanno portato a 483 accessi al pronto soccorso del Bambino Gesù di Roma.
Primavera e allergie in aumento – Le allergie ai pollini colpiscono sempre più persone, diventando croniche e aggravate dal cambiamento climatico, che allunga la stagione pollinica e la rende più intensa.
Cause ambientali multiple – Temperature più alte, CO₂ elevata, inquinamento e specie invasive (come l’ambrosia) aumentano quantità e aggressività dei pollini, con conseguenze sanitarie ed economiche gravi.
Un problema di salute pubblica – Le allergie croniche pesano sui sistemi sanitari: crescono uso di farmaci, costi e rischi per le fasce vulnerabili. Serve un'azione urgente per ridurre le emissioni e tutelare la salute.