07 May, 2025 - 06:05

Il centrosinistra si spacca anche sui referedum abrogativi: chi difende il Jobs Act?

Il centrosinistra si spacca anche sui referedum abrogativi: chi difende il Jobs Act?

I referendum abrogativi dovrebbero essere un'occasione importante per il centrosinistra. I cinque quesiti, se approvati, potrebbero mettere in difficoltà il governo Meloni che, negli scorsi giorni, ha ribadito la linea di non andare a votare. Anche il solo raggiungimento del quorum, fissato al 50%+1 degli aventi diritto al voto, lancerebbe un segnale inequivocabile all'esecutivo nazionale: gli italiani non apprezzano più l'operato di Palazzo Chigi.

Di fronte a un'occasione del genere, l'opposizione dovrebbe lavorare in maniera compatta per portare a casa un risultato importante prima delle elezioni regionali. C'è però chi si oppone alla possibilità di votare cinque "sì" per i quesiti che gli elettori si troveranno davanti alle urne: l'ex premier Matteo Renzi, oggi leader di Italia Viva, e gli esponenti del suo partito ritengono che l'abrogazione del Jobs Act – richiesta dalle realtà sindacali – sia un errore.

A Renzi e a Italia Viva si unisce anche l'area riformista del Partito Democratico, guidata dall'ex presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che potrebbe difendere il Jobs Act senza però andare a impattare sul quesito riguardante la cittadinanza. A quasi un mese dal voto, sembra che il campo largo sia diviso sul voto ai referendum.

Il centrosinistra e il referendum: ennesima spaccatura?

"Cinque sì". La linea dei dem, dei Verdi e dei Cinque Stelle è molto chiara: l'8 e il 9 giugno non si voterà solo per facilitare l'ottenimento della cittadinanza agli stranieri, ma anche per la sicurezza sul lavoro e contro il Jobs Act, la riforma voluta dall'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi – accusata spesso di aver ridotto i diritti sociali in Italia.

Dal 2014 il Partito Democratico è profondamente cambiato, ma al suo interno continua a esistere una componente che tiene molto all'operato di Renzi e non è intenzionata a toccare i progressi del suo governo. La corrente "Energia Popolare", guidata da Stefano Bonaccini, sembra intenzionata a votare solo due sì: al quesito per la cittadinanza e a quello sulla responsabilità del committente per gli infortuni sul lavoro. I dem più moderati diranno "no" alle modifiche al Jobs Act.

Italia Viva e i referendum

"La sinistra parli di bollette e salari" ha ribadito il segretario e fondatore di Italia Viva, Matteo Renzi, al Corriere della Sera. L'ex premier ha detto che voterà, ma non dirà sì ai quesiti che riguardano il Jobs Act e invita gli elettori a riflettere: se il sì dovesse vincere, si tornerà alla legge Monti-Fornero che, a detta di Renzi, è anche più severa del Jobs Act da lui voluto. Il segretario di Italia Viva resta scettico sul raggiungimento del quorum, ma nonostante tutto prende seriamente l'appuntamento elettorale del prossimo 8 e 9 giugno.

Non manca poi un invito al centrosinistra: pensare a salari e bollette per poter mandare a casa il governo di Meloni. Renzi sottolinea poi, guardando alle elezioni canadesi, come l'unico modo per vincere sia guardare al centro.

Cosa prevedono i tre quesiti sul Jobs Act

Sono tre i quesiti che riguardano il Jobs Act nel referendum dell'8 e del 9 giugno 2025. Il primo quesito propone l'abrogazione del dl n. 23 del 2015, che ha introdotto il contratto a tutele crescenti. I lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015, in caso di licenziamento illegittimo, hanno diritto solo a un'indennità economica, senza possibilità di reintegro.

Il secondo quesito punta a eliminare il tetto massimo all'indennità per licenziamenti illegittimi nelle imprese con meno di 15 dipendenti. L'indennizzo al momento è limitato a sei mensilità, con possibilità di aumento fino a 14 in base all'anzianità.

Il terzo quesito infine propone di abrogare le norme che permettono la stipula di contratti a tempo determinato senza causale per periodi fino a 12 mesi. Le aziende possono assumere senza specificare una motivazione per contratti di durata inferiore a un anno. L'abrogazione reintrodurrebbe l'obbligo di indicare una causale anche per contratti di breve durata, limitando l'uso dei contratti a termine a esigenze temporanee specifiche.

Riassunto in tre punti

  • Divisioni nel centrosinistra: I referendum potrebbero essere un'opportunità per l'opposizione, ma il fronte del centrosinistra è spaccato, in particolare sul Jobs Act, con Renzi e Bonaccini contrari all’abrogazione.
  • Italia Viva contro l'abrogazione: Renzi e i suoi non sostengono i quesiti sul Jobs Act e chiedono di focalizzarsi su temi concreti come salari e bollette.
  • Contenuto dei quesiti: I tre quesiti sul Jobs Act mirano ad abrogare norme che limitano il reintegro, fissano tetti alle indennità e consentono contratti senza causale.
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Francesco Fatone
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