Hai mai notato che nessuno degli ultimi papi ha portato la barba? Questa curiosità nasconde motivazioni ben precise, radicate nella storia della Chiesa cattolica e nei suoi simboli.
Se nel passato alcuni ecclesiastici, specialmente in Oriente, portavano barbe lunghe in segno di saggezza, nella tradizione occidentale questa usanza è stata progressivamente abbandonata. Da 300 anni non c'è un papa con la barba. Perché?
Scopriamo le ragioni pratiche e canoniche che spiegano questa scelta.
Vi siete mai chiesti perché da oltre trecento anni non vediamo un Papa con la barba? L'ultimo fu Innocenzo XII, al secolo Antonio Pignatelli, che guidò la Chiesa dal 1691 al 1700, noto per la sua ferma lotta contro il nepotismo. Ma dopo di lui, più nessun pontefice ha sfoggiato una barba. Come mai?
La storia della barba nella Chiesa è un po' un tira e molla, un rapporto di amore-odio che affonda le radici fin nelle Sacre Scritture.
Nell'Antico Testamento, la barba aveva un suo perché: tagliarla a qualcuno era un affronto bello e buono (basta leggere la storia in 2 Samuele 10:4). Radersela o strapparsela era segno di lutto, mentre lasciarla incolta poteva far passare per matti.
Addirittura, certi tagli di barba, magari perché scimmiottavano usanze pagane, erano severamente vietati.
I Greci e i Romani preferivano invece il viso liscio. Anche se spesso gli Apostoli nelle prime immagini cristiane sono barbuti, non è una regola fissa. In alcune rappresentazioni antiche del battesimo, Gesù stesso è senza barba, a differenza dell'iconografia bizantina più comune.
Persino i Padri della Chiesa, come Girolamo e Agostino, non erano sempre d'accordo sul da farsi, chi criticando chi incoraggiando la barba. Insomma, un bel rebus.
Fatto sta che già nel VI secolo, in Inghilterra, il diritto canonico diceva chiaro e tondo ai chierici di non farsi crescere "liberamente né capelli né barba".
Questo divieto è stato preso piuttosto sul serio per tutto il Medioevo. Il Concilio di Tolosa del 1119 arrivò a minacciare di scomunica i chierici che si lasciavano crescere capelli e barba "come i laici".
Però, c'era una scappatoia: la legge parlava di "coltivare la barba" (barbam nutrire), il che fu interpretato come un permesso per barbe corte e curate. Ecco perché, guardando i ritratti di papi, santi e vescovi del XVI e XVII secolo, ne vediamo molti con la barba: pensate a Ignazio di Loyola, Francesco di Sales, Filippo Neri, o ai papi Giulio II e Clemente VI.
Dal punto di vista simbolico, figure come San Carlo Borromeo incoraggiavano i loro sacerdoti a radersi. L'idea era che la lunghezza dei capelli potesse rappresentare una moltitudine di peccati. Radersi, quindi, era come "tagliare via" simbolicamente vizi e peccati, considerati superflui, proprio come una barba.
Poi ci sono le motivazioni pratiche, legate soprattutto alla liturgia. Ai chierici non era permesso che i peli del labbro superiore finissero nel calice durante la Comunione. Un motivo più che valido per preferire un viso pulito.
La vera svolta verso la rasatura come norma, però, arrivò tra il XVII e il XVIII secolo, spinta dall'esempio della corte francese e da figure come il cardinale Orsini.
Ci furono dei tentativi nel XIX secolo di reintrodurre la barba tra il clero, ma la Santa Sede disse di no. Certo, alcuni ordini religiosi, come i Francescani Cappuccini e i Certosini, hanno mantenuto la barba come parte delle loro costituzioni, simbolo di penitenza e austerità.
Ma per i Papi, da Innocenzo XII in poi, la guancia liscia è diventata la prassi.