"Dopo ottant'anni dalla morte e oltre due anni e mezzo tra avvocati, tribunali e una speranza che ormai sembrava sfumata, otteniamo finalmente un barlume di giustizia". Carla Castellani, nipote di Carlo, bomber dell'Empoli e del Livorno, deportato e ucciso nei campi di concentramento dal regime nazifascista, commenta al Tirreno la sentenza di primo grado del Tribunale di Firenze che riconosce ai familiari il risarcimento per la deportazione a Mauthausen, l'uccisione e la distruzione del corpo nel crematorio di Gusen.
"Al di là dell'eventuale somma economica – continua la nipote – otteniamo finalmente una grande vittoria morale perché la sentenza, anche se di primo grado, riconosce quella barbarie e le difficoltà che hanno vissuto i familiari. Una vittoria ottenuta dopo due anni e mezzo di attese e speranze che sembravano ormai vane".
Carlo Castellani era commerciante in legname ed era molto conosciuto perché era stato attaccante dell'Empoli (record di gol battuto solo nel 2011 Francesco Tavano) e del Livorno in Serie A. Quando venne deportato a Mauthausen aveva 35 anni.
Proprio quella notte tra il 7 e l'8 marzo del '44 alla porta di casa Castellani si presenta la polizia fascista. Cerca David, è malato, Carlo apre e si offre di andare in caserma al posto del padre. E' l'ultimo sguardo verso la sua casa.
Empoli non lo ha mai dimenticato e gli ha intitolato lo stadio che si chiama "Carlo Castellani-Computer Gross Arena".