Nelle ultime settimane, la pensione anticipata contributiva a 64 anni di età è diventata un tema di grande interesse per molti lavoratori. In particolare, c'è molta attenzione su cosa significhi "computo contributivo" e sulle modifiche introdotte dal 2025.
Tra le principali novità troviamo l'aumento del requisito minimo per l'assegno pensionistico, insieme ai cambiamenti riguardo ai contributi necessari per i fondi complementari.
Il sistema prevede anche diverse modalità di accesso e opportunità, come la possibilità di computare i contributi nella Gestione Separata, che consente l'unificazione gratuita dei contributi, a patto che vengano soddisfatti specifici requisiti. Analizziamo ora tutte le novità e i cambiamenti previsti fino al 2030.
Molti lavoratori guardano con attenzione le possibili novità della riforma delle pensioni, che potrebbe essere inserita nella prossima Manovra 2026. Tra le misure previste, si discute di un possibile incremento di tre mesi dell’età pensionabile, sia per la pensione di vecchiaia che per quella anticipata ordinaria, a partire dal 1° gennaio 2027. Inoltre, è previsto un adeguamento graduale di tutte le misure previdenziali.
In questo contesto, molti si chiedono come funzioni la pensione anticipata contributiva, soprattutto alla luce delle nuove prospettive previdenziali. Secondo pensionioggi.it, questa misura consente a determinati lavoratori di uscire dal mondo del lavoro prima dei 67 anni, a condizione che vengano soddisfatti i requisiti richiesti.
La prima condizione riguarda l’aspetto contributivo: la pensione anticipata contributiva è riservata ai lavoratori che hanno accumulato anzianità contributiva dopo il 31 dicembre 1995. Per poter accedere alla pensione, è necessario aver compiuto almeno 64 anni di età e aver maturato almeno 20 anni di contributi effettivi, al netto di malattia, maternità e altre eventuali interruzioni.
Nel 2024, sono arrivati i primi correttivi a questa misura. Infatti, l’accesso alla pensione anticipata contributiva è stato condizionato all’avere un importo pensionistico che raggiunga almeno tre volte il trattamento minimo sociale, ovvero circa 1.616 euro al mese nel 2025.
Inoltre, il governo ha previsto agevolazioni per le lavoratrici con figli, abbassando l’importo soglia a 2,8 o 2,6 volte l’assegno sociale, a seconda del caso. Le nuove regole introdotte nel 2025 consentono di sommare, su richiesta, anche il trattamento di previdenza complementare per perfezionare i requisiti. Tuttavia, è previsto un accumulo contributivo minimo di 25 anni, che aumenterà a 30 anni a partire dal 2030.
Infine, è importante sottolineare che la rendita pensionistica non può superare cinque volte il trattamento minimo INPS, che nel 2025 corrisponde a circa 3.017 euro lordi al mese, fino al raggiungimento dell’età pensionabile.
La normativa prevede anche la possibilità di riunire i contributi versati in diverse gestioni nella Gestione Separata. Un processo, chiamato "computo" che, consente di determinare in modo semplice l’importo della pensione.
Tuttavia, possono utilizzare questo sistema solo i lavoratori che hanno accumulato almeno 15 anni di contributi complessivi, di cui almeno 5 anni devono essere stati versati dopo il 1996. Inoltre, è necessario che ci sia un contributo minimo versato nella Gestione Separata.
È importante sottolineare che non rientrano nel computo i versamenti effettuati nelle casse professionali o quelli destinati al perfezionamento di altri trattamenti previdenziali.
Possono richiedere il computo:
Per maggiori dettagli sulla pensione a 71 anni, è possibile consultare la pagina ufficiale INPS dedicata alla pensione di vecchiaia.