Anche papa Leone ha invitato all'uso intelligente, misurato, delle parole. Serve un'educazione al linguaggio perché le parole sono armi "e le armi - dice lo scrittore Gianrico Carofiglio - possono offendere ma anche difendere, sono strumenti potenti. Possono cambiare il mondo in una direzione migliore, se usate in maniera consapevole. Allora molte cose vengono da sé. Il tema è diventare consapevoli, dei cittadini responsabili. La consapevolezza è parte di una cura in cui rientra anche la cura del linguaggio. È un tirocinio per diventare membri nella comunità e non sudditi".
Un vecchio proverbio dice che "le parole le porta via il vento" ma è un detto popolare superato. Con le tecnologie moderne, con internet che tutto rende eterno, le parole restano, se scritte. E spesso sono impregnate di odio e fomentano violenza e le conseguenze possono essere drammatiche, soprattutto quando vengono prese di mira le persone. Non basta cancellare espressioni ingiuriose dal web per rimediare ai danni, perché le parole sono come le frecce, una volta scagliate non tornano indietro. E le ferite rimangono. E la cancellazione dal web diventa quasi sempre un'impresa anche attivando le vie legali. Per aprire un profilo sui social servirebbe lasciare un documento di identità. Per guidare un'auto ci vuole la patente e così dovrebbe essere anche per scrivere su un social.