Prima di Riccardo Magi, ci fu un certo Marco Giacinto Pannella ad avere l'idea di travestirsi da fantasma nel tentativo - disperato - di accendere il dibattito attorno a un referendum. Correva il 1997. E col senno del poi, che sarebbe quello di oggi, quando negli occhi abbiamo ancora il leader di Più Europa coperto dal lenzuolo che viene braccato dai commessi nell'aula di Montecitorio, sembra nello stesso momento un'eternità e appena ieri, poiché ci si rende conto di quanto davvero le cose in Italia fatichino a cambiare e, gira e rigira, si parla, si discute, ci si azzuffa, ci si appiglia, ci si traveste finanche, sempre per le stesse cose.
Il filosofo dei corsi e ricorsi storici, del resto, è nato a Spaccanapoli.
E insomma, per farla breve: nel 1997, presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, presidente del Consiglio Romano Prodi, furono addirittura venti i referendum che il Partito Radicale di Pannella promosse raccogliendo la bellezza di dieci milioni di firme. Furono sette quelli che sopravvissero alla ghigliottina della Consulta e furono zero quelli che andarono in porto.
Ma il vecchio leone vendette cara la pelle. Magi aveva 21 anni quando Pannella prima bloccò via del Corso, a Roma, con la campagna oratoria "Ma perché?" (che sarebbe servita a finanziare le pagine a pagamento dei giornali che aveva preso allo stesso scopo di promuovere la consultazione popolare), e poi ebbe l'idea di andare in tv travestito da fantasma, ospite della tribuna politica che la Rai organizzò in fretta e in furia appena venti giorni prima dell'apertura dei seggi dopo che il nostro aveva scatenato mare e monti.
E chissà se non fu proprio nel preciso istante in cui Magi lo vide (si fa per dire) che dentro di lui scoccò la scintilla pazza e disperatissima della passione per la politica.
Del resto, più passano gli anni e più ci si rende conto che Pannella è stato il perdente più di successo della nostra Repubblica. Di sicuro un precursore: prima del vestito da fantasma, con cui teneva anche i comizi, Pannella per i referendum si inventò il bavaglio.
Non a caso, quindi, un po' tutti hanno cominciato a dargli ragione dal giorno dopo la sua morte, il 19 maggio 2016. Quando fantasma lo era diventato davvero.
Ma tant'è: nel 1997, Pannella si presentò davanti alle telecamere Rai col lenzuolo bianco spettrale e un cartello:
E insomma: ieri come oggi ci si lamentava che per i referendum giornaloni e televisioni avevano fatto calare un assordante silenzio.
Ma per cosa si votava ventotto anni fa? Il Partito Radicale partì bello baldanzoso e propose già nel 1996, anno della presa del potere del primo Ulivo di Prodi, un pacchetto di venti quesiti che avrebbero rivoltato la nostra democrazia come un calzino. E indovinate su quali temi si sviluppavano? Legge elettorale maggioritaria a tutti i livelli, riforma della giustizia, riforma del fisco, riforma della sanità. E poi aborto, obiezione di coscienza e legalizzazione delle droghe leggere...
Pannella & friends lo presentarono come un grande progetto per avere un sistema politico "americano, liberale, libertario e liberista". E insomma, era una sorta di make Italy great again ante litteram. Né più né meno con le stesse parole, le stesse priorità, gli stessi programmi della politica di oggi.
E invece: la Consulta dei venti quesiti proposti dal Partito Radicale, diede l'ok solamente per sette. Il primo fu per l'abolizione dei poteri governativi nelle aziende privatizzate. Il secondo si intitolava "limiti per l'esercizio dell'obiezione di coscienza". Il terzo "accesso dei cacciatori ai fondi privati". Il quarto "abolizione del sistema di progressione in carriera dei magistrati". Il quinto riguardava l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti. Il sesto l'abolizione degli incarichi extragiudiziari dei magistrati. Il settimo l'abolizione del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali.
Ma il 15 giugno 1997 si recò a votare solo il 30% degli aventi diritto. E fu l'inizio della fine: nella storia repubblicana, delle nove consultazioni tra il 1974 e il 1997, solamente una non raggiunse il quorum. Dal 1997 in poi, delle otto consultazioni effettuate, solo quella del 2011, sulla gestione pubblica dell'acqua, ha raggiunto il tetto per essere valida.
Come dire: più di un fantasma si aggira per Montecitorio e dintorni.