Indietro, march! Contrordine, ragazzi. Il Generale non fonda più alcun partito. Il rischio di una Caporetto è troppo alto. Il pericolo di un naufragio se si decide di navigare da soli nel mare magnum della politica è troppo evidente. Meglio, quindi, riparare al sicuro. Meglio rifugiarsi nell'accampamento dei vecchi amici. Meglio arruolarsi tra le fila di un esercito di lungo corso come quello della Lega: primum vivere, deinde philosophari.
E insomma: i sogni di gloria sono quantomeno rimandati. Oggi l'ha ammesso Roberto Vannacci. Fresco, del resto, di un'altra medaglia da appuntarsi al petto: è stato appena nominato vicesegretario del Carroccio da Matteo Salvini. Già, numero due: senza più velleità da numero uno.
Oggi, con un'intervista concessa a La Stampa, Roberto Vannacci ha fatto dietrofront. Ha spiegato il motivo per cui la sua marcia verso la costituzione di un suo partito si è arrestata. Meglio accontentarsi di essere uno dei vicesegretari della Lega piuttosto che impegnarsi in una campagna rischiosissima.
Vannacci, perché ha accettato la proposta di Matteo Salvini? gli ha chiesto Francesco Moscatelli. E lui:
Tra le righe di questa risposta si intuisce che il Generale, a 56 anni, non se la sente di iniziare da zero. Tant'è che nella stessa intervista confessa che spera tanto di incontrare anche il padre fondatore della Lega: Umberto Bossi. Lui sì che seppe combattere come un guerriero per creare e portare la Lega fino a Roma, fino nelle stanze dei bottoni, nel 1994. Riuscì a federare tutti i movimenti autonomisti del nord con Giancarlo Pagliarini, Vito Gnutti, Roberto Cota, Massimo Zanello, Corrado Della Torre: furono loro i primi tesserati della Lega Lombarda, chi se li ricorda? Tutti indottrinati dal fautore del federalismo italiano, il politologo Gianfranco Miglio.
Poi, certo: vennero le stagioni delle canottiere. Del celodurismo (confessato a Gad Lerner in una mitica intervista che il giornalista riuscì a strappargli in un bar di Legnano). E quelle della Padania libera. Dell'ictus del 2004. Delle corna e di "Napolitano, nomen omen: terùn!". Della condanna per vilipendio (un anno e 15 giorni). Della grazia di Mattarella. Ma tant'è: la parabola del Senatur è irripetibile. O quantomeno: Vannacci non se la sente di ripercorrerla. I tempi sono cambiati. E lui è un altro tipo di animale politico, mettiamola così
E comunque: l'anno scorso, il Generale è andato a Pontida. Da numero due della Lega ora andrà anche a Gemonio, a trovare l'Umberto?
Beh, se ci riuscirà sarà davvero difficile immaginare un punto di convergenza nelle loro visioni. Bossi ha sempre odiato chi si richiamava al fascismo. E Vannacci nemmeno oggi dice di rinunciare alla sua Decima:
E vabbè: che non vada a Gemonio per dirlo a Bossi, che ha 83 anni e già i suoi guai.
E comunque: c'è una statistica che ha fatto riflettere il Generale, che l'ha fatto dare il suo addio alle armi prima ancora di combattere. L'ha citato lui stesso quando gli hanno chiesto il motivo per cui ha rinunciato a creare un partito tutto suo: