La depressione non è semplicemente una tristezza passeggera. Sintomi come affaticamento costante e insonnia possono indicare un disturbo più serio. Quando la depressione influisce significativamente sulla vita quotidiana e lavorativa, può essere considerata una patologia invalidante. Se diagnosticata una forma grave che riduce la capacità lavorativa, questa condizione può rappresentare una base per accedere a prestazioni previdenziali, come la pensione anticipata per depressione.
Il requisito principale per la pensione anticipata resta l’anzianità contributiva, ovvero il numero di contributi versati. Tuttavia, in presenza di patologie invalidanti certificate, come una depressione riconosciuta con una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%, non è sempre necessario aver raggiunto un’anzianità contributiva elevata.
In questi casi, infatti, si può ottenere un assegno di invalidità dall’INPS e, nei casi più gravi, anche l’indennità di accompagnamento, un supporto economico aggiuntivo per chi necessita di assistenza continuativa.
La depressione è una delle malattie più diffuse al mondo e rientra tra le cause che possono ridurre la capacità lavorativa, causando disabilità.
Secondo quanto riportato da osservatoriomalattierare.it, numerosi studi condotti dall’ECNP (European College of Neuropsychopharmacology) hanno approfondito la natura della depressione, spesso associata a disturbi somatici che compromettono la salute fisica, oltre a disturbi cognitivi come difficoltà di attenzione, concentrazione e memoria.
Questi fattori possono causare disabilità tali da permettere, una volta certificata l’invalidità civile, l’accesso a un assegno mensile.
In particolare, secondo pmi.it, le percentuali di invalidità previste dalle tabelle ministeriali per l’invalidità civile – elaborate dal Ministero della Salute e adottate dall’INPS per la valutazione delle menomazioni (DM 5 febbraio 1992 – Tabelle delle percentuali di invalidità) – variano in base alla valutazione della commissione medica ASL/INPS e alla documentazione medica presentata.
Altri fattori, come l’impatto funzionale della depressione sulla vita quotidiana, influenzano la percentuale riconosciuta.
A seconda della gravità e della tipologia della depressione, le percentuali riconosciute possono essere le seguenti:
La commissione medica ASL-INPS ha il compito di valutare le condizioni di riduzione della capacità lavorativa dovute alla depressione o ad altre patologie. Dal riconoscimento dell’invalidità civile si aprono diverse possibilità previdenziali o assistenziali, a seconda che si rispettino i requisiti anagrafici e contributivi richiesti. In particolare:
Chi soffre di una forma invalidante di depressione può avviare la procedura per richiedere il riconoscimento dell’invalidità civile.
Il primo passo consiste nel rivolgersi al medico curante, che dovrà compilare e inviare all’INPS un certificato medico attestante la diagnosi e la gravità della patologia.
Alla domanda di invalidità devono essere allegati tutti i referti, certificati e documentazioni mediche che comprovano lo stato di salute e la riduzione della capacità lavorativa.
La commissione medica ASL-INPS, dopo aver esaminato la documentazione e valutato direttamente lo stato di salute del richiedente, emetterà un verbale con la percentuale di invalidità riconosciuta.
In base a questa percentuale, sarà possibile accedere a specifiche prestazioni economiche, come l’assegno mensile di invalidità erogato dall’INPS.
La pensione anticipata per depressione rappresenta una possibilità concreta per chi soffre di questa patologia invalidante e vede compromessa la propria capacità lavorativa. Nel 2025, l’INPS continua a riconoscere assegni e pensioni basati sulla certificazione medica di invalidità, con requisiti contributivi e anagrafici specifici.
Ecco i punti chiave da conoscere per orientarsi nella domanda e ottenere il diritto alla pensione anticipata: