19 May, 2025 - 20:45

Pensione di vecchiaia a 71 anni: novità 2025 su requisiti e assegno ordinario di invalidità

Pensione di vecchiaia a 71 anni: novità 2025 su requisiti e assegno ordinario di invalidità

Festeggiare i 71 anni è un grande traguardo della vita, ma può anche sollevare importanti interrogativi dal punto di vista previdenziale. Cosa succede al diritto alla pensione di vecchiaia o all’assegno ordinario di invalidità? Quali sono le implicazioni per chi si avvicina a questa età senza aver maturato determinati requisiti contributivi?

È fondamentale comprendere come cambia la pianificazione previdenziale e quali conseguenze può avere in termini di perdita di diritti, come ad esempio la reversibilità del trattamento. Scopriamo insieme cosa bisogna tenere a mente per chi spera di ricevere dall’INPS la pensione di vecchiaia al compimento dei 71 anni, con almeno cinque anni di contributi effettivi.

Assegno ordinario di invalidità a 71 anni nel 2025: quando si trasforma in pensione di vecchiaia

Se percepisci l’assegno ordinario di invalidità, significa che la commissione medica ASL/INPS ha accertato una ridotta capacità lavorativa inferiore a un terzo, dovuta a infermità o difetto fisico o mentale.

È importante sottolineare il requisito contributivo: la normativa prevede che tu abbia accumulato almeno cinque anni di versamenti contributivi e 260 contributi settimanali, di cui 156 (tre anni) nel quinquennio precedente la data di presentazione della richiesta di ammissione al beneficio.

Al compimento dell’età pensionabile, e in presenza di tutti i requisiti, l’assegno ordinario di invalidità viene trasformato d’ufficio in pensione di vecchiaia. Tuttavia, questa regola potrebbe non essere sempre applicata dall’INPS: vediamo perché.

Pensione di vecchiaia a 71 anni con solo cinque anni di contributi: cosa sapere

Rimandare il pensionamento oltre l’età pensionabile significa che, al compimento dei 67 anni con 20 anni di contributi, non sono ancora stati maturati i requisiti per andare in pensione.

La circolare INPS n. 46 del 13 marzo 2024, basata sulla Legge di Bilancio 2024, ha modificato le regole per la pensione di vecchiaia e anticipata nel sistema contributivo per il biennio 2025-2026.

Per i lavoratori con anzianità contributiva maturata successiva al 1° gennaio 1996, è previsto un importo soglia pari all’assegno sociale. È importante sottolineare che, per chi ha perfezionato i requisiti entro il 31 dicembre 2023, l’importo soglia resta pari a 1,5 volte l’assegno sociale.

È essenziale ricordare che, una volta compiuti i 71 anni, chi ha almeno cinque anni di contribuzione effettiva maturata dopo il 1° gennaio 1996 ha diritto alla pensione di vecchiaia.

Tuttavia, chi percepisce l’assegno ordinario di invalidità e ha raggiunto i 71 anni con cinque anni di contributi potrebbe non avere diritto alla pensione di vecchiaia se non rientra nel sistema contributivo.

La regola INPS è chiara: se al compimento dei 71 anni si risultano almeno cinque anni di versamenti contributivi maturati dopo il 1° gennaio 1996, si ha diritto alla trasformazione d’ufficio dall’assegno ordinario di invalidità alla pensione di vecchiaia. In caso contrario, il beneficiario continuerà a percepire l’assegno ordinario di invalidità.

Facciamo un esempio:

  • Mario ha compiuto 71 anni e percepisce l’assegno ordinario di invalidità, avendo accumulato cinque anni di contributi effettivi dopo il 1° gennaio 1996. In base a questi requisiti, l’INPS attiva il passaggio d’ufficio alla pensione di vecchiaia, trasformando il trattamento da assistenziale a ordinario.
  • Se invece Mario ha maturato cinque anni di contributi prima del 1996, non avrà diritto alla trasformazione del trattamento in pensione e continuerà a ricevere solo l’assegno di invalidità, con conseguenze sul riconoscimento di alcuni diritti.

Differenze nei diritti: rivalutazione, reversibilità e trasformazione in pensione ordinaria

 Raggiunti i 71 anni, molti si aspettano un trattamento economico ordinario. La pensione di vecchiaia garantisce infatti maggiore sicurezza economica e diritti più estesi, come la reversibilità ai superstiti.

Tuttavia, l’assegno ordinario di invalidità potrebbe non trasformarsi in pensione di vecchiaia se non si soddisfano i requisiti contributivi, con il rischio di perdere alcuni diritti, tra cui la reversibilità.

I familiari superstiti possono chiedere solo la pensione indiretta, che richiede almeno cinque anni di anzianità assicurativa e contributiva, di cui tre negli ultimi cinque anni prima del decesso.

Sintesi: 71 anni e le implicazioni previdenziali

  1. Al compimento dei 71 anni, l’assegno ordinario di invalidità può essere trasformato automaticamente in pensione di vecchiaia, a condizione che siano stati maturati almeno cinque anni di contributi effettivi dopo il 1° gennaio 1996. Questa trasformazione garantisce un trattamento economico più stabile e diritti previdenziali ampliati.
  2. Chi ha raggiunto i 71 anni senza i requisiti contributivi necessari o con contributi maturati prima del 1996 potrebbe non avere diritto alla pensione di vecchiaia, continuando a percepire solo l’assegno di invalidità. Questo comporta limitazioni nei diritti, come la mancata rivalutazione economica e l’assenza di reversibilità.
  3. La pensione di vecchiaia a 71 anni garantisce maggiori tutele, tra cui la reversibilità per i superstiti. Chi resta con l’assegno ordinario di invalidità, invece, può esporre i familiari a un minor riconoscimento dei diritti, con possibilità di richiedere solo la pensione indiretta, soggetta a specifici requisiti contributivi.
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Antonella Tortora
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