21 May, 2025 - 16:50

Chi sono Antonio Omar Dridi e Manuel Mameli, combattenti italiani morti in Ucraina?

Chi sono Antonio Omar Dridi e Manuel Mameli, combattenti italiani morti in Ucraina?

Negli ultimi giorni, la guerra in Ucraina ha visto cadere sul campo di battaglia due volontari italiani: Antonio Omar Dridi e Manuel Mameli. Le loro storie, diverse per età e provenienza, si intrecciano nel dramma del conflitto e nel desiderio di molti giovani europei di prendere parte, come foreign fighters, alla resistenza ucraina contro l’invasione russa.

Chi era Antonio Omar Dridi? Età e origini

Antonio Omar Dridi, 34 anni, era originario di Palermo. La sua vita si era svolta tra l’Italia e l’estero: dopo aver lasciato la Sicilia, aveva vissuto in Germania e Austria, dove aveva lavorato come cuoco. Secondo quanto raccontato dalla sorella Noah, Dridi era “uno spirito libero, non ha mai voluto rimanere fermo in un posto”. La sua scelta di unirsi come volontario alle forze ucraine rifletteva una personalità inquieta e idealista, spinta dal desiderio di dare un contributo concreto in una delle crisi più gravi dell’Europa contemporanea.

Dridi era arruolato nella Legione Internazionale, la formazione che raccoglie volontari stranieri a fianco dell’esercito di Kiev. Da marzo 2025 era dato per disperso: l’ultimo contatto con la famiglia risaliva al 27 marzo, pochi giorni prima che un commilitone informasse la sorella che il bunker dove si trovava era stato bombardato. Da allora, il suo cellulare risultava irraggiungibile e non sono arrivate ulteriori notizie né dai compagni né dalle autorità ucraine.

La conferma della sua morte è arrivata solo il 21 maggio 2025, attraverso l’associazione Memorial – International Volunteers for Ukraine, che ha pubblicato un messaggio sui social per onorare il combattente italiano: “Onore, gloria e gratitudine al nostro fratello”. Dridi è il quinto cittadino italiano morto combattendo in Ucraina dall’inizio del conflitto.

Chi era Manuel Mameli? Età e origini

Manuel Mameli, 24 anni, era nato a Cagliari nel 2000 e risiedeva a Selargius, in Sardegna. Anche lui aveva scelto di arruolarsi nella Legione Internazionale, partendo per l’Ucraina circa sei mesi prima della sua morte. Mameli è il settimo italiano a perdere la vita nel conflitto ucraino-russo.

Secondo le ricostruzioni dei suoi commilitoni, Mameli è stato ucciso da un drone russo nei pressi di Pokrovsk, in un’area attualmente sotto il controllo delle forze di Mosca. Il suo corpo, così come quello di altri caduti nello stesso attacco, non è stato ancora recuperato a causa della pericolosità e dell’instabilità della zona. Per questo motivo, ufficialmente Mameli viene dichiarato “missing in action”, disperso in azione.

La notizia della sua morte è stata comunicata dai compagni d’armi all’ambasciata italiana, che ha poi avvisato la famiglia in Sardegna. La conferma ufficiale da parte delle autorità militari ucraine, tuttavia, non è ancora arrivata, proprio per la difficoltà di recuperare il corpo.

Il fenomeno dei volontari italiani in Ucraina

Le storie di Dridi e Mameli si inseriscono in un fenomeno più ampio: quello dei volontari italiani che, spinti da motivazioni personali, politiche o ideali, hanno scelto di unirsi alle forze ucraine. La Legione Internazionale, creata all’inizio dell’invasione russa, ha accolto centinaia di stranieri, tra cui diversi italiani. La loro presenza, seppur numericamente limitata, è diventata simbolo della solidarietà europea verso l’Ucraina, ma anche motivo di dibattito e preoccupazione per le autorità italiane.

Le morti di Dridi e Mameli portano a sette il numero degli italiani caduti in Ucraina dall’inizio della guerra. Le loro vite, segnate da scelte difficili e da un destino tragico, sono state ricordate dai commilitoni e dalle associazioni di volontari con messaggi di cordoglio e appelli a non dimenticare il loro sacrificio.

Un addio tra dolore e riconoscenza

Le famiglie di Antonio Omar Dridi e Manuel Mameli hanno vissuto settimane di angoscia, segnate dall’assenza di notizie e dalla difficoltà di ottenere informazioni certe dal fronte. La sorella di Dridi, Noah, ha raccontato il dolore di una famiglia “molto sfortunata”, che ora chiede solo che il ricordo del fratello non venga dimenticato.

Il sacrificio di questi giovani italiani, così come quello degli altri foreign fighters caduti, pone interrogativi profondi sul senso della guerra, sulle motivazioni che spingono a partire e sulla necessità di non lasciare soli coloro che scelgono di rischiare la vita in nome di un ideale.

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