18 Jun, 2025 - 10:33

L'Iran sta davvero costruendo l'arma nucleare? La versione dell'intelligence Usa e le divergenze con Trump e Israele

L'Iran sta davvero costruendo l'arma nucleare? La versione dell'intelligence Usa e le divergenze con Trump e Israele

Il ritorno della tensione tra Israele e Iran ha riacceso il dibattito internazionale sul vero stato del programma nucleare iraniano. Dopo l’operazione militare israeliana del 13 giugno, la questione non riguarda solo la sicurezza del Medio Oriente, ma anche le divisioni interne agli Stati Uniti tra intelligence e presidenza. La posizione ufficiale dei servizi segreti statunitensi sembra smentire le preoccupazioni più estreme di Tel Aviv, ma Donald Trump insiste su una linea più dura. In mezzo, cresce l’incertezza su un possibile coinvolgimento americano nel conflitto.

L’attacco israeliano e la linea di Washington

Israele ha avviato una serie di attacchi contro l'Iran il 13 giugno. L'operazione Rising Lion sembra destinata a cambiare gli equilibri già fragili del Medio Oriente. L'azione militare israeliana mira al programma nucleare iraniano che Tel Aviv considera una minaccia esistenziale.

La storia delle ambizioni nucleari di Teheran oggi divide l'intelligence statunitense e il presidente americano Donald Trump, che appare allineato con la versione di Tel Aviv.

L’intelligence degli Stati Uniti ha concluso, riferisce la CNN, che l’Iran non stava cercando attivamente di costruire un’arma nucleare. Inoltre, anche se avesse iniziato, ci sarebbero voluti almeno tre anni per produrla e usarla.

Questa valutazione non è nuova. La direttrice dell'intelligence nazionale degli Stati Uniti, Tulsi Gabbard, durante la sua testimonianza al Congresso, nel mese di marzo, aveva affermato che la comunità dell'intelligence continua a ritenere che Teheran non stia costruendo un'arma nucleare e che il leader supremo Khamenei non abbia autorizzato il programma di armi nucleari, sospeso nel 2003.

Le tensioni tra Casa Bianca e intelligence

Trump respinge la valutazione dell'intelligence, il che lo allinea ulteriormente al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Quest'ultimo aveva avvertito che i piani “imminenti” di Teheran richiedono un'azione preventiva per porre fine al programma iraniano di arricchimento dell'uranio.

Gabbard è ferma nelle sue posizioni, ma evita di creare tensioni dirette con il presidente americano, che chiede la "resa incondizionata" da parte dell’Iran. Tuttavia, ha dichiarato alla CNN che Trump “stava dicendo la stessa cosa che ho detto io nella mia valutazione annuale delle minacce a marzo. Purtroppo, troppe persone nei media non si preoccupano di leggere quello che ho detto”.

In un momento di tensioni globali, la direttrice dell'intelligence è stata esclusa dalle discussioni chiave. Questo ha fatto sorgere dubbi sul fatto che Washington stia considerando un attacco che potrebbe innescare un intervento militare americano in Medio Oriente.

Secondo ABC News, un alto funzionario americano ha offerto un’altra prospettiva, affermando che, anche se Teheran non sembri possedere un’arma nucleare, gli sforzi in corso potrebbero cambiare rapidamente la situazione.

Un nuovo conflitto all’estero sarebbe contrario alle posizioni del presidente, che dal primo giorno del suo secondo mandato punta a una politica estera isolazionista e rivendica l’intenzione di tenere gli Stati Uniti fuori dai nuovi conflitti internazionali. La questione di un eventuale intervento americano divide anche i repubblicani più isolazionisti e persino alcuni esponenti MAGA.

Obiettivi militari e limiti operativi di Israele

Israele ha danneggiato notevolmente l'impianto più importante dell'Iran a Natanz. Questo impianto ospita le centrifughe necessarie per l'arricchimento dell'uranio.

Nel mirino di Israele c'è anche l'impianto di arricchimento di Fordow, che finora è rimasto praticamente intatto. Il sito si trova in profondità sotto una montagna, il che rende molto difficile colpirlo efficacemente.

Secondo gli esperti, Tel Aviv non sarebbe in grado di danneggiare Fordow senza armi specifiche, e quindi senza il supporto diretto degli Stati Uniti. Israele avrebbe bisogno di bombe americane in grado di penetrare le strutture sotterranee.

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