Il 9 luglio 2025 Carola Rackete, nota attivista per i diritti umani e per la giustizia climatica, ha annunciato le sue dimissioni dal Parlamento europeo. La notizia ha suscitato grande attenzione sia nei media che tra gli attivisti, data la rilevanza della figura di Rackete, divenuta celebre nel 2019 per il suo ruolo di capitana della Sea Watch e per la sua battaglia in favore dei migranti nel Mediterraneo. Ma quali sono le ragioni che l’hanno spinta a lasciare il suo incarico da eurodeputata?
Le dimissioni di Carola Rackete non sono state improvvise né dettate da ragioni personali o da contrasti interni. Al contrario, la stessa Rackete ha spiegato pubblicamente che la sua candidatura e il suo mandato sono sempre stati pensati come un contributo temporaneo al rinnovamento del partito Die Linke e al rafforzamento dello spirito collettivo dei movimenti sociali.
Nella sua dichiarazione ufficiale, Rackete ha affermato:
“La mia candidatura e il mio mandato hanno sempre mirato a contribuire al rinnovamento del partito Die Linke, un processo che sta procedendo con successo. Come persona attiva nei movimenti sociali, io e il mio team abbiamo discusso fin dall’inizio di come dare forma collettivamente al mandato e questo spirito collettivo si sta ora concretizzando attraverso le mie dimissioni. Ringrazio tutti gli elettori e in particolare tutti i membri del partito che hanno riposto in me la loro fiducia”.
Le sue parole sottolineano come la scelta di lasciare il Parlamento europeo sia coerente con una visione della politica non individualistica, ma orientata al lavoro di squadra e alla rotazione delle figure di rappresentanza. Rackete ha voluto così dare un segnale forte sull’importanza di costruire processi politici collettivi e partecipativi, superando la personalizzazione della leadership.
Rackete ha sempre dichiarato di sentirsi prima di tutto un’attivista, più che una politica di professione. La sua esperienza nelle istituzioni europee è stata vissuta come un’occasione per portare la voce dei movimenti sociali all’interno delle sedi decisionali, ma anche come un’esperienza con un tempo limitato. Le sue dimissioni rappresentano quindi un ritorno all’impegno diretto nei movimenti per il clima e per i diritti umani, con l’obiettivo di continuare la lotta fuori dalle istituzioni e di sostenere nuove forme di partecipazione politica.
Carola Rackete è diventata un simbolo internazionale dell’attivismo umanitario dopo aver sfidato il blocco dei porti italiani imposto dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, permettendo lo sbarco di migranti soccorsi nel Mediterraneo. La sua azione le è costata un arresto e una lunga battaglia giudiziaria, ma l’ha anche resa una figura di riferimento per la sinistra europea e per i movimenti sociali.
Nel 2024 Rackete è stata eletta al Parlamento europeo con il partito tedesco Die Linke, entrando a far parte del gruppo The Left. Durante il suo mandato, si è distinta per il suo impegno nelle commissioni ambiente, economia e agricoltura, portando avanti le sue battaglie per la giustizia climatica, sociale e per una revisione delle politiche migratorie dell’Unione Europea.
Il gruppo The Left ha salutato con riconoscenza il lavoro svolto da Rackete, sottolineando che la sinistra continuerà la sua lotta per il clima e per una revisione delle politiche migratorie dell’Unione Europea. La scelta di Rackete di dimettersi viene letta come un gesto di coerenza e di fedeltà ai principi che l’hanno sempre guidata: la costruzione di una politica collettiva, la centralità dei movimenti sociali e la necessità di rinnovare le forme della rappresentanza.