17 Jul, 2025 - 10:47

Riscatto di laurea, cosa cambia per chi è in regime forfettario: conviene davvero?

Riscatto di laurea, cosa cambia per chi è in regime forfettario: conviene davvero?

Il riscatto di laurea consente di valorizzare, ai fini pensionistici, il periodo degli studi universitari, convertendo gli anni accademici nella durata legale del corso in contributi figurativi.

Una possibilità che, per molti contribuenti, rappresenta un modo per accelerare l’accesso alla pensione, rafforzare la posizione assicurativa o coprire periodi contributivi mancanti.

La convenienza dell’operazione, però, è fortemente influenzata dal regime fiscale adottato. In particolare, chi opera nel regime forfettario si trova a dover fare i conti con regole stringenti sul piano delle agevolazioni fiscali.

Nonostante il riscatto della laurea sia formalmente accessibile anche per i contribuenti forfettari, le possibilità di recuperare il costo sostenuto attraverso deduzioni o detrazioni risultano fortemente limitate.

Prima di approfondire il l'argomento, vi consigliamo la visione del video YouTube di Paolo Coletti sulla convenienza o meno del riscatto.

Riscatto di laurea e regime forfettario: nessun beneficio fiscale

Il regime forfettario prevede un sistema di tassazione semplificata con imposta sostitutiva al 15% (ridotta al 5% nei primi cinque anni di attività), ma al tempo stesso esclude la possibilità di dedurre analiticamente i costi sostenuti.

L’imponibile è determinato applicando un coefficiente di redditività che varia in base al tipo di attività svolta. Per le professioni intellettuali, ad esempio, si attesta spesso al 78%, il che significa che solo il 22% del fatturato viene considerato come “spesa forfettaria”.

In questo contesto, il riscatto di laurea non è fiscalmente deducibile. La normativa, infatti, consente la deduzione analitica esclusivamente per i contributi previdenziali obbligatori.

Il riscatto, essendo classificato come contributo volontario, non rientra tra gli oneri deducibili dal reddito imponibile nel regime forfettario. Viene quindi interamente sostenuto a carico del contribuente, senza possibilità di compensazione fiscale.

Tale situazione genera un evidente squilibrio rispetto al regime ordinario. In tale contesto, infatti, il costo del riscatto può essere portato in deduzione integrale, con un impatto positivo sull’imponibile IRPEF e sulle addizionali. Un risparmio che può arrivare a diverse migliaia di euro, a seconda dello scaglione di reddito.

Come richiedere il riscatto di laurea nel 2025

La procedura per ottenere il riscatto di laurea INPS è interamente digitalizzata. Possono presentare domanda lavoratori dipendenti, autonomi o disoccupati, anche in assenza di versamenti contributivi. Il requisito fondamentale è il possesso di un titolo accademico riconosciuto (laurea triennale, magistrale o ciclo unico).

La richiesta avviene online tramite il portale INPS, accedendo con SPID, CIE o CNS. Una volta entrati nell’area personale, è necessario compilare l’istanza selezionando il periodo di studi da riscattare. L’ente procede al calcolo dell’onere che può essere versato in un’unica soluzione oppure in forma rateale fino a 120 mesi.

Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 può accedere al riscatto agevolato, riservato ai soggetti nel sistema contributivo puro. In questo caso, il costo si basa sulla retribuzione minima pensionabile (poco più di 5.400 euro per anno di studi nel 2025). È la formula più economica, ma per chi è in forfettario non sono previste deduzioni o detrazioni nemmeno in questa modalità.

Prima di approfondire il l'argomento, vi consigliamo la visione del video YouTube di Paolo Coletti sulla convenienza o meno del riscatto.

Valutare alternative per ottimizzare il riscatto

I limiti fiscali imposti dal regime forfettario spingono molti contribuenti a riflettere su strategie alternative. Una prima possibilità è il passaggio al regime ordinario, che consente la deduzione completa dell’importo del riscatto.

Tale scelta può risultare vantaggiosa per chi ha redditi medio-alti, dove il risparmio fiscale supera la maggiore complessità del regime ordinario.

In alternativa, è possibile valutare il versamento volontario di contributi INPS per coprire eventuali periodi non lavorati, rinunciando al riscatto vero e proprio. Un’altra opzione è il pagamento del riscatto da parte di un familiare fiscalmente a carico in regime ordinario, che in determinate condizioni può portare la spesa in detrazione al 19%.

L’assenza di deduzioni per i forfettari rende il riscatto della laurea una scelta interamente finanziaria, non fiscale. Per questo motivo, è fondamentale pianificare in modo mirato, considerando le prospettive pensionistiche e le risorse disponibili.

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