19 Jul, 2025 - 10:40

L'UE ci fa infuriare: ecco tutte le nuove tasse che pagheremo presto (e perché)

L'UE ci fa infuriare: ecco tutte le nuove tasse che pagheremo presto (e perché)

 Il 16 luglio 2025, è stato presentato ufficialmente il nuovo bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2028-2034. Un'occasione per un cambiamento tanto atteso, che si è invece trasformata in un'autentica tempesta di critiche e malcontento tra i Paesi membri e le categorie economiche coinvolte. La posta in gioco è altissima: nuove tasse per una dote finanziaria che ruota su un valore di circa 2.000 miliardi di euro.

Eppure, la proposta della Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen non sembra affatto in linea con le esigenze di maggiore prudenza e oculatezza nella gestione dei fondi comuni, richieste a gran voce. Quello che doveva essere un cambio di passo promosso anche da Stati virtuosi come Germania e Austria, si è rivelato un boomerang che ha bloccato il progetto sul nascere. Le nuove riforme, infatti, mettono in ansia soprattutto gli Stati del Sud Europa, preoccupati per l’aumento del contributo finanziario che saranno costretti a versare direttamente a Bruxelles attraverso inedite forme di tassazione.

Ma quali sono esattamente queste nuove tasse che alimentano le polemiche? Chi pagherà di più tra cittadini e imprese europee? E quanto incasserà davvero l’UE, e per quali fini, da queste nuove e contestate risorse proprie?

Bilancio UE 2028-2034: perché pagheremo di più? Le 5 tasse che fanno infuriare gli Stati membri

Chiariti i punti essenziali della controversa proposta, lo sguardo si alza sull'entità e sulle nuove modalità di finanziamento del bilancio UE per il periodo 2028-2034. Con un'impressionante dote finanziaria di circa 2.000 miliardi di euro, l'Unione Europea si prepara a una serie di riforme volte a trovare nuovi approvvigionamenti. L'obiettivo dichiarato è stabilizzare nel lungo termine il sistema economico europeo e, non da ultimo, rimborsare il debito comune generato dal Recovery Fund.

Tuttavia, il cambiamento di passo implica l'introduzione di nuovi costi che ricadono direttamente su cittadini, Stati e aziende. Queste nuove forme di tassazione, come riportato anche da  europa.today.it, non sembrano allinearsi sempre con gli obiettivi di stimolo alla crescita e alla competitività.

Ecco le cinque nuove "tasse" (o risorse proprie) principali che stanno sollevando un'ondata di polemiche tra gli Stati membri:

  1. tassa sui rifiuti elettronici (RAEE) non riciclati;
  2. accise sui prodotti del tabacco (incluse e-cig e nicotina);
  3. prelievo forfettario per le grandi imprese (fatturato oltre 100 milioni di euro);
  4. adesione al sistema di scambio di emissioni dell'UE (ETS) e meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM);
  5. tassa sulle consegne e-commerce da lontano. (La riforma doganale include la fine dell'esenzione dai dazi per i pacchi di basso valore (sotto i 150 euro) che entrano nell'UE).

Chi pagherà di più con queste nuove tasse?

Il sovvenzionamento tramite le nuove "risorse proprie" proposto dalla Commissione Europea avrà un impatto non uniforme, ricadendo con maggiore intensità su specifici settori merceologici e Paesi. Si parte dagli Stati meno virtuosi sul fronte ambientale, per arrivare all'aumento delle accise a carico diretto dei contribuenti.

Stati con meno virtuosismo ambientale: il caro prezzo del riciclo 

La nuova tassazione non graverà in modo uniforme sulle spalle degli Stati membri. Sarà più onerosa dove l'indice di riciclo si attesta sotto la media. Senza una formazione continua nel riciclo e adeguati investimenti, non c'è benessere ambientale. Sono proprio questi Paesi a essere costretti a sborsare cifre più alte: la tassa di 2 euro al chilogrammo sui rifiuti elettronici (RAEE) sarà applicata per ogni chilo di rifiuti elettronici non recuperati. Si stima che questo gettito nelle casse dell'UE possa arrivare a circa 15 miliardi di euro annui.

Fumatori: nuovi rincari diretti 

Un'altra realtà che subirà l'impatto diretto riguarda i fumatori, che, inconsapevolmente, rafforzeranno direttamente le accise attraverso una nuova tassazione sul tabacco. Il nuovo aumento previsto, circa il 15%, dovrebbe coinvolgere le accise su tutti i prodotti del tabacco, comprese sigarette elettroniche e prodotti a base di nicotina. In questo caso, l'Europa attingerebbe a circa 11,2 miliardi di euro annui da risorse derivanti direttamente dal consumatore finale, senza considerare il reddito delle famiglie né tantomeno la nazionalità.

Grandi imprese: un contributo obbligatorio e continuativo 

Oltre a questi aumenti, viene richiesto un gettito fisso, un contributo stabile e continuativo annuo per le grandi aziende europee e le multinazionali con sede nel mercato comunitario, ovvero quelle con un fatturato superiore ai 100 milioni di euro. Seppur questa misura garantisca un sovvenzionamento stabile per un valore complessivo compreso tra 100 mila e 750 mila euro per singola azienda, con risorse stimate per circa 6,8 miliardi di euro annui per le casse dell'UE, non tiene in considerazione altri fattori che potrebbero penalizzare le aziende, come ad esempio l'incidenza sulla competitività o il rischio di una doppia imposizione fiscale.

Industrie e importatori "inquinanti": costi elevati per la transazione verde

Infine, le nuove innovazioni fiscali colpiranno duramente anche le industrie che producono elevate emissioni di CO₂ e le aziende che importano beni da Paesi con regole ambientali meno restrittive. Questo si riferisce all'ampliamento del Sistema di Scambio di Emissioni dell'UE (ETS) e al Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM).  A ciò si aggiunge una proposta di tassa sulle consegne e-commerce da Paesi extra-UE, che rientra nella riforma doganale mirata a equilibrare la competizione e coprire i costi logistici e ambientali.

Conclusioni: un futuro finanziario controverso per l'Europa

La Commissione europea, sotto la guida di Ursula von der Leyen, prevede di incassare circa 44 miliardi di euro annui con il nuovo bilancio 2028-2034. Queste nuove entrate hanno un duplice scopo dichiarato: rimborsare il debito comune generato dal Recovery Fund e finanziare le ambiziose priorità europee per il prossimo decennio. In sostanza, il nuovo gettito nelle casse dell'UE dovrebbe servire a rafforzare la transizione verde e digitale, e a garantire la competitività e la difesa del continente.

Tuttavia, come abbiamo visto il percorso è irto di ostacoli. La reazione degli Stati membri non è stata positiva. Germania e Austria, pur riconoscendo la necessità di questi interventi, promuovono con forza una linea di prudenza e trasparenza nella gestione dei fondi. Il loro timore è che un'eccessiva centralizzazione fiscale a Bruxelles, in un meccanismo dove i Paesi nazionali sono chiamati a concorrere, possa sottrarre autonomia ai bilanci nazionali. Una soluzione che, a loro avviso, innescherebbe una "mina" capace di creare inefficienze strutturali, anziché stimolare una crescita economica reale e mirata degli Stati membri. 

La verità è che il futuro finanziario dell'Europa non sarà deciso solo a Bruxelles, ma sarà il frutto di complessi negoziati e compromessi tra le capitali. L'esito di questa sfida determinerà non solo come e quanto pagheremo, ma anche il volto di un'Europa che cerca di rafforzarsi in un contesto globale sempre più incerto.  

Domande frequenti sul nuovo Bilancio UE

  1. Le nuove tasse sono già definitive o sono ancora in discussione? Le proposte della Commissione Europea per le nuove risorse proprie sono state presentate ufficialmente, ma non sono ancora definitive. Richiedono un accordo unanime da parte dei 27 Stati membri e l'approvazione del Parlamento Europeo. Il processo di negoziazione è complesso e potrebbe portare a modifiche sostanziali.
  2. Questo nuovo bilancio sostituirà completamente i contributi attuali degli Stati membri? No, le nuove risorse proprie non sostituiranno completamente i contributi basati sul Reddito Nazionale Lordo (RNL) degli Stati membri, che continueranno a rappresentare la quota principale del bilancio UE. Le nuove tasse sono intese come integrazioni per diversificare le fonti di finanziamento e finanziare nuove priorità, oltre che a rimborsare il debito comune.
  3. Qual è l'impatto principale atteso per l'Italia? Per l'Italia, l'impatto potrebbe essere significativo, in particolare per la tassa sui RAEE (rifiuti elettronici), dato che l'Italia ha ancora margini di miglioramento nella raccolta e riciclo di questi materiali. Anche l'aumento delle accise sul tabacco e il contributo delle grandi imprese avranno un impatto. In generale, l'aumento del contributo finanziario per gli Stati del Sud Europa è una preoccupazione condivisa.
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