Il film Contagion, diretto da Steven Soderbergh, si conclude dopo 135 giorni di terrore globale causati dalla diffusione del virus fittizio MEV-1. Grazie agli sforzi delle autorità sanitarie, delle scienziate e delle istituzioni, la pandemia inizia finalmente a essere contenuta quando viene sviluppato e distribuito un vaccino efficace. Il racconto si cristallizza su vari punti di vista, mostrando tanto le zone grigie quanto l’umanità dei protagonisti.
Come finisce "Contagion"?
Contagion si chiude con una domanda implicita: saremo più pronti, la prossima volta? Il finale, lucidamente realistico, suggerisce che la sfida non termina mai davvero. Bisogna vigilare, cooperare e imparare dai propri gesti, grandi o piccoli che siano.
- La dottoressa Ally Hextall (Jennifer Ehle), scienziata del CDC, riesce a sviluppare un vaccino utilizzabile contro il virus. Sfidando i protocolli e il rischio personale, si autoinietta la dose sperimentale pur di accorciare i tempi della sperimentazione e salvare vite, e visita il padre malato per verificarne l’esito – scelta che si rivela vincente.
- Il vaccino viene distribuito tramite una lotteria, basata sulla data di nascita, come strumento equo per affrontare la scarsità iniziale delle dosi. File interminabili, strutture pubbliche convertite in centri vaccinali e attese segnano la realtà dei sopravvissuti.
- Il protagonista Mitch Emhoff (Matt Damon) perde la moglie Beth (Gwyneth Paltrow) e il figlio all’inizio del film, ma si scopre immune al virus. Nell’ultima parte, per restituire un senso di normalità a sua figlia Jory, organizza tra le mura domestiche un ballo studentesco privato, restituendo così uno spiraglio di umanità e speranza dopo mesi di isolamento forzato.
- Il blogger Alan Krumwiede (Jude Law), speculatore e teorico del complotto che aveva lucrato sulla paura e diffuso informazioni false su cure alternative, viene denunciato e arrestato per truffa e manipolazione di mercato, ma rimane ambiguamente sostenuto da una parte dell’opinione pubblica.
- La dottoressa Leonora Orantes (Marion Cotillard), medico dell’OMS, viene rilasciata dal suo sequestro in Cina e apprende con amarezza che il vaccino fornito agli abitanti del villaggio era solo un placebo; la scelta di tornare da loro solleva la questione morale del sacrificio e della responsabilità individuale.
L’ultimo flashback: l’origine del contagio
Subito prima dei titoli di coda, la struttura narrativa offre un flashback rivelatore e inquietante: viene mostrato il vero “giorno uno” della pandemia. Una ruspa abbatte alcuni alberi nella foresta tropicale asiatica, disturbando una colonia di pipistrelli. Uno di questi si rifugia in un allevamento di maiali, porta con sé pezzi di banana infetti da un nuovo patogeno.
Un maiale mangia la banana e viene ucciso, finendo sulla tavola di un ristorante di Macau. Lo chef, senza lavarsi le mani, stringe la mano proprio a Beth Emhoff, la “paziente zero” della pellicola. La catena del contagio si attiva così in pochi, semplici gesti.
Il significato del finale: risonanze e riflessioni
- 1. La vulnerabilità dell’umanità globale
Il film sottolinea che, nella società interconnessa, bastano minuscoli errori – un contatto senza precauzioni, il disboscamento, uno scambio di mani – per scatenare catastrofi planetarie. L’origine naturale del virus e il suo diffondersi per motivi economici e di incuranza sono un monito costante sulla fragilità dell’equilibrio uomo-natura. - 2. La speranza nella scienza, l’ambiguità sociale
Il trionfo è attribuito non a gesti eroici individuali, bensì alla collaborazione di scienziate e istituzioni, capaci di superare egoismi, disinformazione e paura. Il vaccino è celebrato come risultato del progresso collettivo, ma non scioglie del tutto le tensioni sociali: tra populismo, bufale, complottismo e iniquità, la società esce dalla crisi sì vaccinata, ma ancora profondamente ferita. - 3. Significato simbolico: la stretta di mano
Il gesto della stretta di mano – quello che aveva innescato l’epidemia, vietato per mesi, e infine possibile nuovamente a pandemia conclusa – diventa simbolo potente. Un piccolo rituale quotidiano capace di rappresentare sia la fragilità della specie umana sia la necessità di vicinanza, solidarietà e fiducia reciproca. - 4. Una parabola per l’oggi
Quando Contagion fu scritto, il suo finale sembrava plausibile ma distante; la pandemia di Covid-19 ha dimostrato quanto il film fosse profetico. Il suo messaggio finale non parla solo di sopravvivenza, ma di resilienza e di responsabilità collettiva: il vero antidoto, suggerisce, risiede nella scienza e nella cura reciproca, non nella fuga o nell’egoismo.