Contagion, diretto da Steven Soderbergh nel 2011, è uno dei più discussi film sulle pandemie degli ultimi decenni, tornato in auge proprio durante l’emergenza Covid per le impressionanti analogie con quanto vissuto nella realtà.
Chi è il paziente zero in Contagion?
Nel film, il paziente zero è Beth Emhoff (interpretata da Gwyneth Paltrow). Fin dalla prima scena la vediamo di ritorno da un viaggio di lavoro a Hong Kong, già visibilmente debilitata. Nel giro di poche ore morirà a Minneapolis, diventando inconsapevolmente il punto di partenza della diffusione globale del virus MEV-1. Il racconto segue poi un’indagine scientifica e investigativa alla ricerca dell’origine della malattia, ripercorrendo, come avviene nella realtà, le tappe del primo contagio e l’effetto domino che ne consegue.
Come si innesca la pandemia: lo spillover animale-umano
Il film riserva un colpo di scena nei minuti finali, in cui mostra in flashback la vera genesi del virus:
- Un pipistrello, “spaventato” dagli abbattimenti delle foreste tropicali, si rifugia su una piantagione di banane e ne mangia un frutto.
- Il pipistrello lascia cadere un pezzo di banana in un allevamento di maiali, dove viene divorato da un maiale domestico.
- Il maiale infetto finisce nelle cucine di un ristorante di Macao. Lo chef, dopo aver manipolato l’animale, senza lavarsi le mani stringe la mano a Beth Emhoff.
- È questo il momento esatto dello spillover: la trasmissione di un patogeno da animale a essere umano. Beth diventa il primo caso di infezione, portando il virus negli Stati Uniti e diffondendolo, senza saperlo, al resto della popolazione.
Il meccanismo raccontato da Soderbergh e dallo sceneggiatore Scott Z. Burns si basa su solide basi scientifiche: eventi simili di “salto di specie” (spillover) sono alla base anche di molte epidemie reali, dal virus Nipah alla SARS e MERS.
Perché Contagion ricorda così da vicino il Covid?
Contagion impressiona per la quantità di dettagli che prefigurano scenari rivelatisi tristemente realistici negli anni successivi. Ecco i punti di contatto principali:
- Origine animale e spillover: In entrambe le storie la scintilla avviene tramite il passaggio di un virus da un pipistrello a un altro animale (maiale nel film, probabilmente un pangolino o un altro ospite intermedio nella realtà Covid) e poi all’uomo.
- Focolai asiatici: Nel film il contagio nasce a Hong Kong; nella pandemia Covid-19 a Wuhan, in Cina.
- Diffusione per contatto: Il virus MEV-1 si trasmette tramite superfici, strette di mano, tosse, contatti ravvicinati: esattamente come il SARS-CoV-2.
- Risposta sociale: Uso di mascherine, lockdown, distanza sociale, panico mediatico, disinformazione, assalti ai supermercati: tutto quello che si vede in Contagion è poi successo realmente nel 2020.
- Mondo globalizzato: Il film mostra come i viaggi, i voli e il traffico internazionale accelerino la propagazione del patogeno, proprio come avvenuto nel caso Covid.
La scienza dietro la finzione
Lo sviluppo di Contagion si basa su una lunga ricerca scientifica. Lo sceneggiatore ha lavorato a stretto contatto con virologi ed epidemiologi, ispirandosi a pandemie reali e a virus noti alla comunità scientifica, come il Nipah e l’H1N1. Il film racconta inoltre:
- Il ruolo delle autorità sanitarie (CDC e OMS) nella gestione dell’emergenza.
- Le difficoltà nella comunicazione pubblica e gli effetti della viralità “sociale” delle informazioni, tema divenuto concreto con la pandemia Covid.
- L’importanza decisiva della sequenza dei primi eventi (paziente zero, prima trasmissione interumana) nella determinazione dell’impatto globale.
Riflessioni e monito
Il successo e la riscoperta di Contagion durante la crisi del Covid testimoniano la sua forza di monito: il rischio pandemico, lungi dall’essere mera fantascienza, è una minaccia concreta e prevedibile. Le origini zoonotiche, la fragilità della società globale e la necessità di reagire tempestivamente sono lezioni non solo cinematografiche, ma vitali per il nostro futuro.