La domanda "quanto percepirò di pensione?" È una delle più frequenti tra i lavoratori, indipendentemente dalla propria categoria professionale. Per fornire una risposta più chiara, l'INPS ha recentemente potenziato il servizio "La mia pensione futura", che ora integra le più recenti disposizioni normative, incluse quelle che hanno spesso modificato o limitato l'accesso al trattamento pensionistico. Un evoluzione normativa, che unita ai dati emergenti dall'ultimo report INPS pubblicato il 23 luglio 2025, alimenta numerosi dubbi, specialmente per chi opera in settori diversi. Ma quali sono le reali differenze tra dipendenti, artigiani e commercianti? E, soprattutto, chi tra loro può aspirare a un trattamento pensionistico più elevato?
La nuova fotografia dell'andamento pensionistico italiano è emersa il 23 luglio 2025, con la pubblicazione dell'Osservatorio sul monitoraggio dei flussi di pensionamento, aggiornato al 2 luglio 2025. Le pensioni tracciate dall'INPS includono quelle dei lavoratori dipendenti (privati e pubblici), degli artigiani, dei commercianti, dei lavoratori autonomi e degli agricoltori.
Nel 2024 e nel 2025, l'età minima per l'accesso alla pensione di vecchiaia non ha subito variazioni, rimanendo fissata a 67 anni per tutti. Tuttavia, dal 1° gennaio 2027, questi requisiti saranno aggiornati secondo l'adeguamento all'aspettativa di vita ISTAT, salvo eventuali modifiche normative.
Oltre all'importo, è importante considerare l'uscita dal lavoro con almeno 42 anni di contributi versati. Nel corso degli anni, sono state rinnovate le misure anticipate e introdotte eccezioni, come Quota 103 e Opzione Donna, a favore delle categorie maggiormente tutelate, che consentono di accedere a percorsi pensionistici agevolati.
Secondo i dati dell'Osservatorio, nei primi sei mesi del 2025 sono state erogate meno pensioni rispetto allo stesso periodo del 2024. I requisiti per ottenere il trattamento pensionistico sono rimasti stabili, così come non è cambiato il rapporto tra chi va in pensione per aver maturato i requisiti anagrafici e contributivi e chi si ritira anticipatamente dal lavoro.
L'importo medio delle pensioni erogate da gennaio a giugno 2025, secondo i dati INPS, si attesta intorno a 1.215 euro al mese, un valore leggermente inferiore ai 1.223 euro al mese registrati nel 2024. Ma cosa significa davvero questo numero per chi lavora oggi? La risposta non è così semplice come potrebbe sembrare a prima vista.
Il diritto alla pensione si acquisisce perfezionando i requisiti previsti per la misura richiesta. Inoltre, non tutte le pensioni sono uguali: esistono diverse categorie — dipendenti, artigiani, commercianti — e ciascun gruppo percepisce una rendita pensionistica differente.
Nel calcolo della pensione intervengono anche altri fattori, come l'età e gli anni di contributi versati, le normative fiscali, le trattenute previdenziali e i possibili aggiornamenti annuali legati all'inflazione.
Se ti stai chiedendo "quanto si avvicina davvero la pensione a quello che guadagni ora?", la risposta dipende da diversi elementi, come il sistema di calcolo (retributivo, misto o contributivo) e altre condizioni specifiche. Ecco un esempio utile:
Sì, e queste differenze sono particolarmente evidenti nel numero di nuove pensioni assegnate, come indicato dal recente rapporto INPS. Ecco alcuni dati che mostrano cosa è successo tra il 2024 e il primo semestre del 2025:
Come accennato, l'INPS offre la possibilità di calcolare la propria pensione futura, indicando non solo la data di pensionamento e la misura di accesso, ma anche una stima dell'importo. Sebbene un calcolo preciso possa variare in base a molti fattori, le indicazioni generali sono chiare, basate su testi normativi che specificano i criteri per la determinazione del trattamento pensionistico.
Ad esempio, se guadagni 2.000 euro lordi al mese e hai una carriera lavorativa di almeno 35-40 anni, il pensionamento a 67 anni, basato sul sistema contributivo, prevede una pensione netta mensile compresa tra 1.200 e 1.400 euro. Questo corrisponde a un abbattimento di circa il 60-70% rispetto allo stipendio lordo.
Applicando gli stessi criteri, con uno stipendio lordo di 1.800 euro al mese, la pensione a 67 anni si aggirerebbe tra 1.050 e 1.250 euro netti al mese, considerando una riduzione del 60-70%.
Le aspettative pensionistiche per un lavoratore dipendente full-time con uno stipendio di almeno 2.000 euro lordi mensili equivalgono a una pensione netta che oscilla tra 1.450 e 1.550 euro. Questo importo è soggetto alle trattenute previdenziali, pari al 9,19% (circa 184 euro), e alle tasse IRPEF, comprese le addizionali regionali e comunali, che ammontano a circa 270-320 euro.