08 Aug, 2025 - 08:15

Perché affidare tutto al commercialista può metterti nei guai con il fisco (e come evitarlo)

Perché affidare tutto al commercialista può metterti nei guai con il fisco (e come evitarlo)

Affidare a un commercialista la gestione degli adempimenti fiscali può sembrare una soluzione sicura per evitare problemi con il fisco. Eppure, una recente ordinanza della Corte di Cassazione, di cui ha dato notizia fiscooggi.it, ha aperto a nuovi scenari per tutti i contribuenti. Sebbene non ci sia motivo di farsi prendere dal panico, è fondamentale comprendere le implicazioni di questa decisione.

La sentenza n. 13358 del 20 maggio 2025 non si limita a ribadire la necessità di esercitare dei controlli sull’operato del commercialista, ma stabilisce un criterio più stringente per l'estraneità da un illecito, come ad esempio l'uso di fatture inesistenti. Per essere considerato innocente, il contribuente deve anche provare l'intento fraudolento con cui ha agito il professionista.

Questo principio ci permette di comprendere il significato di un'affermazione comune in materia fiscale, ovvero che "Quando il commercialista sbaglia, il contribuente non è sempre innocente". Analizziamo i punti principali della sentenza per capire il perché di questa posizione.

Le 3 prove che servono al contribuente per discolparsi col fisco da un errore del commercialista 

Di fronte a errori o frodi commessi dal commercialista, la Corte stabilisce che il contribuente ha un doppio onere. Non è sufficiente che dimostri la propria estraneità al fatto illecito, ma deve anche provare di aver svolto una vigilanza attiva sull'operato del professionista.

Per rafforzare la propria posizione e discolparsi, è fondamentale che il contribuente non solo denunci tempestivamente eventuali irregolarità, ma fornisca anche prove certe del comportamento fraudolento del commercialista. Tali prove possono essere, ad esempio, la falsificazione di documenti o modelli di pagamento.

In assenza di queste prove inconfutabili, la responsabilità del contribuente non viene esclusa. La recente sentenza conferma un orientamento consolidato: il contribuente è chiamato a rispondere solidalmente delle violazioni fiscali, in concorso con il professionista.

Le nuove responsabilità del contribuente: cosa dice la Cassazione

La Cassazione, con la recente ordinanza, parte dal presupposto che il contribuente è solidalmente responsabile dell’illecito commesso dal commercialista. In altre parole, l’aver affidato a un professionista gli adempimenti tributari non esclude la responsabilità per eventuali illeciti da quest’ultimo commessi.

Secondo la sentenza, per essere esonerato da tale responsabilità, il contribuente deve dimostrare due elementi fondamentali:

  • di aver vigilato sull’operato del commercialista;
  • che l'inadempimento, l’errore o la frode siano il risultato di una condotta fraudolenta del professionista stesso.

Il caso di studio: la frode fiscale che ha portato alla sentenza

Come riportato da fiscooggi.it, la Corte di Cassazione è stata chiamata a esaminare un giudizio relativo a un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate.

La controversia riguarda un contribuente, titolare di uno studio di ingegneria, a cui viene contestato l’utilizzo di fatture oggettivamente inesistenti. Lo scopo di tale operazione era duplice: ottenere una indebita detrazione IVA e simulare un credito d’imposta per compensare i propri debiti fiscali.

Il contribuente è stato ritenuto corresponsabile perché, come ha evidenziato la Corte, non ha fornito una prova idonea della sua estraneità all'illecito.

Nello specifico, la Cassazione ha ritenuto insufficiente la sua difesa poiché non è riuscito a dimostrare due criteri principali:

  • di aver svolto un'azione di verifica e vigilanza sull'attività del commercialista;
  • che il commercialista abbia agito con una condotta fraudolenta finalizzata a nascondere l'illecito;

Quali sono le cause di non punibilità del contribuente (art. 6 D.Lgs. 472/97)

L'articolo 6 del D.Lgs. 472/97 individua diverse cause di non punibilità per il contribuente in caso di violazioni tributarie. Tra queste, il comma 3 affronta specificamente la situazione in cui l’inadempimento è causato da un terzo, come nel caso di un commercialista.

Secondo questa norma, un contribuente può essere esonerato dalla responsabilità se dimostra che:

  • il mancato pagamento è stato causato esclusivamente da un terzo;
  • ha denunciato il fatto all’autorità giudiziaria;
  • non ha concorso alla condotta illecita, nemmeno sotto il profilo della "culpa in vigilando", cioè per mancata vigilanza.

La Cassazione, con la recente ordinanza, ha rafforzato l'interpretazione di questa norma, sottolineando che la semplice denuncia non è sufficiente. Il contribuente deve anche fornire una prova concreta dell'attività di vigilanza che ha esercitato, dimostrando così la sua totale estraneità all'illecito.

Le altre cause di non punibilità previste dalla legge

È utile sapere che il comma 3 non è l'unica via per evitare le sanzioni. L'articolo 6, infatti, elenca altre importanti circostanze in cui il contribuente non è punibile:

  • errore sul fatto (comma 1): quando la violazione è conseguenza di un errore non causato da colpa. Ad esempio, se le valutazioni di bilancio, eseguite con corretti criteri, differiscono da quelle accertate in misura non superiore al 5%, non sono punibili;
  • incertezza normativa (comma 2): quando la violazione è causata da condizioni di incertezza oggettiva sulle norme o da modelli di dichiarazione poco chiari;
  • ignoranza inevitabile (comma 4): quando l'ignoranza della legge è inevitabile;
  • forza maggiore (comma 5): quando il fatto è stato commesso a causa di un evento imprevedibile e irresistibile;
  • violazioni formali (comma 5-bis): quando le violazioni non creano un danno concreto all’erario e non modificano la base imponibile o l’imposta dovuta.

Affidarsi al commercialista: cosa devi sapere per evitare problemi con il fisco

  1. Il commercialista è sempre responsabile per gli errori fiscali commessi? No, la responsabilità non ricade automaticamente sul commercialista. Tuttavia, il contribuente deve dimostrare di aver vigilato sull’operato del professionista e di aver denunciato tempestivamente eventuali irregolarità per non essere ritenuto corresponsabile.
  2. Come posso dimostrare di aver vigilato correttamente sull’operato del commercialista? È importante conservare tutta la documentazione, comunicare regolarmente con il commercialista e, in caso di dubbi o anomalie, richiedere spiegazioni scritte. Inoltre, la denuncia tempestiva alle autorità in caso di sospetti è un elemento chiave.
  3. Quali sono i rischi se non controllo l’operato del mio commercialista? Se non eserciti una vigilanza attiva, rischi di essere considerato corresponsabile in caso di errori o frodi fiscali, con conseguenti sanzioni e possibili azioni legali da parte del fisco.     
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