17 Aug, 2025 - 14:50

Condono contributivo, aumenti e riduzioni su pensioni e TFR: i chiarimenti INPS

Condono contributivo, aumenti e riduzioni su pensioni e TFR: i chiarimenti INPS

Il condono contributivo, previsto dalla Legge di Bilancio 2024 e chiarito dall’ultima circolare INPS n. 118/2025, apre un capitolo complesso ma strategico per la gestione delle posizioni previdenziali delle pubbliche amministrazioni.

La misura consente di sanare i debiti contributivi relativi a periodi di lavoro antecedenti al 31 dicembre 2004, senza versamento di somme, ma con l’invio delle denunce contributive tramite flussi UniEmens/ListaPosPa.

Una novità che modifica la storia assicurativa di migliaia di lavoratori e pensionati.

Ma quali effetti produce sulle pensioni già liquidate? In che modo incide su TFS e TFR? Quali margini ha l’INPS per ricalcolare gli assegni con importi in aumento o diminuizioen? E soprattutto: come funzionano i termini di tre anni richiamati dalla normativa?

Per approfondire l'argomento, consigliamo ai lettori di seguire l'approfondimento video del canale YouTube di Mr LUL lepaghediale "Pensioni più alte per sentenza Cassazione - Ricalcolo e aumento importi con neutralizzazione INPS."

Condono contributivo: cosa prevede la sanatoria per le PA

La disciplina del condono contributivo riguarda le amministrazioni pubbliche con posizioni assicurative non regolarizzate entro la fine del 2004. L’adesione avviene inviando le denunce contributive mancanti, senza oneri economici a carico degli enti. Si tratta di una misura che riconosce effetti diretti su:

  • pensione di vecchiaia o anticipata;
  • trattamenti di fine servizio (TFS);
  • trattamenti di fine rapporto (TFR).

Il beneficio è circoscritto alle posizioni non denunciate o dichiarate in modo incompleto, spesso corrette manualmente in prossimità del pensionamento. Con l’attuazione del condono contributivo, l’INPS procede all’aggiornamento delle posizioni, incidendo sul calcolo di prestazioni già in pagamento o ancora da liquidare.

Pensione e condono contributivo: ricalcoli e quando aumenta o diminuisce l'assegno

Uno degli aspetti centrali riguarda il ricalcolo delle pensioni. La circolare INPS chiarisce che l’effetto può tradursi in assegni più alti o più bassi, a seconda della variazione retributiva derivante dall’invio delle denunce.

Riduzione della pensione

  • Entro tre anni dalla liquidazione: l’INPS può abbassare l’importo della pensione e recuperare le somme indebitamente pagate. L’onere ricade sulle amministrazioni pubbliche, non sui pensionati;
  • Oltre tre anni: la pensione non può più essere modificata. Tuttavia, le amministrazioni devono comunque restituire all’INPS sia gli importi storicamente erogati in eccesso sia quelli che continuerebbero a maturare in futuro.

Aumento della pensione

  • Entro tre anni: l’INPS aggiorna la pensione e riconosce gli arretrati spettanti al pensionato;
  • Oltre tre anni: non è possibile modificare l’importo né corrispondere arretrati.

L’applicazione del limite triennale, richiamato dall’art. 3, comma 9 della Legge 335/1995, rappresenta il punto cardine per comprendere l’operatività della misura.

Condono contributivo e prestazioni previdenziali collegate

Oltre alla pensione, il condono contributivo influisce anche su altre prestazioni previdenziali collegate alla posizione assicurativa. Nei casi di riscatto, ricongiunzione o totalizzazione, il nuovo quadro retributivo può determinare ricalcoli, purché la richiesta intervenga entro tre anni dal provvedimento originario.

Le differenze tra le gestioni previdenziali restano rilevanti: i riferimenti normativi variano infatti a seconda della cassa di iscrizione (CPDEL, CPS, CPI, CPUG, CTPS). L’aggiornamento dei dati retributivi, anche a distanza di vent’anni, può modificare la base di calcolo delle prestazioni integrative o sostitutive, incidendo così sul reddito pensionistico complessivo.

TFS e TFR: gli effetti del condono contributivo

Il trattamento di fine servizio (TFS) e quello di fine rapporto (TFR) rientrano pienamente nell’ambito del condono contributivo. Le variazioni nelle denunce contributive possono comportare:

  • ricalcoli in aumento: se le nuove retribuzioni riconosciute dall’INPS risultano più elevate, i lavoratori avranno diritto a un’integrazione;
  • ricalcoli in diminuzione: se gli importi già erogati risultano superiori a quanto spettante, l’INPS procederà al recupero delle somme indebitamente pagate.

Il meccanismo di rettifica si innesta sullo stesso limite temporale dei tre anni. Laddove si tratti di errori materiali o di calcolo, il termine per l’intervento è di un anno dalla comunicazione del provvedimento. Nei casi di documenti sopravvenuti, invece, l’INPS dispone di 60 giorni per intervenire.

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