Negli ultimi giorni la questione dei vaccini è tornata prepotentemente al centro del dibattito pubblico in Italia. A far discutere sono state le nomine revocate dal ministro della Salute Orazio Schillaci al Nitag, il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni, e le dichiarazioni di alcuni esponenti della Lega, primo fra tutti Matteo Salvini. La vicenda ha riportato alla luce le ambiguità del partito sul tema vaccinale e rilanciato la battaglia politica contro l’obbligo introdotto con la Legge Lorenzin del 2017. In questo clima, la Lega non si limita a contestare le decisioni del governo, ma propone anche un vero e proprio cambio di rotta: abolire l’obbligo vaccinale in Italia, allineandosi agli standard europei.
Già nel 2024 il senatore leghista Claudio Borghi aveva proposto un emendamento per eliminare l’obbligo vaccinale, lasciando le vaccinazioni solo raccomandate. La proposta ha subito suscitato critiche da pediatri e medici, preoccupati per un possibile calo delle coperture vaccinali e il ritorno di malattie infettive. Ora, la Lega ci riprova.
La vicenda è iniziata con la revoca, da parte del ministro Schillaci, dell’intero Nitag, poche settimane dopo la nomina dei membri del comitato firmata dallo stesso ministro all’inizio di agosto. La scelta ha acceso polemiche soprattutto intorno a due membri considerati No vax: Paolo Bellavite, ex ematologo, ed Eugenio Serravalle, pediatra.
La revoca ha inevitabilmente riaperto divisioni all’interno della maggioranza. Il governo ha giustificato l’atto come necessario per garantire un approccio scientifico e coerente sulle vaccinazioni. L’obiettivo dichiarato è evitare confusioni e garantire la protezione dei minori, ma la mossa ha fatto emergere le difficoltà nel bilanciare la scienza, la politica e le pressioni interne al partito. Non a caso, molti osservatori sottolineano come la gestione delle nomine abbia messo in luce una fragilità istituzionale nel comunicare scelte delicate, soprattutto in un tema così sensibile.
Dal lato opposto, la Lega ha reagito con forza, ribadendo il suo approccio critico all’obbligo vaccinale. Matteo Salvini ha sostenuto che avere dubbi sull’obbligo non significa essere anti-scientifici, ma esprimere “buon senso”. Secondo il leader leghista, azzerare membri di un comitato consultivo solo perché non condividono il pensiero dominante non è corretto, né scientificamente valido.
Claudio Borghi, senatore tra i più noti oppositori della Legge Lorenzin, ha rilanciato la proposta di abolire l’obbligo. In un’intervista, Borghi ha spiegato che l’Italia, con la Lorenzin, è stata un’eccezione rispetto agli altri paesi europei e che l’obiettivo del suo disegno di legge è “allineare il Paese alla media internazionale, evitando qualsiasi imposizione”. La posizione della Lega appare dunque chiara: libertà di scelta, scetticismo sulle imposizioni e volontà di trasformare queste idee in provvedimenti concreti.
Questa strategia segna la continuità della linea del partito, che da anni conduce una battaglia ideologica contro la legge, ma evidenzia anche come il tema possa diventare un terreno di confronto acceso sia all’interno della maggioranza sia con l’opinione pubblica.
Il tema dei vaccini resta delicato per gli italiani. Da una parte, molti sostengono l’obbligo per proteggere la salute dei minori; dall’altra, cresce chi manifesta dubbi o perplessità sulle imposizioni statali. Le recenti vicende delle nomine revocate e le dichiarazioni della Lega hanno riacceso il dibattito, tra media e social, dimostrando quanto il tema possa avere ricadute politiche immediate. Il governo cerca di garantire continuità scientifica e sicurezza sanitaria, mentre la Lega tenta di capitalizzare lo scetticismo dei cittadini e trasformarlo in proposta politica.
Resta da vedere come il Parlamento e l’opinione pubblica reagiranno a questa battaglia, considerando sia l’importanza della copertura vaccinale sia il radicamento della legge Lorenzin. Una cosa è certa: il dibattito sui vaccini non si limiterà a polemiche accademiche, ma potrebbe diventare un punto chiave nelle strategie politiche future, con effetti concreti sulle scelte dei cittadini e sul consenso dei partiti.