10 Oct, 2025 - 16:24

Caso Paragon, anche Caltagirone spiato: tutto quello che sappiamo sullo scandalo Graphite

Caso Paragon, anche Caltagirone spiato: tutto quello che sappiamo sullo scandalo Graphite

Ci sono nuovi sviluppi sul caso Paragon, lo scandalo legato all’uso illecito dello spyware israeliano Graphite, impiegato per intercettare attivisti e giornalisti.

Secondo quanto riportato da La Stampa, tra le persone spiati con il software della società Paragon Solutions ci sarebbe anche Francesco Gaetano Caltagirone, imprenditore, editore e finanziere romano, protagonista del risiko bancario degli ultimi mesi.

Lo spionaggio di Caltagirone risalirebbe a dicembre scorso, nello stesso periodo in cui lo spyware avrebbe infettato i telefoni di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, Ciro Pellegrino, giornalista, e Luca Casarini e Giuseppe Caccia, membri dell’ONG Mediterranea Saving Humans.

Cos’è lo spyware Graphite e come funziona

La notizia del presunto spionaggio ai danni di Francesco Gaetano Caltagirone – al momento non commentata dal diretto interessato – riporta l’attenzione sullo scandalo legato all’uso dello spyware prodotto e venduto dalla società Paragon Solutions, fondata da ex membri dell’intelligence israeliana.

Uno scandalo dove i punti da chiarire, dopo mesi, sono ancora molti: ripercorriamo, allora, cosa sappiamo di questo caso fino ad oggi. Anzitutto chiarendo cos’è Graphite.

Graphite è uno spyware progettato per infiltrarsi nei dispositivi mobili di qualsiasi utente, riuscendo ad accedere a dati sensibili come i messaggi criptati sulle app di messaggistica (WhatsApp, iMessage, Signal), oltre che alla fotocamera e al microfono. L’incursione avviene senza che l’utente debba cliccare o compiere alcuna azione, e senza lasciare tracce evidenti.

A far emergere l’uso illecito dello spyware israeliano, nel gennaio scorso, è stato Citizen Lab, un organismo di investigazione digitale indipendente, che ha avviato le indagini dopo alcune segnalazioni di utenti compromessi.

Lo scoppio dello scandalo Paragon in Italia

Il 31 gennaio 2025, WhatsApp informa alcuni utenti: hanno subito attacchi tramite lo spyware Graphite. I soggetti colpiti sono circa 90, provenienti da oltre 20 Paesi.

In Italia, la presenza dello spyware viene accertata sui telefoni di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, e degli attivisti di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini e Giuseppe Caccia.

Il caso esplode, anche per il profilo dei soggetti spiati: un direttore di testata noto per le inchieste critiche verso il principale partito di governo, Fratelli d’Italia, e attivisti impegnati nelle operazioni di salvataggio in mare dei migranti.

Il governo italiano nega qualsiasi coinvolgimento e comunica di aver attivato le indagini tramite l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN).

La risposta del governo e le indagini del COPASIR

La risposta del governo non basta però a spegnere il caso. Il deputato del Partito Democratico, Stefano Graziano, presenta un’interrogazione urgente alla presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e della Giustizia, chiedendo quale ente pubblico italiano utilizzi i servizi della società Paragon Solutions.

La risposta arriva qualche giorno dopo dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che conferma l’esistenza di un contratto con Paragon per scopi di sicurezza nazionale, ma nega l’uso illecito dello spyware contro giornalisti o attivisti.

Nel frattempo, le agenzie di intelligence AISI e AISE sospendono temporaneamente l’uso di Graphite in attesa degli accertamenti del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR).

Nel febbraio 2025 emergono i nomi di altri soggetti spiati con lo stesso software, tra cui don Mattia Ferrari, cappellano di bordo di Mediterranea Saving Humans. Il governo, tuttavia, si schermisce da ulteriori risposte al Parlamento, sostenendo che tutte le informazioni dovute fossero già state diffuse e che “ogni altro aspetto” della vicenda dovesse essere ritenuto classificato.

Dalla sospensione ai nuovi nomi tra gli spiati

Ad aprile 2025, anche il giornalista d’inchiesta Ciro Pellegrino, sempre di Fanpage.it, rivela che il suo telefono è stato preso di mira da uno spyware.

I successivi sviluppi della vicenda arrivano a giugno 2025. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) approva una relazione sullo spyware Graphite, confermando l’uso da parte delle agenzie di intelligence italiane, ma senza chiarire del tutto la vicenda. 

Il rapporto, poi reso pubblico, evidenzia come siano stati effettivamente sorvegliati gli attivisti di Mediterranea Saving Humans (Giuseppe Caccia e Luca Casarini), con la motivazione di “prevenire la minaccia alla sicurezza nazionale”. Non viene accertato chi abbia spiato Francesco Cancellato.

Il 9 giugno, Paragon Solutions annuncia di rescindere il contratto con il governo italiano, dopo il rifiuto dell’esecutivo di collaborare per chiarire chi e come avesse spiato Cancellato. Emerge infine il nome di un altro sorvegliato: è Roberto D’Agostino, fondatore di Dagospia.

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La società ha offerto sia al governo italiano che al Parlamento un modo per determinare se il suo sistema fosse stato utilizzato contro il giornalista, e poiché le autorità italiane hanno scelto di non procedere con questa soluzione, Paragon ha risolto i suoi contratti con l’Italia.


Caltagirone spiato, riaffiorano i dubbi sui rischi geopolitici

La notizia del ritrovamento dello spyware Graphite nel telefono di Francesco Gaetano Caltagirone è destinata a riaccendere il caso sul presunto dossieraggio a danno di giornalisti e attivisti italiani. Solleva anche nuovi interrogativi, considerando il profilo di Caltagirone, al centro negli ultimi mesi della complessa partita che sta ridisegnando l’assetto finanziario e bancario del Paese.

Gli interrogativi non riguardano però solo la scelta dei “bersagli”. Il tema cruciale, infatti, sono le implicazioni dei nuovi strumenti di spionaggio, sempre più sofisticati, utilizzati da governi democratici nei confronti dei cittadini, con rischi concreti di abusi e minacce alla libertà di stampa e ai diritti individuali.

C’è poi un’altra questione. Nel momento storico in cui i governi richiamano alla necessità di aumentare le spese per la difesa e di investire nella cybersicurezza – ad esempio per difendersi dalla cyber war scatenata dalla Russia, come affermato ripetutamente dalla Commissione europea – è accettabile pensare che agenzie private possano vendere servizi così cruciali e penetranti, come lo spyware Graphite, a governi e Stati, senza la possibilità di controllare con certezza dove e come vengono utilizzate le informazioni acquisite illegalmente da questi software? 

O, ancora: è ecito chiedersi se tali flussi di informazioni possano essere utilizzati come vere e proprie armi nelle complesse partite geopolitiche in corso, tali da condizionare l'azione politica di alcuni governi — come potrebbe essere accaduto nel caso dei rapporti tra Italia e Israele, con la riluttanza di Roma a sanzionare Tel Aviv durante la guerra?

 

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