Il Pride Month affonda le sue radici nella notte del 28 giugno 1969, quando la polizia fece irruzione allo Stonewall Inn, un locale gay nel Greenwich Village di New York. Quella notte, per la prima volta, la comunità LGBTQ+ non abbassò la testa: scoppiarono scontri che durarono giorni. È da lì che partì la miccia del movimento moderno per i diritti civili LGBTQ+.
Dopo Stonewall, nacquero le prime marce dell’orgoglio LGBTQ+ in diverse città americane, poi in Europa. Gli anni Settanta videro la crescita di gruppi militanti come il Gay Liberation Front e il Gay Activists Alliance, che portarono le istanze della comunità nello spazio pubblico.
Negli anni ’80, l’emergenza AIDS colpì duramente. L’assenza di risposte istituzionali generò una seconda ondata di lotta, con collettivi come ACT UP e Queer Nation, che unirono protesta, arte e provocazione per far sentire la propria voce.
L’inizio del nuovo millennio ha portato con sé una maggiore visibilità mediatica e legale. In molti Paesi sono state approvate leggi sulle unioni civili e il matrimonio egualitario, mentre personaggi pubblici, attori e sportivi hanno fatto coming out contribuendo a normalizzare l’identità LGBTQ+. Il Pride Month si è trasformato in un evento globale, capace di unire celebrazione e attivismo, storia e intrattenimento, inclusione e orgoglio. Ma il cammino non è finito.
Oggi il Pride non è solo un ricordo delle battaglie del passato: è un’occasione per reclamare spazio, per educare, per celebrare la libertà di essere sé stessi. È anche un momento per parlare di intersezionalità: le esperienze LGBTQ+ si intrecciano con quelle di razza, classe, genere e abilismo. In un’epoca in cui nuovi venti reazionari soffiano in molte parti del mondo, il Pride resta una forma di resistenza. Un messaggio visibile, colorato, potente.
Oggi più che mai, il Pride vive anche nella cultura pop. Serie TV, film, musica e social media hanno contribuito a diffondere linguaggi e storie queer. Titoli come Heartstopper, Pose, RuPaul’s Drag Race o Call Me by Your Name non sono solo prodotti d’intrattenimento, ma strumenti di racconto e riconoscimento. Il Pride Month è diventato così anche uno spazio culturale, dove arte e attivismo si fondono, aprendo nuovi immaginari.
Il Pride è memoria, lotta e futuro. Non si limita al mese di giugno: vive nelle storie quotidiane, nelle parole che cambiano le cose, nei corpi che si mostrano, nelle famiglie che si formano fuori dalle regole. Ricordare da dove veniamo serve a capire dove vogliamo andare: verso un mondo più giusto, più aperto, più umano.
A cura di Jessica Mirabello