01 Sep, 2025 - 09:40

Fenomeno migratorio e Scuola Estiva Arpinate: intervista al prof. Paolo De Nardis

Fenomeno migratorio e Scuola Estiva Arpinate: intervista al prof. Paolo De Nardis

È giunta alla tredicesima edizione la Scuola estiva arpinate, un’iniziativa promossa dal prof. Enrico Ferri, professore di Filosofia del Diritto all’Unicusano, Il tema della prossima edizione che si terrà ad Arpino, nel Palazzo Boncompagni, dal 4 al 7 settembre, è “Migrantes. Le migrazioni nella storia e nel mondo contemporaneo”. All’iniziativa partecipano studiosi di varie università italiane, da Palermo a Pisa, da Padova a Catanzaro e vari enti di ricerca come il Centro Migrare dell’Università di Palermo diretto dal prof. Aldo Schiavello e l’Istituto di Studi Politici San Pio V che sostiene quest’edizione della SEA con l’Unicusano e l’Università di Catanzaro.

L’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, fondato a Roma nel 1971, è un ente di ricerca riconosciuto dal Ministero dell’Università, attivo nello studio dei fenomeni politici, sociali, economici e culturali contemporanei. Presieduto dal prof. Paolo De Nardis, con il prof. Giuseppe Acocella come Consigliere delegato alla Ricerca, l’Istituto promuove il sapere critico e la formazione di giovani studiosi attraverso borse di studio, convegni, premi e pubblicazioni. La sua attività si articola anche attraverso tre osservatori tematici: l’OSMED, dedicato alle dinamiche del Mediterraneo e delle migrazioni; l’OSLE, focalizzato sui temi della legalità, dell’etica pubblica e delle istituzioni; e l’OSCIT, Osservatorio sulla città globale, che analizza le trasformazioni urbane, le disuguaglianze e i processi di globalizzazione. 

Abbiamo rivolto alcune domande al Presidente dell’Istituto San Pio V, il professor Paolo De Nardis, professore emerito alla Sapienza, sul tema delle Migrazioni che sarà discusso anche nella prossima edizione della SEA.

D) Prof De Nardis, l’Istituto che presiede ha un osservatorio tematico che si occupa delle emigrazioni, ma è pure tra i principali partner e finanziatori del Dossier Statistico Immigrazione, edito annualmente dall’IDOS. Perché considerate questa tematica così importante?

R) Il fenomeno migratorio, assieme a quello delle disuguaglianze e dei conflitti sociali, rappresenta oggi in Occidente la tematica sociologica per eccellenza. Non è un caso che esso sia alla base di tutte le agende governative dei paesi europei e degli USA, per questi motivi è necessario dare risposte adeguate sul piano normativo.

Ovviamente tali risposte non possono essere formulate senza un’accurata disamina sociologica del fenomeno, improntata a un’analisi approfondita e al rigore metodologico. Quella migratoria è una fenomenologia apparentemente poco dinamica, ma i dati ci dicono come il fenomeno cambi di anno in anno e diventi sempre più complesso e articolato. Un fenomeno che reclama uno studio attento e costante, senza soluzioni di continuità, soprattutto a partire dalle categorie teoriche con cui occorre spiegarlo. A tal fine appare inadeguata la vecchia teoria sociologica che si ispirava al funzionalismo classico di marca nordamericana.

D) Nel presentare l’edizione 2024 del Dossier statistico Immigrazione, al Don Orione a Roma, Lei ha definito l’attuale contesto dell’immigrazione “drammatico”. Quali sono a suo avviso le principali problematiche irrisolte in tema di migrazione?

R) Il contesto migratorio nel nostro paese è “drammatico” proprio per i motivi di cui sopra: anzitutto perché è in continuo movimento a fronte di una normativa già tardiva all’epoca in cui nacque, perciò non più adeguata e addirittura obsoleta. Tale fenomeno è tutto inscritto nel paradigma di una tragedia umana e sociale che non può essere risolta in modo autoritario secondo le più spicciole e volgari modalità xenofobiche, con le quali non di rado ci dobbiamo confrontare. Ancor meno appaiono adeguate proposte meramente securitarie; occorre invece una corretta analisi di quelle situazioni che sono all’origine delle nuove conflittualità sociali, difficilmente indagabili con le vecchie categorie di integrazione, ordine e controllo sociale che denunciano a volte una triviale e obsoleta ideologia funzionalistica della sicurezza. 

D) Nell’edizione 2024 del Dossier Statistico Immigrazione leggiamo a pag. 95 che attualmente in Italia ci sono 5.307.598 residenti stranieri, ma pure che “in meno di 15 anni, il numero degli italiani iscritti all’AIRE è passato da 4 milioni nel 2010 a 6.134.100 oggi”. Questi dati smentiscono un diffuso luogo comune: in realtà sono più gli italiani all’estero che gli stranieri in Italia. Quali sono a suo avviso i luoghi comuni più fuorvianti in tema di emigrazione?

R) In questo caso l’importanza dei numeri è fondamentale. Ma per quanto riguarda i luoghi comuni a proposito dei fenomeni migratori in Italia il primo è senz’altro quello della sicurezza di ci si parlava prima. Si tende sovente a dare un’immagine antropologica del migrante potenzialmente deviante, restio quindi ad adeguare la propria condotta alle norme nazionali e pertanto elemento di disturbo per la quieta ed armoniosa convivenza civile, soprattutto nelle comunità urbane.

In genere i fenomeni di conflittualità urbana soprattutto nelle periferie sono l’effetto di una ben precisa politica cittadina, determinata da peculiari policy urbane. Spesso nella miopia della gentrificazione, pensando di trasformare quartieri popolari in zone residenziali, e nella mitologia della smart city le classi meno abbienti sono state sospinte nelle periferie al di là dei raccordi e delle tangenziali, vere e proprie novelle mura della “nuova” città. In queste nuove periferie l’elemento locale sovente si viene a scontrare, anche nelle sue componenti di microcriminalità urbana, con l’elemento migrante dando luogo a vere e proprie guerre tra poveri. In questi contesti la rabbia sociale non viene più a essere veicolata dalla presenza di organizzazioni politiche e sociali strutturate nel territorio e capaci di governare il fenomeno e promuovere un mutamento sociale costruttivo.

D) L’emigrazione/immigrazione è spesso affrontata in una logica emergenziale. Cosa è necessario fare a suo avviso, a livello legislativo e sociale, per uscire da una prospettiva oggettivamente riduttiva?

R) Per uscire dalla logica riduttivistica dell’ “emergenza” e del “navigare a vista”, occorrerebbe che osservatori permanenti, riconosciuti pubblicamente per la loro funzione consultiva “vincolante” ai fini dalla costruzione di politiche specifiche, come l’ Idos e il nostro Istituto [ San Pio V], non vengano più considerati come organizzazioni utili solo a redigere rapporti e a fare ricerche, che nel migliore dei casi restano solo nella storia dell’indagine empirica in Italia, se non finiscono nei cassetti delle scrivanie di politici e amministratori. Una seria analisi del fenomeno migratorio dovrebbe costituire la solida base conoscitiva per agire politicamente in modo adeguato e per un nuovo modello critico di policy analysis. Quest’ ultimo dovrebbe essere in sintonia con l’attuale momento storico, ma allo stesso tempo flessibile, con la capacità di essere trasformato di volta in volta a seconda delle nuove esigenze che si presentino.

 
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