05 Sep, 2025 - 12:33

Immigrazione, mal vista o vista male? La lectio inaugurale di Luca Di Sciullo apre la XIII SEA

Immigrazione, mal vista o vista male? La lectio inaugurale di Luca Di Sciullo apre la XIII SEA

Arpino ospita dal 4 al 7 settembre 2025 la XIII edizione della Scuola Estiva Arpinate (SEA), promossa dall’Unicusano, dall’Istituto di Studi Politici S. Pio V e dall’Università Magna Graecia di Catanzaro, dedicata quest’anno al tema Migrantes. Le migrazioni nella storia e nel mondo contemporaneo. Una cornice di studio interdisciplinare – tra storia, diritto, politica, filosofia – che ha trovato nella lectio magistralis di Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, il momento inaugurale dei lavori della prima giornata.

La lectio inaugurale del presidente Di Sciullo (IDOS)

 

Nella lectio magistrale “Immigrazione, mal vista o vista male?” Luca Di Sciullo ha proposto una lettura critica di cinquant’anni di politiche e narrazioni migratorie in Italia. Il punto di avvio della riflessione è stato il passaggio del Paese dalla sua originaria vocazione emigratoria a una sempre più immigratoria, passaggio che il relatore colloca a metà degli anni Settanta. Da qui, una periodizzazione in due fasi degli ultimi cinquant’anni che consente di leggere, nel lungo periodo, l’intreccio tra dinamiche demografiche, assetti normativi, rappresentazioni pubbliche e politiche immigratorie.

 

L’analisi ha illustrato e rivelato il divario che esiste tra realtà e percezione del fenomeno migratorio. I dati richiamati mostrano infatti equilibrio nei numeri recenti degli stranieri residenti e, in parallelo, la crescita degli italiani all’estero. A fronte della realtà statistica, si è affermato però un immaginario polarizzato, fino all’affermazione della retorica della “sostituzione etnica”, indice di paure sedimentate e risultato di comunicazioni distorsive.

 

Sul piano normativo, Di Sciullo ha ripercorso le principali tappe legislative: dalla prima regolarizzazione degli anni Ottanta e la legge del 1986, alla legge Martelli, fino al Testo unico del 1998, per arrivare alle misure emergenziali e securitarie dei decenni successivi. La critica di fondo riguarda la lente dell’emergenza adottata dalla politica e di riflesso dalle norme: un approccio che, anziché assumere l’immigrazione come fenomeno strutturale, la tratta come problema transitorio, attirando le politiche migratorie nella gravitazione dei “pacchetti sicurezza”.

Per spiegare la persistenza di questo sguardo deformante, Di Sciullo ha parlato di “patologie della visione”: di una forma di miopia (la fissazione sull’emergenza, che impedisce di vedere la continuità dei processi); di una forma di presbiopia (l’incapacità di mettere a fuoco l’integrazione di chi vive in Italia da decenni); e, da ultimo, dell’astigmatismo dei decisori politici (cioè la sovrapposizione sfuocata di stereotipi all’individualità delle persone coinvolte nei fenomeni migratori).

 

Queste distorsioni, suggerisce il relatore, rinviano a meccanismi profondi: il capro espiatorio di cui scrive René Girard e, forse, quella “torsione del conflitto sociale” (Luigi Ferrajoli) che ridireziona paure e tensioni interne verso lo straniero. Da queste premesse nasce l’appello del Presidente IDOS: abbandonare l’ottica emergenziale, investire in politiche di integrazione e di coesione sociale, e riconoscere l’immigrazione come fenomeno strutturale delle nostre società.

 

Le voci del pomeriggio: diritto, istituzioni, religioni

 

La sessione pomeridiana ha proseguito il confronto, articolandolo in tre traiettorie complementari – filosofico-sociale, giuridica e storico-religiosa – grazie agli interventi di Luigi Mariano Guzzo, Alessandro Martini e Angelo Iacovella.

 

Il magistero di Papa Francesco e lo ius migrandi nella lettura di Luigi Mariano Guzzo

 

Luigi Mariano Guzzo ha esplorato la centralità della migrazione nel magistero di Papa Francesco, letta come critica dell’ordine sociale e come sollecitazione a ripensare le strutture e le garanzie delle comunità politiche contemporanee. Richiamando il Codice di diritto canonico (nella versione latina e in quella orientale) e casi noti di tensione tra prerogative e diritti, il relatore ha evidenziato il rilievo di una progressiva apertura interna al mondo cattolico verso le istanze giusnaturalistiche che collegano dignità e diritti fondamentali. In questo quadro, si è sottolineato come il migrante sia stato interpretato, nel contesto del magistero di Papa Francesco, anche come “corpo di Cristo”: un’accusa vivente all’ingiustizia e un appello a estendere la cittadinanza.

 

Muovendo dall’art. 13, comma 1, della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, Guzzo ha proposto una lettura dello ius migrandi come diritto universale, mettendo in dialogo la proposta di una “Costituzione della Terra” di Ferrajoli con la fratellanza universale promossa da Francesco. Nella relazione di Guzzo emerge come la migrazione interroghi il concetto di sovranità, smascheri l’eguaglianza (solo formale) che gli ordinamenti riescono (talora) ad assicurare, e possa risvegliare o rideclinare la solidarietà come principio ordinatore.

 

Diritti e giurisprudenza: l’analisi di Alessandro Martini

 

Successivamente, in una relazione più incentrata sull’analisi del diritto positivo, Alessandro Martini ha distinto la posizione dello straniero regolare – titolare di un ventaglio più ampio di diritti – da quella degli stranieri “irregolari”, comunque protetti nei diritti fondamentali. Spostando il focus sul diritto di famiglia, ha ricostruito casi in cui il nulla osta ex art. 116 c.c., previsto per lo straniero che voglia contrarre matrimonio in Italia, è stato negato arbitrariamente dagli Stati d’origine; in simili circostanze, il giudice italiano ha potuto disapplicare il diniego se ritenuto discriminatorio. Più in generale, sul tema, è stata ricordata la sentenza n. 245/2011 della Corte costituzionale, che ha escluso la possibilità di subordinare il diritto al matrimonio alla regolarità del soggiorno.

 

Il relatore ha toccato poi unioni civili e convivenze di fatto, riportando casi esemplari (Napoli, Firenze, ecc.) in cui la giurisprudenza ha chiarito che l’iscrizione anagrafica – una prima forma di riconoscimento giuridico delle coppie, anche straniere – è un adempimento meramente ricognitivo e che la realtà della convivenza può essere accertata a prescindere dal permesso di soggiorno. Il diritto di famiglia appare così come un possibile laboratorio in cui si ridefiniscono diritti e garanzie degli stranieri, tra le esigenze di controllo manifestate dal legislatore e le correzioni giurisprudenziali progressivamente affinate dalle corti.

 

Islam e migrazione: la riflessione di Angelo Iacovella

 

Angelo Iacovella, da ultimo, ha affrontato il rapporto tra islam e migrazione intrecciando esperienze personali, riflessioni di teologia musulmana e spunti di storia religiosa. Al centro, l’Egira del 622 – la partenza di Maometto dalla Mecca verso Medina – è stata interpretata come atto fondativo capace di trasformare gruppi frammentati nella Ummah, la comunità dei credenti. La migrazione assume così un duplice valore, teologico e politico: si presenta come elemento di rottura simbolica, come esperienza di rischio e, quindi, come passaggio verso un nuovo ordine.

 

Giunto a Medina, il profeta non fu più soltanto un esule, ma divenne arbitro tra le tribù. Un noto hadith (racconto) ricorda che il valore della migrazione dipende dalle intenzioni: chi emigra per Dio compie un atto spirituale, chi lo fa per interesse personale compie un atto privato. Una visione che rovescia la prospettiva occidentale, centrata sulle condizioni dell’individuo, e sottolinea la dimensione comunitaria e religiosa dell’esperienza.

 

Il richiamo finale alla narrativa contemporanea – in particolare al romanzo di Amara Lakhous, Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio – ha riportato la riflessione all’Italia di oggi, dove le tensioni della società multiculturale si accompagnano alla possibilità di costruire nuove forme di convivenza e coesione.

 

Accanto al dibattito accademico, la SEA 2025 ha proposto un programma ampio: con eventi serali e visite al patrimonio storico-artistico, dall’acropoli di Arpino all’abbazia di Casamari.

 

La prima giornata ha messo a fuoco nodi teorici e pratiche istituzionali, offrendo strumenti critici per superare le lenti deformanti dell’emergenza e della paura. La lectio di Luca Di Sciullo ha proposto una prospettiva disancorata dai pregiudizi che condizionano l’opinione pubblica e ha indicato un possibile lessico alternativo – integrazione, coesione, diritti – mentre gli interventi di Guzzo, Martini e Iacovella hanno progressivamente allargato il campo dell’analisi, passando dall’etica sociale alla tutela giuridica concreta, dagli immaginari religiosi a quelli culturali. È in questo dialogo tra prospettive che la SEA prova a far avanzare la comprensione del fenomeno migratorio, restituendone la complessità.

 

 

Francesco Cirillo

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