Parlare di pensione significa entrare in un terreno che tocca direttamente la vita di milioni di italiani, ma non sempre con la trasparenza che ci si aspetta.
Molti non sanno infatti che sull’assegno mensile può pesare una trattenuta chiamata “quota sindacale”, una sorta di prelievo automatico che spesso passa inosservato. Si tratta di un contributo apparentemente minimo che, se sommato per anni, può trasformarsi in cifre consistenti.
A questo punto la domanda sorge spontanea: come si genera la trattenuta sindacale? Qual è l’effettivo costo per un pensionato medio? E soprattutto, con quali modalità si può revocare per evitare di pagare in silenzio per decenni?
La trattenuta nasce quasi sempre al momento della domanda di pensione presentata tramite un Caf. In quella fase, al futuro pensionato viene chiesta la firma di una delega sindacale. Con quel gesto, che molti compiono senza soffermarsi troppo sulle conseguenze, si concede al sindacato sia la rappresentanza sia l’autorizzazione a prelevare ogni mese una percentuale dell’assegno.
Da quel momento l’Inps diventa l’intermediario: trattiene la quota stabilita e la versa direttamente al sindacato indicato. Il tutto senza limiti di tempo. In assenza di una revoca esplicita, il meccanismo continua a funzionare all’infinito.
La poca consapevolezza dei pensionati deriva anche dal fatto che il cedolino non arriva più in formato cartaceo a casa, come avveniva in passato. Oggi è consultabile solo online sul portale dell’Inps. Una barriera digitale che, di fatto, impedisce a migliaia di persone anziane di accorgersi di piccoli importi sottratti mese dopo mese.
Il contributo sindacale applicato alla pensione non è uguale per tutti, ma segue percentuali precise stabilite dall’Inps:
Per rendere l’idea, su una pensione di 800 euro la trattenuta corrisponde a circa 4 euro mensili. Se l’assegno è di 1.500 euro, il contributo sale a circa 6 euro ogni mese. Con una pensione più elevata, ad esempio 2.500 euro, la somma destinata al sindacato raggiunge circa 9 euro al mese.
Moltiplicando questi valori per dodici mensilità e per un arco temporale di dieci o vent’anni, si comprende come un prelievo apparentemente minimo finisca per trasformarsi in centinaia, se non migliaia di euro.
Il primo passo è verificare se nel proprio cedolino compare la voce “trattenuta sindacale”. Per farlo è sufficiente accedere al portale Inps con credenziali Spid, Cie o Cns e scaricare il prospetto di una qualsiasi mensilità. Se si trova un importo negativo sotto quella voce, significa che la delega è attiva.
Per annullarla, l’Inps ha predisposto il servizio online “Gestione deleghe sindacali su trattamenti pensionistici”. All’interno si può selezionare la funzione “Revoca Delega esistente” e completare la procedura.
La revoca non è però immediata. Entra in vigore solo in quattro momenti dell’anno:
Ciò significa che, a seconda del periodo in cui si invia la richiesta, il pensionato potrebbe dover attendere anche diversi mesi prima di vedere scomparire la voce di trattenuta dal cedolino.
Se la trattenuta sindacale può sembrare superflua, è anche vero che in molti casi comporta vantaggi pratici. Chi resta iscritto a un sindacato, infatti, può usufruire di servizi offerti dai Caf a condizioni agevolate. Tra questi rientrano la compilazione del modello 730, la gestione di pratiche fiscali o la predisposizione dell’F24 per il pagamento dell’Imu.
Per questo motivo alcuni pensionati preferiscono mantenere attiva la delega: il costo annuo della trattenuta viene ampiamente ripagato dal risparmio ottenuto sui servizi fiscali. Tuttavia, la scelta resta personale e dipende dal reale utilizzo di tali agevolazioni.
Oltre alla trattenuta sindacale, il cedolino riporta tutte le voci che incidono sull’importo netto percepito ogni mese. Controllarlo regolarmente non è solo utile per scoprire eventuali contributi non desiderati, ma anche per monitorare l’andamento delle ritenute fiscali e delle addizionali regionali o comunali.
In un contesto in cui l’Inps non invia più documenti cartacei, sviluppare l’abitudine di consultare online il proprio profilo diventa fondamentale per evitare sorprese. Una semplice verifica può tradursi in centinaia di euro risparmiati nel lungo periodo.