08 Sep, 2025 - 14:50

È tempo di bilanci, quanto potrebbe pesare il riarmo sulla manovra?

È tempo di bilanci, quanto potrebbe pesare il riarmo sulla manovra?

Non sarà necessaria una manovra correttiva anche se le spese della difesa peseranno. Questo è quanto assicurato dal ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, in merito ai conti pubblici italiani nel corso del Forum The European House–Ambrosetti di Cernobbio. In sintesi, gli effetti del riarmo cominciano a farsi sentire, ma non avranno un impatto tale da compromettere la tenuta dell’economia italiana. Secondo il titolare del MEF, la crescita rimane infatti in linea con le stime già formulate e non ci sarà dunque bisogno di adottare misure restrittive all’interno della Legge di Bilancio.

Per ora si conosce ancora poco della manovra e, come lo stesso Giorgetti ha ricordato, sarebbe prematuro e quasi assurdo ipotizzare a settembre le misure che entreranno in vigore nel 2026. Sarà necessario attendere l’evoluzione della situazione economica del Paese e del contesto internazionale per individuare gli interventi più opportuni. Molti, però, si chiedono se sia già possibile intravedere alcune linee guida della prossima Legge di Bilancio.

Al centro della manovra dovrebbero esserci misure riguardanti l’Irpef, il regime forfettario, l’Ires e la nuova rottamazione quinquies, oltre a un intervento sulla tassazione dei buoni pasto. Torna anche il tema della cosiddetta “pace fiscale” e di agevolazioni rivolte a determinati settori produttivi. Come sempre, la legge dovrà essere licenziata entro il 31 dicembre e i prossimi mesi si annunciano impegnativi per il MEF e per il governo Meloni. Per ora, tuttavia, non sembrano profilarsi grandi sacrifici per i cittadini.

Cosa ha detto Giorgetti sulla manovra?

Quest’anno non sarà necessaria alcuna manovra correttiva. Lo ha ribadito il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo in collegamento con il Forum di Cernobbio. Secondo il ministro, la prossima Legge di Bilancio non imporrà sacrifici agli italiani, perché il governo è riuscito a “stringere la cinghia” soprattutto su alcune misure varate dai precedenti esecutivi, che hanno inciso pesantemente sui conti pubblici. In particolare, Giorgetti ha citato il superbonus edilizio e il Reddito di cittadinanza come esempi di provvedimenti che hanno lasciato eredità onerose da gestire.

Va ricordato che lo scorso anno la manovra fu al centro di forti polemiche politiche, con l’opposizione che accusò l’esecutivo Meloni di aver operato tagli a scuola e sanità. Questa volta il MEF sembra voler evitare scontri frontali, presentando una manovra più equilibrata e attenta alla stabilità macroeconomica.

L'incognita riarmo: cosa succede?

Se da un lato le prospettive sembrano rassicuranti, dall’altro si affaccia un’incognita importante: l’aumento delle spese militari. La prosecuzione della guerra in Ucraina e le tensioni internazionali hanno spinto anche l’Italia a incrementare le risorse destinate alla difesa. È evidente che il riarmo avrà effetti sui conti pubblici, e questo elemento dovrà essere valutato con attenzione nei prossimi mesi.

Giorgetti ha espresso l’auspicio che l’impatto delle nuove spese non comprometta gli obiettivi di politica economica fissati dal governo. La pianificazione pluriennale, ha spiegato, è stata strutturata in modo da garantire margini sufficienti per assorbire i maggiori costi legati alla difesa. Nei prossimi mesi, con la definizione operativa dei programmi di investimento, si potrà avere maggiore chiarezza sulla loro sostenibilità e su come essi verranno integrati all’interno del bilancio statale.

Cosa sappiamo sulla manovra di bilancio

È ancora presto per parlare di un testo definitivo, ma alcune delle novità della Legge di Bilancio 2026 sono già oggetto di confronto politico. In primo piano vi è la riforma dell’Irpef, con la riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33% e l’estensione della soglia fino a 60.000 euro di reddito annuo. Le simulazioni evidenziano benefici crescenti con l’aumentare del reddito: un contribuente con 30.000 euro lordi risparmierebbe circa 40 euro l’anno, mentre il vantaggio salirebbe a 200 euro per un reddito di 45.000 euro e fino a 1.400 euro per chi guadagna 60.000 euro. Si tratta di un intervento che favorisce il ceto medio e medio-alto, ma che riduce sensibilmente la progressività del sistema fiscale.

Parallelamente, la Lega spinge per l’introduzione della rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali. La nuova misura dovrebbe prevedere piani di pagamento molto più diluiti, fino a 120 rate, e non determinare automaticamente la decadenza in caso di mancato pagamento di una singola rata. Per le cartelle superiori a 50.000 euro si ipotizza l’obbligo di versare un acconto iniziale del 5%, così da garantire subito entrate all’Erario. Non è esclusa, inoltre, l’introduzione di un saldo e stralcio per i debiti di minore entità, sebbene l’effettiva fattibilità dipenderà dalle risorse disponibili.

Sul fronte delle imprese, potrebbe diventare permanente l’Ires premiale introdotta in via sperimentale nel 2025. L’aliquota agevolata al 20%, invece del 24%, si applicherebbe alle società che reinvestono gli utili in attività produttive e in nuova occupazione, senza distribuirli ai soci. Un meccanismo che punta a rafforzare la patrimonializzazione delle imprese italiane e a incentivare gli investimenti.

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