10 Sep, 2025 - 07:00

La scuola non è nemmeno iniziata ma gli studenti sono già sul piede di guerra: ecco perchè

La scuola non è nemmeno iniziata ma gli studenti sono già sul piede di guerra: ecco perchè

Nuovo anno, vecchi disagi. L’inizio dell’anno scolastico 2025/2026 si prospetta particolarmente difficile per le famiglie italiane. Il cosiddetto “caro scuola” continua a gravare sul bilancio domestico: secondo i dati Adoc, il costo medio per il primo anno delle superiori supera i 685 euro, tra libri, kit e dizionari. Una cifra destinata a salire per chi frequenta licei classici o scientifici, dove i volumi richiesti e i materiali extra possono superare i 1.800 euro in cinque anni di scuola. I rincari non riguardano solo il cartaceo: anche tablet, strumenti tecnici e quaderni specializzati pesano sul portafoglio. Le famiglie, dunque, si trovano a dover pianificare acquisti, valutare materiali usati e cercare bonus o contributi locali per contenere la spesa.

Parallelamente al caro scuola, la riforma della maturità voluta dal ministro Giuseppe Valditara introduce nuove regole per gli studenti: l’orale si concentra su quattro materie, le commissioni passano da sette a cinque membri e il Pcto diventa Formazione scuola-lavoro. L’obiettivo dichiarato dal Ministro è valorizzare competenze e autonomia dello studente, ma molte delle novità incontrano critiche sul piano pratico e pedagogico.

Questa doppia pressione – economica e normativa – sta creando un clima di malcontento. Gli studenti segnalano preoccupazione per le nuove prove, l’innalzamento delle competenze richieste e il peso delle attività extrascolastiche, mentre le famiglie fanno i conti con spese sempre più ingenti. È in questo contesto che l’autunno 2025 rischia di diventare un periodo di mobilitazioni e proteste diffuse.

Caro scuola 2025: il peso dei libri, dei kit e dei dizionari

La voce principale del caro scuola rimane quella dei libri: il primo anno delle superiori costerà mediamente 552,69 euro solo per i testi. Gli aumenti sono legati all’adozione annuale di nuovi volumi, all’ampliamento dei moduli, al costo crescente della carta e alla richiesta di materiali digitali che non sempre permettono un risparmio. Ai libri si aggiungono i kit scolastici – zaini, astucci, quaderni e strumenti tecnici – che mediamente ammontano a 132,30 euro, senza contare accessori opzionali o dispositivi elettronici.

Per i licei classici, poi, il dizionario di greco o latino può costare fino a 100 euro, rappresentando un investimento necessario ma pesante. La combinazione di questi fattori rende l’inizio dell’anno un vero “salasso” per le famiglie, con poche vie d’uscita se non il ricorso a libri usati o bonus regionali.

Le riforme Valditara

Il ministro Valditara ha introdotto modifiche significative a partire dalla maturità 2026. L’orale sarà più snello, con quattro materie e un’attenzione alla valutazione complessiva dello studente, comprese attività sportive e culturali. Le commissioni, ridotte a cinque membri, mirano a generare risparmi e a garantire formazione specifica ai docenti commissari. 

La trasformazione dei Pcto in Formazione scuola-lavoro evidenzia il legame tra istruzione e mondo del lavoro. Tuttavia, molte di queste novità hanno suscitato dubbi tra studenti e associazioni: la maggiore pressione sulle competenze e il cambiamento degli strumenti di valutazione alimentano incertezza e preoccupazione, soprattutto in un contesto già segnato dai rincari del caro scuola.

Perché sarà un autunno di proteste

Le nuove regole e il caro scuola creano sono state ampiamente contestate. Le realtà studentesche hanno già annunciato mobilitazioni nel corso dell'estate. Secondo diversi sindacati e collettivi, le riforme mirino a plasmare la scuola secondo obiettivi governativi, riducendo lo spazio per il pensiero critico e la partecipazione. In questo scenario, gli studenti si preparano a far sentire la propria voce, organizzando scioperi, manifestazioni e iniziative di sensibilizzazione.

La data del 14 novembre è indicata dal sindacato Unione degli Studenti come punto di partenza di una mobilitazione nazionale, con l’obiettivo di mettere pressione sul governo Meloni e sul ministro Valditara per ottenere ascolto e modifiche concrete.

A questo si sommano anche gli effetti della manovra di bilancio approvata alla fine dello scorso anno che ha prodotto tagli all'istruzione. Gli studenti, inoltre, sono scesi in piazza anche per questioni non strettamente legate al mondo dell'istruzione: basti pensare alle proteste contro il dl Sicurezza o alle mobilitazioni contro la guerra.

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