Nessuno ci ha visti partire, la nuova serie messicana in arrivo su Netflix, racconta la terribile storia vera del rapimento di due bambini da parte del padre negli anni '60.
Una narrazione potente che getta luce su una forma di violenza insidiosa, oggi finalmente riconosciuta dalla legge, ma ancora dolorosamente attuale.
Scopri perché è imperdibile.
Il 15 ottobre Netflix accende i riflettori su una delle pagine più complesse e dolorose della storia familiare messicana con il debutto di "Nessuno ci ha visti partire".
Diretta dall'acclamata regista argentina Lucía Puenzo, la serie in cinque parti, con protagonisti Tessa Ia ed Emiliano Zurita, non è una semplice finzione, ma l'adattamento dell'omonimo libro autobiografico di Tamara Trottner.
Racconta una storia vera, quella di un rapimento genitoriale che si è protratto per due anni attraverso tre continenti, e lo fa esplorando le devastanti conseguenze della violenza vicaria: l'atto di usare i figli come arma per ferire il partner.
La serie, ambientata nel Messico conservatore degli anni '60, ricostruisce una vicenda che ha segnato per sempre la vita dell'autrice. "È ispirato alla mia vita", ha spiegato Tamara Trottner durante la première. "È nato quando ho capito che dovevo raccontare questa storia. È il mio memoir di quando avevo cinque anni e mio padre rapì me e mio fratello per vendicarsi di mia madre".
L'obiettivo della serie non è demonizzare i personaggi, ma esplorare le loro imperfezioni e le motivazioni contorte che li hanno spinti ad agire.
La storia inizia con un patto tra due patriarchi, Samuel (interpretato da Juan Manuel Bernal) e Moishe (Flavio Medina), che decidono di unire le loro famiglie facendo sposare i rispettivi figli, Leo (Zurita) e Valeria (Ia), senza curarsi dei loro veri sentimenti.
Quando il vero amore irrompe nella vita di Valeria, mandando in frantumi il matrimonio combinato, Leo, ferito e spinto dal padre Samuel, mette in atto una vendetta terribile: porta via i loro due figli.
Sebbene la vicenda sia ambientata più di sessant'anni fa, la sua risonanza è incredibilmente attuale. La violenza vicaria è una forma di abuso psicologico che solo di recente ha trovato un riconoscimento legale in Messico e in altre parti del mondo. La serie, quindi, non è solo un dramma storico, ma un potente strumento di sensibilizzazione.
"La storia è ambientata negli anni '60 ed è ancora molto attuale oggi", ha commentato Juan Manuel Bernal. "Siamo abbastanza fortunati da avere ora la legge vicaria. Questa è una serie orgogliosamente messicana".
L'attore ha poi riflettuto sulla responsabilità degli adulti verso i più piccoli, un tema centrale della serie: "Mi rimane una domanda: dove sono i bambini del mondo? Noi adulti siamo responsabili dei bambini e dobbiamo prenderci cura di loro perché sono il futuro dell'umanità".
Il progetto di Tamara Trottner è nato da un bisogno viscerale di comprendere. Dopo aver ritrovato suo padre, che non vedeva dall'età di sette anni, gli chiese perché avesse osato portarli via.
"Mi ha raccontato la sua verità, che era preziosa e vera quanto quella di mia madre", ha rivelato. "Ho deciso di scrivere un romanzo che avrebbe raccontato gli eventi e lasciato che fossero le persone a decidere".
Questa dualità di prospettive è ciò che rende "Nessuno ci ha visti partire" una narrazione così avvincente. Non offre risposte semplici, ma costringe lo spettatore a confrontarsi con il dolore, il rancore e le complesse dinamiche familiari che possono trasformare l'amore in un'arma di distruzione.
Girata in sei mesi tra Città del Messico, Sudafrica, Italia e Parigi, la serie promette di essere un viaggio emotivo intenso, un dramma di alta qualità produttiva che ci fa comprendere l'impatto indelebile che le scelte degli adulti hanno sulla vita dei bambini.