16 Oct, 2025 - 11:57

Neve alle Azzorre, in uscita domani su Netflix la seconda stagione: qual è la vera storia di Rabo de Peixe

Neve alle Azzorre, in uscita domani su Netflix la seconda stagione: qual è la vera storia di Rabo de Peixe

Nel giugno del 2001, un evento tanto incredibile quanto devastante cambiò per sempre il destino di Rabo de Peixe, un modesto villaggio di pescatori sull'isola di São Miguel, nell'arcipelago portoghese delle Azzorre.

Non fu uno tsunami a colpire la costa, ma un'onda anomala di un bianco accecante: centinaia di chilogrammi di cocaina purissima, che si riversarono sulle sue spiagge e nel suo porto.

Questa è la storia vera, ben più cruda della finzione, che ha ispirato la serie di successo di Netflix, un racconto che intreccia il caso, l'ingenuità e una tragedia sociale dalle conseguenze profonde e durature.

Nel frattempo guarda il trailer della seconda stagione, in uscita domani su Netflix, grazie a MovieDigger:

La vera storia di Rabo de Peixe

Tutto ebbe inizio quando una violenta tempesta atlantica sorprese un'imbarcazione partita dal Venezuela.

Al timone c'era Antonio Quinzi, un narcotrafficante siciliano noto come "O Italiano". La sua barca era carica di tonnellate di cocaina destinata al mercato europeo, specificamente a Palma di Maiorca.

Messo alle strette dalla furia del mare, Quinzi tentò una manovra disperata: nascose parte del suo prezioso e illegale carico in una grotta lungo la costa frastagliata e ancorò il resto sul fondale marino, utilizzando reti e pesi improvvisati. Ma la forza dell'oceano si rivelò implacabile.

Le cime si spezzarono e le balle impermeabili contenenti la droga iniziarono a galleggiare, trasportate dalla corrente direttamente verso la riva di Rabo de Peixe.

Per gli abitanti del villaggio, una comunità umile e isolata la cui vita ruotava attorno alla pesca, quei pacchi bianchi compatti rappresentarono un mistero. In un mondo lontano dalle dinamiche del narcotraffico internazionale, la polvere bianca contenuta all'interno fu scambiata per qualcosa di familiare e innocuo.

Alcuni pensarono fosse zucchero a velo, altri farina per friggere il pesce. L'incredulità si trasformò presto in un'euforia surreale e pericolosa.

La cocaina, una sostanza sconosciuta ai più, venne utilizzata nei modi più assurdi: per zuccherare il caffè, per impanare il pescato del giorno, e persino, in un gesto che oggi appare emblematico della totale inconsapevolezza, per tracciare le linee del campo da calcio locale.

Le conseguenze fatali di tale ingenuità

Le conseguenze di questa fatale ingenuità non tardarono a manifestarsi. Il piccolo presidio sanitario del villaggio fu travolto da un'ondata di overdose. Persone che non avevano mai avuto a che fare con sostanze stupefacenti si ritrovarono in preda a gravi crisi sanitarie.

La cocaina, con una purezza stimata superiore all'80%, era molto più potente di quella che solitamente si trova sul mercato nero, rendendola letale anche in piccole dosi per i consumatori inesperti.

Le autorità, allertate da quella che divenne una vera e propria emergenza di salute pubblica, intervennero rapidamente, sequestrando la droga trovata nelle dispense e nelle case degli abitanti.

Che fine ha fatto Antonio Quinzi

La figura di Antonio Quinzi aggiunge un ulteriore strato di leggenda alla vicenda. Arrestato, collaborò parzialmente con la polizia per recuperare una parte del carico nascosto, ma il sospetto che non avesse mai rivelato l'ubicazione di tutta la merce è rimasto vivo per anni, alimentando voci su tesori nascosti.

La sua storia culminò in una fuga rocambolesca dal carcere di Ponta Delgada: secondo i racconti, scavalcò un muro, salutò le guardie e si allontanò in motocicletta, prima di essere nuovamente catturato e condannato.

Ma mentre la vicenda giudiziaria seguiva il suo corso, la vera condanna si era già abbattuta su Rabo de Peixe. L'ondata bianca aveva lasciato una scia di dipendenza che avrebbe afflitto la comunità per generazioni.

Chi era riuscito a nascondere e rivendere una parte del carico si arricchì rapidamente, creando nuove e profonde disparità sociali.

Molti altri, invece, caddero in una spirale di tossicodipendenza da cui non sarebbero più usciti. La situazione fu aggravata dalla mancanza di strutture e di esperienza da parte delle autorità locali nel gestire una crisi di dipendenza di massa di tale portata.

A oltre vent'anni da quei fatti, Rabo de Peixe porta ancora le cicatrici di quel giorno

Si stima che una porzione significativa della sua popolazione, che oggi conta poco meno di novemila abitanti, lotti ancora con problemi legati alla droga.

La storia del 2001 non è solo un aneddoto bizzarro, ma una drammatica testimonianza di come un singolo evento possa segnare in modo indelebile il tessuto sociale di un'intera comunità, trasformando un colpo di sfortuna in mare in una maledizione durata decenni. 

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