La crescente tensione tra Stati Uniti, Colombia e Venezuela segna l'inizio di un conflitto geopolitico che riflette una nuova forma di imperialismo. Donald Trump, impegnato in una lotta contro il narcotraffico e le influenze rivali in Sudamerica, ha intensificato le sue azioni militari e politiche, mettendo sotto pressione Caracas e Bogotá. La regione diventa così il teatro di una guerra non convenzionale, fatta di sanzioni, conflitti economici e interventi militari.
Negli ultimi mesi, è scoppiata una nuova ondata di tensioni che coinvolge progressivamente i paesi del Sudamerica. Gli Stati Uniti, guidati dal presidente Donald Trump, impongono una crescente pressione su Venezuela e Colombia.
A fine agosto, Trump ha schierato le navi da guerra al largo delle coste del Venezuela. Le forze statunitensi hanno condotto diversi attacchi contro le navi sospettate di traffico di droga. Nel frattempo, Trump ha anche confermato di aver autorizzato la CIA a condurre azioni segrete in Venezuela.
Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, è stato già accusato di essere a capo di un cartello della droga da Washington. Gli Stati Uniti hanno offerto 50 milioni di dollari per informazioni che portino all'arresto e alla condanna del presidente venezuelano per accuse di traffico di droga negli Stati Uniti.
Nonostante l’iniziale proposta di mediazione del presidente Maduro, le tensioni tra Washington e Caracas sono salite alle stelle, alimentate anche dai sospetti di un eventuale cambio di potere nel paese.
L’azione americana, formalmente giustificata come lotta al narcotraffico, si manifesta quindi attraverso aggressioni militari nel Mar dei Caraibi, compresi attacchi a imbarcazioni sospettate di traffici illegali, che hanno causato anche numerose vittime.
Le azioni militari dell'amministrazione americana hanno avuto ripercussioni anche nella regione.
Una delle voci più critiche nei confronti delle azioni statunitensi contro le navi è arrivata dal presidente colombiano, Gustavo Petro.
Trump e Petro hanno avuto uno scontro diretto negli ultimi mesi. Il presidente colombiano ha anche accusato gli Stati Uniti di aver ucciso un cittadino innocente durante uno degli attacchi nei Caraibi.
A settembre, gli Stati Uniti hanno revocato il visto di Petro. L’escalation tra i due leader non riguarda più solo il traffico di droga e le questioni legate all'immigrazione, ma anche nuove frizioni, come quelle finanziarie. Trump ha già annunciato che avrebbe posto fine ai sussidi statunitensi alla Colombia.
La strategia americana si è accompagnata a sospensioni degli aiuti finanziari e a dure accuse politiche, con Trump che ha definito il presidente colombiano un “leader del narcotraffico”. L’utilizzo di misure economiche punitive contro Bogotá sta alimentando una crisi diplomatica senza precedenti con la Colombia.
Il governo colombiano ha risposto richiamando l’ambasciatore e denunciando la volontà statunitense di destabilizzare la regione. Bogotá rivendica il diritto all’autodeterminazione e la giustizia internazionale.
La massiccia presenza militare americana nel Mar dei Caraibi, con navi da guerra e migliaia di marines schierati, si configura come un chiaro segnale di forza da parte di Washington e un tentativo di riaffermare l’egemonia americana nella regione.
Donald Trump, che si presenta come un pacificatore internazionale e rivendica i suoi successi diplomatici nel porre fine a “8 guerre in 8 mesi”, ora si trova di fronte a crescenti critiche.
Le dinamiche in Sudamerica si inseriscono in un contesto più ampio di rivalità geopolitica tra nuovi imperi per il controllo delle risorse, delle rotte commerciali e degli asset strategici di una regione sempre più in fermento.
L’escalation tra Washington, Bogotá e Caracas definisce dunque una guerra non convenzionale, fatta di sanzioni, guerre ibride e strategie economiche aggressive.
L’imperialismo Usa in Sudamerica nel 2025 si concretizza, con Washington che agisce soprattutto per contenere la crescente influenza di potenze rivali come la Cina, che negli ultimi anni ha intensificato i suoi investimenti e i suoi rapporti politici in America Latina.
Questa visione integra l’idea classica di imperialismo come dominio economico e politico con una moderna applicazione delle forze militari e della diplomazia coercitiva, contestualizzata nella rivalità globale Washington-Pechino e nel desiderio americano di mantenere il predominio nella regione del Sudamerica. Le tensioni in Colombia e Venezuela non sono dunque solo dispute locali ma tasselli di un più ampio scontro tra nuovi imperi in un’epoca di transizione geopolitica.