La speranza di una svolta diplomatica nel conflitto tra Russia e Ucraina si è infranta ancora una volta con la cancellazione dell'attesissimo incontro tra i presidenti Donald Trump e Vladimir Putin. Il vertice che avrebbe potuto rappresentare un passo decisivo verso la pace è stato accantonato, riflettendo la complessità e le profonde divisioni che continuano ad alimentare lo scontro. In un contesto internazionale segnato da tensioni e incertezze, la dinamica tra Mosca, Kiev e Washington rimane bloccata, con poche concrete prospettive di distensione all’orizzonte.
Saltato il secondo incontro annunciato tra il presidente americano, Donald Trump, e il suo omologo russo, Vladimir Putin.
Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, l'amministrazione statunitense si è posta come mediatore tra Mosca e Kiev. Il mondo ha assistito a numerose dichiarazioni e tentativi diplomatici volti a porre fine al conflitto tra Russia e Ucraina, iniziato con l'invasione russa su larga scala nel febbraio del 2022. Mentre la guerra si avvicina al quarto anno, gli impegni diplomatici non hanno portato ad una svolta decisiva per terminare il conflitto.
Trump e Putin si sono incontrati il 15 agosto 2025 ad Anchorage, in Alaska. Il vertice ha avuto una grande risonanza non solo per aver unito i leader di due potenze mondiali ma anche nella speranza di vedere un spiraglio di pace.
Dopo una recente telefonata a ottobre, Trump ha annunciato l'intenzione di incontrare nuovamente Putin. I preparativi di un nuovo incontro nella capitale ungherese, Budapest, sono iniziati immediatamente.
Dopo l'annuncio di un cessate il fuoco a Gaza, gli occhi erano rivolti all'Ucraina, sperando che questo vento potesse portare anche ad una svolta per un accordo tra Mosca e Kiev. Tuttavia, quest'incontro è stato ufficialmente annullato, segnando un altro episodio di stallo nella complessa dinamica del conflitto.
La decisione di sospendere il vertice è stata motivata dallo stesso Trump, che ha dichiarato pubblicamente di non voler "perdere tempo" con un incontro che potrebbe non portare a risultati concreti.
I media occidentali mainstream attribuiscono la responsabilità del rinvio alla Russia, sostenendo che Mosca si rifiuta di accettare un cessate il fuoco immediato. La Russia vede un cessate il fuoco che non tenga conto di determinate condizioni come destinato a essere solo temporaneo e inefficace, una posizione che differenzia Kiev e Mosca. Questa posizione avrebbe complicato i negoziati e portato Donald Trump a definire l’incontro come potenzialmente “una perdita di tempo”, preferendo non dedicare energie a una trattativa destinata a fallire.
La Russia, però, chiede da tempo che si eliminino quelle che definisce le "cause profonde" della guerra in Ucraina. Mosca rivendica il controllo su regioni ucraine come il Donbass e sostiene che il crescente allineamento di Kiev con l’Europa e il desiderio di aderire alla NATO rappresentano una minaccia esistenziale per la propria sicurezza nazionale.
Putin ha anche messo in dubbio la legittimità del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sollecitando nuove elezioni in Ucraina. Ha inoltre preteso che l’Ucraina non aderisca alla NATO, considerando questa una condizione non negoziabile per la pace.
Una lettura più attenta e critica della situazione indicherebbe che la realtà sia più complessa. Dietro le quinte, oltre ad altri disaccordi persistenti, gli Stati Uniti non sarebbero disposti ad accettare una condizione imprescindibile per porre fine alla guerra: lo stop all’allargamento della NATO verso i confini orientali.
Il mancato incontro tra Trump e Putin è quindi il sintomo di uno stallo più profondo. Le condizioni per la pace travalicano una semplice tregua e richiederebbero compromessi ben più significativi. La narrazione russa sulle "cause profonde" evidenzia un aspetto reale e centrale del conflitto, cioè lo scontro geopolitico tra NATO e Russia, ma questa lettura deve essere considerata nel contesto più ampio di un conflitto complesso con interessi contrapposti e visioni molto divergenti sulla sovranità e sicurezza regionale.